by Editore | 28 Marzo 2011 6:45
BERLINO – Isolati nella Ue e nella Nato, esposti a forti critiche e ostilità di Francia e Gran Bretagna, e da ieri sera tramortiti dallo schiaffo elettorale, Angela Merkel e Guido Westerwelle non respingono ma neanche accolgono la proposta di piano comune di Franco Frattini. Oggi ci sarà un consulto telefonico tra i due ministri, alla vigilia del vertice di Londra. Intanto i portavoce del vice cancelliere dicono «la Germania conduce colloqui con tutti i partner internazionali sui nuovi passi della crisi libica». Far rientrare la Germania nel gioco diplomatico sul caso Tripoli non è facile. Tanto più considerato, da ieri sera, il peso decisivo della batosta politica interna del centrodestra. «Conduciamo colloqui con tutti i partner internazionali». Una frase sibillina, che apre la porta a ogni piano, proposta, ipotesi, ma permette di fermarsi a ogni momento. Di più, nel clima nervosissimo del giorno elettorale, le fonti del centrodestra non dicevano. Sabato c’è già stata una serie di contatti tra i direttori degli Affari politici dei ministeri degli Esteri europei. Ma anche da parte italiana si precisava anche ieri sera che la Farnesina conduce colloqui con tutti, incluse Londra e Parigi. Ipotesi di azione bilaterale italotedesca sembrano dunque tramontare. Un governo tedesco più indebolito che mai esita a schierarsi, soprattutto sembra voler evitare a ogni costo di assumere posizioni che possano aggravare i suoi rapporti già compromessi con la Francia e il Regno Unito. E forse è incerto anche su un’ipotesi di iniziativa bilaterale che lo faccia apparire apertamente e del tutto fianco a fianco con Berlusconi. La cautela della Merkel e di Westerwelle puniti dagli elettori, in ogni caso, sembra in parte cogliere di sorpresa la Farnesina. «Confermiamo che abbiamo iniziato a discutere con i tedeschi sul dopo Gheddafi», ha detto a Repubblica il portavoce del ministero degli Esteri, Maurizio Massari, e spiega: «Non esiste ancora un piano definito. Ma abbiamo riscontrato una grande convergenza sui principi generali», e «siamo d’accordo con loro, la questione deve essere discussa a Londra con il più ampio coinvolgimento dei paesi interessati, per garantire la massima unità d’intenti tra i paesi partner impegnati in Libia». I contatti, appunto, ci sono stati tra i direttori degli affari politici dei ministeri, sabato, quindi proprio alla vigilia della domenica elettorale nera della Merkel e di Westerwelle. E oggi, alla vigilia di Londra, Frattini e Westerwelle si parleranno al telefono. Angela Merkel, indebolita dalle elezioni, sembra da un lato sperare in ogni occasione di rientrare in gioco, e dall’altro appare timorosa di ogni passo che possa farla apparire in contrapposizione all’asse francobritannico. Quando, con i successi della coalizione, si tornerà alla diplomazia e si porrà il problema d’un dopo-Gheddafi e d’un esilio del dittatore, dicono fonti diplomatiche, tutti si aspettano e auspicano che la Germania col suo pragmatismo torni in campo. Ma finora – fin dai consulti sulla Libia in sede G8, in cui frenava con Mosca – è esitante. Ieri fonti tedesche si sono preoccupate di notare che Berlino, come fu col no a Mubarak in ospedale qui, è riluttante ad accogliere dittatori. Ed è prossima una visita di Westerwelle in Cina.
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