by Editore | 26 Marzo 2011 7:35
BRUXELLES— Ora la guerra diplomatica, fra alleati, è quasi accanita come quella vera, condotta dagli stessi alleati contro Gheddafi. Unica certezza di oggi sul fronte della Libia: la Nato sta per assumere il comando delle operazioni militari. Lo terrà per 90 giorni o più, e tutti ne sembrano contenti: Usa, Turchia, Italia, Gran Bretagna in testa. Tutti i Paesi, meno uno. La Francia, che sembrava rassegnata, torna alla carica: annuncia «una nuova iniziativa franco-britannica» per mostrare, dice il presidente Nicolas Sarkozy, «che la soluzione non può essere solo militare, ma dovrà essere forzatamente politica e diplomatica» . La proposta verrà portata martedì a Londra, all’incontro fra i ministri degli esteri della coalizione anti Gheddafi che formalizzerà il passaggio di consegne e il nuovo ruolo della Nato: quest’ultima, ripete a ogni piè sospinto il capo dell’Eliseo, non sarà mai esclusa; ma è chiaro che dietro il suo discorso riappare quella «cabina di regia» politica che dovrebbe coinvolgere anche i Paesi extra-Nato, cioè gli alleati arabi. E ridurre l’Alleanza atlantica a un mero ruolo esecutivo. Se ne discuterà a Londra, appunto: «Ma anche noi abbiamo le nostre proposte» , mette le mani avanti l’Italia. E non è tutto. Nel lanciare la sua iniziativa, Sarkozy spera di «associare la Germania» : il Paese che più di tutti è stato finora alla finestra, il più neutralista (anche se i suoi militari inquadrati nella Nato parteciperanno alle prossime operazioni). «Soluzione diplomatica» può voler dire anche riconciliazione fra il regime di Tripoli e i ribelli? Nessuna indicazione ufficiale, ma si può immaginare che l’Eliseo si candidi proprio al ruolo di mediatore, e che conti di avere Berlino al suo fianco. Altro potenziale sgarbo nei confronti degli alleati, visto che nessun ha affidato a nessun altro il compito di mediare in Libia, e che altri — a cominciare dall’Italia— potrebbero svolgere lo stesso ruolo. Ad aumentare la confusione, giungono infine poche parole dal Pentagono di Washington; il comando delle operazioni sarà passato alla Nato «quando saranno pronte le sue strutture» . Tutto questo avviene nella giornata in cui, a Bruxelles, il vertice dei capi di Stato e di governo della Ue si compatta intorno al monito: «Gheddafi deve farsi da parte, immediatamente» . E intorno alla decisione di rafforzare le sanzioni sulle esportazioni libiche di petrolio e gas naturale. Si progetta anche una missione umanitaria Ue per il Nord Africa, protetta da forze militari. Tutte le pedine sembrano dunque scivolare verso la propria casella. Meno, appunto, quella più importante: l’accordo sul «coordinamento politico» . Questo non impedisce alla Nato di andare avanti nei suoi preparativi per il passaggio delle consegne. Oggi e domani, il comando militare limerà gli ultimi dettagli. Domani sera, i l Consiglio Nord-Atlantico che raccoglie gli ambasciatori dei 28 Paesi dell’Alleanza darà il suo nulla osta politico. A quel punto la missione sarà operativa, e martedì a Londra sarà «battezzata» al più alto livello. Avrà il suo quartier generale a Napoli, risponderà a un generale canadese. La Nato vigilerà con i suoi aerei sulla «no-fly zone» . Ma forse potrà anche colpire («è un’ipotesi che stiamo considerando» ) truppe e mezzi militari a terra, ciò che oggi fa soprattutto la Francia. Non sarà un caso se ieri il premier turco Tayyip Erdogan ha commentato: «Trovo positivo che la Francia cominci a essere ai margini, soprattutto in Libia» .
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