I pacifisti provano a rialzare la testa. Strada attacca Napolitano, ieri sit in della sinistra radicale

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IL QUALE domenica ha usato tutto il peso della sua carica per diffondere un messaggio: “Non siamo in guerra, ma all’interno di un’azione dell’Onu”. Alla serata organizzata da Emergency per presentare il nuovo mensile E ci sono almeno 1600 persone. Catturate, ipnotizzate da Strada che ribadisce il suo no addirittura filosofico alla guerra, e che mette insieme la tragedia giapponese e la guerra libica. È il primo momento di raccordo di un movimento pacifista esitante, assente, addormentato nel momento dell’inizio dei raid aerei sulla Libia, ma anche diviso dalle ragioni dell’intervento umanitario e della rivoluzione libica. All’Ambra Jovinelli ci sono don Luigi Ciotti, Erri De Luca, Maurizio Landini della Fiom, Fiorella Mannoia, Vauro. Ma anche Ezio Mauro, che in totale controcanto, ribadisce che “si deve andare incontro al bisogno di libertà  del popolo libico”. Dichiarava ieri Vauro: “Lì c’è una vera e propria guerra civile. In altri paesi del Nord Africa la libertà  se l’è presa la popolazione. Intervento umanitario? Guarda caso si fa sempre dove ci sono delle risorse petrolifere”. E poi denuncia il “grottesco” della politica italiana. Di certo la violenza degli attacchi e lo spettacolo di confusione e di indecisione offerto dalla coalizione aiutano i pacifisti a venire allo scoperto. E ieri a Roma c’è stato il primo presidio, a Piazza Navona, organizzato dalla Federazione della Sinistra. “Napolitano ha detto delle cose imperdonabili”, fa eco a Strada Alfio Nicotra, responsabile Pace di Rifondazione. Ma per la verità  è un raduno per pochi intimi.
“LE GRANDI manifestazioni non hanno prodotto nulla: e forse è anche per questo che ora non ce ne sono”. Fiducioso Paolo Ferrero: “Quando sarà  chiaro che questo intervento non solo non risolve i problemi umanitari, ma li crea, la mobilitazione ci sarà ”. Poi, rispetto alla evidente pochezza della reazione pacifista spiega: “È come col Kosovo, con molta parte della sinistra schierata per l’intervento”. In effetti, il Pd è “in prima linea nel fronte interventista”, come ironizza qualcuno, nonostante le prime crepe (“dubbi” ci sono tra i cattolici e la sinistra del partito è su altre posizioni), Vendola si è espresso con chiarezza contro la guerra solo domenica, l’Idv èsulla linea del “ni”. Per il no alla guerra senza se e senza ma restano i pacifisti di sempre: Arci e Fiom, che giovedì faranno una prima riunione di coordinamento. Ieri, intanto, a Milano, in piazza San Babila, circa 150 militanti si sono ritrovati sotto le insegne di Prc-Fds, Sinistra ecologia e libertà , Sinistra critica, oltre a quelle dell’Arci e di Emergency.
E POI, ci sono i cattolici di base, Pax Christi, la Tavola per la pace. Il tentativo è quello di “girare” sulle ragioni della pace il corteo già  previsto per sabato a Roma (partenza alle 14 e 30 da piazza Esedra) per l’acqua pubblica e contro il nucleare. Peccato, però, che nessuna richiesta ufficiale sia arrivata agli organizzatori, il comitato Referendario per l’Acqua bene comune. “Va bene manifestare per vari temi, ma nessuno ci metta il cappello”.


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