Il rimorchiatore seguito dai radar

by Editore | 22 Marzo 2011 8:24

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L’incubo della Marina si chiama ipotesi “Renegade”. È lo scenario di fronte a cui nessun militare vorrebbe mai trovarsi, quello che offre solo alternative drammatiche. Ma è uno scenario preso in considerazione dall’intelligence italiana che segue il sequestro del rimorchiatore “Asso 22”. In parole povere, è il sospetto che i libici possano aver deciso di usare la nave italiana come arma per compiere attacchi in stile 11 settembre. Obiettivi di un attacco del genere potrebbero essere le installazioni petrolifere dell’Eni oppure un’altra nave, magari fra quelle italiane che incrociano al largo della Libia. L’arma sarebbe eventualmente una forte carica di esplosivo: non si può escludere che i libici lo abbiano caricato mentre rifornivano il mezzo navale. Ma lo strumento fondamentale sarebbe la presenza dell’equipaggio: undici marinai, di cui otto italiani, che potrebbero diventare scudi umani. Una presenza che di fatto costringerebbe le forze della coalizione – magari proprio quelle italiane – ad aprire il fuoco su connazionali per evitare l’attacco. Ovviamente non ci sono indicazioni che confermino quest’ipotesi: trasformare l’Asso 22 in una bomba d’alto mare è solo una scelta possibile per i libici. Negli uffici dell’intelligence sono sicuri solo di un fatto, ed è una buona notizia: il rimorchiatore non è in mano a un gruppo di sbandati pronti a tutto per approfittare della situazione confusa. Nessuna richiesta di riscatto è stata avanzata, aggiunge la compagnia Augusta. Insomma, sembra sicuro che a bordo ci siano funzionari libici. Questo fa sperare in bene, perché al momento niente fa pensare che Tripoli sia pronta a rappresaglie selvagge, come conferma il fatto che le altre navi italiane sono state “pacificamente” invitate a lasciare le acque libiche. L’Asso 22 per il momento naviga a nord di Tripoli, facendo rotta verso ovest. La Marina militare lo segue con i radar, ma non può prevedere quale sarà  la sua destinazione, dopo che domenica la presenza del pattugliatore “comandante Borsini” ha dissuaso i sequestratori dal fare rotta verso una piattaforma petrolifera italiana. E se il ministro La Russa aveva detto «siamo pronti a usare ogni mezzo per evacuare l’equipaggio», alla Marina precisano che i mezzi in campo non sono adeguati per un blitz sul rimorchiatore: servirebbero forze speciali, i militari del reggimento San Marco a bordo della portaerei Garibaldi «non hanno l’addestramento specifico per questo genere di impegno», dice un portavoce.

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