I precari si mobilitano in Rete “Siamo stanchi, ad aprile in piazza”
Riprendersi il futuro. Ora, perché “la vita non aspetta”. E qui, in Italia, perché “questo paese non ci somiglia, ma non abbiamo nessuna intenzione di abbandonarlo”. Aumentano le adesioni a “Il nostro tempo è adesso” , la mobilitazione lanciata in rete da un gruppo di giovani italiani. Precari ma agguerriti. Stanchi ma decisi ad agire per cambiare lo status quo. Con una svolta generazionale che cancelli rendite, raccomandazioni, clientele. Dalla convivenza incivile a una nuova Italia. L’appuntamento è in piazza, nelle città italiane, il 9 aprile.
L’appello. Le parole de ‘Il nostro tempo è adesso viaggiano e si diffondono in Rete. E grazie al web crescono, attirando sempre più consensi. “Questo grido è un appello a tutti a scendere in piazza: a chi ha lavori precari o sottopagati, a chi non riesce a pagare l’affitto, a chi è stanco di chiedere soldi ai genitori, a chi chiede un mutuo e non glielo danno, a chi il lavoro non lo trova e a chi passa da uno stage all’altro”. E ancora: “alle studentesse e agli studenti che hanno scosso l’Italia, a chi studia e a chi non lo può fare, a tutti coloro che la precarietà non la vivono in prima persona e a quelli che la ‘paganò ai loro figli”.
“Questo governo distrugge il futuro”. E le adesioni sono numerose. Le ultime, in ordine di tempo, sono quelle degli studenti dell’Unione degli Universitari e della Rete degli studenti. Che scrivono: “Non siamo più disposti ad aspettare, a delegare ad altri il nostro presente, a berci ancora una volta la storiella del futuro che prima o poi arriverà , quel lontano futuro in cui finalmente sarà il nostro momento”. Poi l’individuazione delle cause. Tutte politiche: “Questo governo sta distruggendo il nostro presente e il nostro futuro. Distrugge scuole e università con tagli indiscriminati e riforme scellerate, dequalifica il lavoro condannandoci a una dipendenza a vita dalle nostre famiglie, a dover vivere con l’angoscia di un contratto che scade e una borsa di studio che non ci viene più data”.
Un paese nell’ombra. Poi i numeri. Quelli dell’economia, indicatori che descrivono il presente dei ragazzi italiani in modo spietato. Diciannove, come la percentuale di laureati italiani nella fascia d’età dai 20 ai 30 anni. In Europa la media è del quaranta. Ventinove, la percentuale di giovani tra i 14 e i 24 anni che ha lasciato gli studi. 827, gli euro in busta paga di un neolaureato. Due anni fa erano più di mille e cento. Un paese grigio, nell’ombra. Dove la precarietà si fa vita, “assenza quotidiana di diritti”. E studio, casa, reddito, salute diventano parole sempre più lontane dal quotidiano.
Le adesioni. Alla manifestazione del 9 aprile hanno aderito già tante parti della società civile. Tra le associazioni: Articolo 21, Prossima Italia, Valigia Blu, Pugliamo l’Italia, Errori di Stampa, Popolo Viola, Reset Italia, European Alternatives. Poi i Lavoratori Phonomedia in lotta di Catanzaro, Donne di Classe, Arte della Resistenza. Tra i personaggi della cultura e dello spettacolo: Silvia Avallone, Valerio Mastandrea, Jasmine Trinca, Dario Vergassola, Ascanio Celestini, Luciano Gallino, Giulia Innocenzi, Michele Serra e Margherita Hack. In cantiere anche incontri e iniziative preparatorie. Come quella di stasera a Roma. Per fare il punto della situazione e mettere a punto i dettagli per il nove aprile.
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