Il 6 aprile la resa dei conti in Generali

by Editore | 29 Marzo 2011 6:35

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MILANO – Generali convoca il consiglio straordinario il 6 aprile. In una lunga giornata, iniziata con la risposta alla Consob sul dossier Ppf Holding, il presidente del Leone Cesare Geronzi ha accolto le istanze di una minoranza qualificata di consiglieri – sembra fossero 8 – e accettato un rapido confronto consiliare sui temi che hanno logorato i rapporti nel cda: deleghe alla comunicazione del presidente, il caso Bollorè (vicepresidente che non ha votato il bilancio 2010), lettera Isvap del 21 marzo (una risposta in quattro pagine alla prima di novembre sui temi governance e rapporti con la ceca Ppf, e che contiene un invito a moderare i toni), rapporti con la Consob. I consiglieri insoddisfatti della situazione – i tre indipendenti Paola Sapienza, Carlo Carraro, Cesare Calari, poi Diego Della Valle, Lorenzo Pellicioli, Petr Kellner, Angelo Miglietta, Reinfried Pohl – erano pronti a formalizzare la richiesta di convocazione in giornata. Geronzi ha salvato la forma e appena ricevute le prime email di richiesta (sembra di Della Valle e di Carraro, ma ne servivano almeno sei, in base allo statuto) ha mosso d’anticipo e scelto di trasformare l’esecutivo del 6 aprile in cda. Così facendo, ha anche “arrotondato” l’agenda della riunione: nell’odg delle convocazioni, già  partite, non c’è infatti la voce “spese della presidenza”, che pure era tra le richieste. Difficile capire oggi se tra otto giorni avrà  effettivamente luogo il chiarimento agognato sulle cose triestine; se dal fronte Geronzi-Bolloré giungono toni distensivi, lo stato d’animo di parte del cda e dell’ad Giovanni Perissinotto è ben poco disteso. E sembra che il manager mediti ancora di portare al prossimo cda l’ipotesi di un esposto alla Consob contro chi ha diffuso documenti e dichiarazioni turbative per il titolo. La sensazione comune è che le relazioni al vertice siano da rifondare: gli “scontenti” puntano a togliere tutte le deleghe residue al presidente, ma non è chiaro se lui accetterà , e in caso negativo si profila un’altra rottura, che potrebbe essere definitiva. Sempre ieri la compagnia triestina ha dato ampie informazioni, su richiesta Consob, sull’alleanza con Kellner in Ppf Holding, che aveva fatto astenere Bolloré sui conti e fatto ventilare al suo sodale Tarak Ben Ammar un falso in bilancio, per la mancata iscrizione di un debito a fronte della put vantata sul 49% di Kellner nella holding, al 2014. «L’opzione non è rappresentata come debito in bilancio perché non ci sono obblighi di acquisto incondizionati», riporta la nota triestina. Anche perché la joint venture, in alternativa, potrebbe essere quotata, o il pacchetto dell’imprenditore ceco ceduto in asta a un terzo. Generali ha poi escluso di aver prestato garanzie a favore di Kellner, che pure ha ottenuto fidi bancari per importi simili al valore dell’opzione (il minimo è 2,5 miliardi). «No issue», hanno commentato gli investitori a Londra. Apprezzando, anzi, il fatto che Generali non abbia riconosciuto un premio di maggioranza a Kellner, e criticando la rivelazione di segreti aziendali per quello che viene considerato un contratto d’oro, dato che la holding in tre anni ha triplicato i profitti a 350 milioni. Sembra che in Consob, dove l’hanno illustrata il responsabile del bilancio e degli affari societari di Generali, la nota sia ritenuta esaustiva. Il titolo è salito dello 0,46%.

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