by Sergio Segio | 23 Marzo 2011 11:51
“Il governo italiano dedica più energia a incolpare i migranti e i Rom dei problemi che attanagliano l’Italia di quanto non faccia per fermare gli attacchi violenti contro di loro. Le recenti dichiarazioni allarmiste del governo su un’invasione di ‘proporzioni bibliche’[1] dal nord Africa sono solo l’ultimo esempio di una retorica irresponsabile[2]. I funzionari italiani dovrebbero invece proteggere i migranti e i Rom dalle aggressioni” – ha spiegato Judith Sunderland, ricercatrice di Human Rights Watch.
“Dal 2008 – sostiene Human Rights Watch – il governo Berlusconi, in coalizione con la Lega Nord, un partito apertamente contro l’immigrazione, ha adottato diversi decreti di ‘emergenza’ per spianare la strada a misure forti contro l’immigrazione senza documenti e i Rom, ed ha inoltre approvato una legge che rende l’ingresso e il soggiorno in Italia senza documenti un reato punibile. I rappresentanti di diversi schieramenti politici hanno messo in atto una continua retorica anti-immigrati e anti-rom” – spiega l’organizzazione per la tutela dei diritti umani”.
Il rapporto nasce da una ricerca condotta in Italia lo scorso anno: comprende decine di interviste di vittime di violenza, magistrati e funzionari di governo, documentando casi di violenza a sfondo razzista e xenofoba contro immigrati, italiani di discendenza straniera, Rom e Sinti avvenuti negli ultimi anni, nonché l’inefficace e debole risposta dello Stato a tali crimini. Human Rights Watch nel capitolo dedicato all’Italia[3] del suo rapporto “Rapporto 2011[4]” presentato nei mesi scorsi aveva già denunciato[5] che in Italia “la violenza razzista e xenofoba e un discorso politico ostile rimangono un problema urgente”.
“Sono rari i casi in cui l’aggravante razzista – continua Human Rights Watch – viene contestata nelle azioni penali per violenze, e le autorità italiane tendono a sminuire la portata del problema e non condannano con la necessaria forza gli attacchi xenofobi”. Il rapporto sottolinea inoltre “l’inadeguata formazione delle Forze dell’ordine e del personale giudiziario e l’incompletezza della raccolta di dati”. Allo stesso tempo denuncia che “la retorica dei politici, le misure del Governo e la cronaca dei mass-media collegano gli immigrati e i Rom alla criminalità e contribuiscono ad alimentare un clima di intolleranza”.
In tutta Italia vi sono stati attacchi e violenze da parte di individui e bande contro immigrati, Rom e italiani di origine straniera, come le folle che hanno attaccato insediamenti Rom a Napoli nel maggio 2008[6], quelle che hanno aggredito i lavoratori stagionali immigrati dall’Africa a Rosarno[7], in Calabria, nel gennaio 2010, o come il gruppo di almeno 15 uomini che ha attaccato un bar bengalese a Roma[8] nel marzo 2010 – evidenzia il rapporto. “Le autorità hanno registrato 142 crimini imputabili a odio xenofobo nei primi nove mesi del 2009, ma in un periodo pressappoco uguale esaminando le notizie pubblicate sulla stampa una organizzazione italiana anti-razzista ha registrato 398 di questi crimini, fra cui 186 aggressioni fisiche, 18 delle quali hanno portato alla morte dell’aggredito”.
Tra i numerosi esempi di casi di attacchi individuali includono l’omicidio di Abdoul Guiebre[9], un italiano originario del Burkina Faso ucciso a sprangate in strada a Milano nel settembre 2008, dopo un piccolo furto in un bar; il brutale pestaggio di un uomo cinese mentre aspettava un autobus avvenuto a Roma nell’ottobre 2008, e l’attacco nel febbraio del 2009 subito da un cittadino indiano in una cittadina fuori Roma, in cui fu picchiato, cosparso di benzina e dato alle fiamme.
Human Rights Watch documenta anche i preoccupanti casi di maltrattamento contro i Rom da parte delle Forze dell’ordine, sia durante le operazioni di sfratto dei campi[10] che nelle stazioni della Polizia di Stato o dei Carabinieri.
La legge italiana prevede delle pene detentive più severe per reati aggravati della motivazione razziale, “ma questo strumento non si è ancora dimostrato all’altezza delle sue ambizioni” – afferma Human Rights Watch. La cosiddetta Legge Mancino[11] del 1993 è stata spesso interpretata dai pubblici ministeri e dai giudici come applicabile solo ai crimini unicamente motivati dall’odio razziale, lasciando che gravi crimini razzisti venissero perseguiti come se si trattasse di reati comuni. Il pubblico ministero del caso dell’uccisione di Abdoul Guiebre[12] lo ha istruito come un crimine ordinario, per esempio, nonostante gli insulti razzisti scagliatigli contro dai suoi aggressori durante l’attacco. Inoltre, la Legge Mancino non contempla affatto i crimini motivati dall’odio verso l’orientamento sessuale e l’identità di genere delle vittime.
La violenza estrema nel gennaio 2010 a Rosarno[13], in Calabria, sofferta dai lavoratori stagionali africani che si videro scatenati contro raid e sparatorie partite da macchine in corsa, in tre giorni di violenza di bande che causarono l’ospedalizzazione di almeno 11 migranti con gravi ferite, non ha portato a processi e condanne per crimini motivati dall’aggravante razzista. Solo tre italiani sono stati processati e condannati in connessione con questa violenza, durante la quale anche residenti locali e agenti di polizia hanno subito lesioni, alcune delle quali causate da immigrati durante la loro sommossa in protesta contro gli attacchi subiti dalle folle locali.
Rappresentanti delle autorità italiane hanno ridotto al minimo la dimensione razzista della violenza di Rosarno, in linea con una tendenza generale a chiamare “rari” i crimini a sfondo razzista. “Il Governo italiano non raccoglie o pubblica statistiche disaggregate su notizie di reato o di azioni penali intraprese su casi di violenza razzialmente motivati” – denuncia l’organizzazione. “Le autorità usano i numeri bassi di denunce e di azioni penali per sostenere che la violenza razzista è rara, ignorando l’impatto sui dati della reticenza a denunciarla e della mancanza delle autorità a identificarla correttamente”.
“Il Governo italiano vuole far credere che la violenza razzista non accada quasi mai” – ha aggiunto Sunderland. “Ma se sei un italiano appartenente a una minoranza etnica o Rom o un migrante, la verità è che essa è fin troppo comune. Riconoscere la portata del problema è una condizione necessaria per farvi fronte”. Una conseguenza della mancanza delle autorità nel riconoscere questi crimini d’odio discriminatorio come un problema significativo è che il personale delle forze dell’ordine e i pubblici ministeri non ricevono una formazione specializzata e sistematica per l’individuazione, l’indagine e il perseguimento della violenza razzista.
I Rom, oggi la minoranza più vilipesa in Italia, sono particolarmente a rischio di abusi e maltrattamenti durante gli sfratti dai loro insediamenti e qualora si trovino sotto la custodia di Poliziotti o Carabinieri, ha riscontrato Human Rights Watch. Vedendo che gravi accuse di maltrattamenti subiti da parte di personale delle Forze dell’ordine non vengono indagate, e che permane una virtuale impunità per le violenze scatenate da folle contro i loro campi, molti Rom hanno poca o punto fiducia nelle istituzioni pubbliche. “Molte persone, soprattutto immigrati privi di documenti e Rom, hanno semplicemente troppa paura di andare alla polizia”, ha detto Sunderland. “Il governo deve fare molto di più per incoraggiare la segnalazione dei reati e ricostruire la fiducia tra queste comunità particolarmente vulnerabili”.
Il rapporto di HRW contiene, infine, una serie di raccomandazioni al Governo italiano per rendere più efficace la risposta alla violenza razzista. L’associazione chiede che “la violenza razzista e xenofoba venga condannata fino al più alto livello, con coerenza, continuità e forza”. “Riformare il diritto penale per assicurare che la motivazione razziale possa essere contestata come aggravante anche in presenza di motivazioni miste” e di “espandere l’elenco delle caratteristiche protette ai fini di includere, come minimo, l’orientamento sessuale e l’identità di genere”. “Rendere obbligatoria la formazione del personale delle Forze dell’ordine e i pubblici ministeri per individuare, investigare e perseguire penalmente i crimini motivati, in tutto o in parte, da pregiudizi razziali, etnici, o xenofobi”. Ed, infine, impegnarsi a “pubblicare periodicamente statistiche esaustive sui crimini motivati dall’odio discriminatorio”. [GB]
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