Giustizia, lo stop del Quirinale sulla responsabilità  dei giudici

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ROMA – Non piace al Quirinale l’emendamento Pini sulla responsabilità  civile dei giudici. Sbagliato nel metodo, nel merito, nei tempi. Destinato solo ad alimentare un gratuito scontro con la magistratura. E sono giorni che, con un paziente lavorio nel segno della migliore moral suasion, il Colle cerca di far capire a Lega e Pdl che quel testo non solo non può passare così, ma forse sarebbe meglio addirittura metterlo da parte. Non è una ritirata, quella che viene garbatamente suggerita, ma un consiglio che tiene conto anche dello stato dei testi legislativi, visto che da un lato, in commissione Giustizia, c’è da tempo una pratica aperta proprio sulla responsabilità , e dall’altro sta per arrivare la riforma costituzionale Alfano che la contiene. Questo è il punto su cui il Quirinale insiste, non si può liquidare nella legge comunitaria, senza alcun dibattito, senza cercare, se non in extremis, la benché minima condivisione, una questione fondamentale, sentita non solo dai giudici ma anche dalla gente. Non solo, è in dubbio anche fino a che punto il nodo della responsabilità  non sia «estraneo per materia», come sostiene il finiano Nino Lo Presti, al resto del provvedimento. Si deve partire da qui per capire cos’è successo ieri tra Montecitorio e palazzo dei Marescialli, la sede del Csm. Alla Camera parte la doppia discussione generale sulla legge comunitaria, che contiene la norma sulla responsabilità , e quella sul processo breve, che ha in sé la prescrizione breve. Che il relatore Maurizio Paniz difende strenuamente perché «non è stata scritta per Berlusconi, visto che il processo Mills comunque non sarebbe arrivato a sentenza definitiva prima della sua estinzione naturale a febbraio 2012». Due ddl importanti, sul primo si vota in settimana, il secondo slitta alla prossima. La questione “calda” ora è la responsabilità . E la moral suasion del Colle pesa, tant’è che il leghista Gianluca Pini, “padre” dell’emendamento definitivo «punitivo e provocatorio» dall’Anm, non esclude una modifica. Due pidiellini come Manlio Contento e Francesco Paolo Sisto lavorano a cambiare il testo e ad attenuare la formula «violazione manifesta del diritto» che avrebbe dovuto sostituire quella «per dolo o colpa grave» integrandole entrambe. Il capogruppo Enrico Costa annuncia che si lavora «per arrivare a un buon testo che non mini l’indipendenza della magistratura». In realtà , la maggioranza sta cercando di tenere il punto giocando sulle parole. Ma le maglie del Quirinale sono molto strette, anche se il testo dovrà  poi andare al Senato. Ma non può essere sottovalutato, e siamo al secondo palazzo di questa storia e di questa giornata, quanto nel frattempo avviene al Csm. Dove, è fondamentale ricordarlo, nulla accade senza che il Quirinale ne sia al corrente, visto che il capo dello Stato è anche il presidente di quel Consiglio. Lì, autorizzato dal comitato di presidenza, ne fanno parte il vice presidente Michele Vietti e i due più alti magistrati in Italia, il primo presidente e il procuratore generale della Cassazione, è stato dato il via libera a discutere della responsabilità , giusto oggi, nella commissione per le Riforme, con l’ipotesi di tenere anche giovedì un plenum straordinario. I quattro laici del centrodestra (Zanon, Romano, Marini, Palumbo) sono saltati sulla sedia e hanno inviato un’inviperita lettera a Vietti per esprimere «radicale dissenso» sia per la convocazione ad horas via sms, sia per l’idea di dare un parere sull’emendamento Pini. E qui va registrata una secchissima replica di Vietti, che definisce il tema «tanto rilevante quanto urgente», e ribadisce il diritto del Consiglio «a esprimersi in queste circostanze, secondo una prassi conforme a quella finora costantemente seguita». Quanto alla settimana bianca invocata dai quattro laici, essa «non è una settimana di vacanza, ma l’astensione dall’attività  ordinaria per consentire il lavoro dei consiglieri nelle sedi di provenienza, tant’è che in passato è avvenuto abitualmente che essa sia stata dedicata a questioni di particolare urgenza o a questioni ordinarie arretrate». Sarà  il Csm oggi a mettere su carta quelle stesse perplessità  e quei dubbi che aleggiano al Quirinale. Con i quali la maggioranza deve fare i conti.


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