Giustizia, la riforma infiamma il Csm “Subito un parere”. Ma il Pdl fa muro

by Editore | 27 Marzo 2011 6:49

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ROMA – Non c’è ancora la riforma costituzionale Alfano, che secondo il procuratore aggiunto di Milano Francesco Greco farà  passare l’Italia «da Mani pulite a Mani libere», ma il Pdl si comporta come se già  fosse entrata in vigore. Tant’è che, dentro e fuori il Csm, tenta di imporre una drastica riduzione di competenze, spazi e funzioni per l’organo di autogoverno. Togati e laici di centrosinistra vogliono discutere subito, già  da martedì, sui progetti legislativi del centrodestra, riforma Alfano, prescrizione breve, responsabilità  civile “larga” per le toghe. E il Pdl, i laici dentro, gli altri come Gaetano Quagliariello fuori, solleva un vespaio, perché si copre dietro la futura riforma dove, dell’attuale Csm, resterà  un mero simulacro. Niente pareri sulle nuove leggi, né difesa dei colleghi, né delibere d’indirizzo. Solo burocratica amministrazione delle carriere. Proprio questo sostengono, nel Consiglio, il costituzionalista Nicolò Zanon e l’avvocato Bartolomeo Romano, ex collaboratore di Alfano in via Arenula. Parlano di un Csm che sogna di essere «una Terza Camera o un sindacato». Bollano come «follia» il dibattito di martedì nella commissione per le riforme presieduta da Vittorio Borraccetti (Md) sulla responsabilità  “larga”. Scrivono al vice presidente Michele Vietti per protestare. Un gioco d’anticipo, come sulla responsabilità , su cui però è in atto, in queste ore, un lavorio parlamentare per trovare una formula alternativa alla «manifesta violazione del diritto» in luogo del «dolo o colpa grave» per punire i magistrati. Serve una soluzione che, come dice il capogruppo in commissione Enrico Costa, «recepisca i richiami dell’Europa, ma sia di chiara interpretazione». Una modifica che sarà  presentata in aula già  domani. L’opposizione sostiene che la linea morbida deriva dall’assenza di copertura finanziaria, su cui martedì si pronuncia la Bilancio. Ma Costa sfida chi, come il centrista Roberto Rao e il finiano Nino Lo Presti, ha posto il nodo dei soldi: «Vogliono far risparmiare? Bene, presentino un emendamento per spostare il risarcimento dall’incolpevole Stato al soggetto che ha sbagliato». La prossima sarà  una settimana di fuoco. Prescrizione breve e responsabilità  “larga” in aula, decisione di Fini sul conflitto per Ruby. Alfano invita Pd e Udc al dialogo sulla giustizia, ma gli tornano indietro solo pietre. Il Pd Franceschini replica che non si può chiamare riforma «voler risolvere sempre i processi del premier». Il leader Udc Casini rimprovera il Guardasigilli di non aver rispettato i patti: «Aveva promesso che avrebbe cancellato le norme ad personam, invece si moltiplicano e soddisfano solo le ossessioni giudiziarie di Berlusconi». Il no di Casini è netto. In difesa di Alfano arriva mezzo Pdl (Paniz, Costa, Vitali). La speranza di ottenere i due terzi è un miraggio, il referendum la certezza. La prospettiva è che salti tutto. La via è bloccata, di certo il Pdl non arretra su una riforma giudicata «punitiva» dai magistrati, anzi incalza con le leggine ordinarie. Del futuro ddl costituzionale il pm Greco, protagonista di tante indagini su Berlusconi, dice secco: «Se il Parlamento deciderà  che non si deve più indagare sulla corruzione io dovrò disapprovare quella legge perché la Costituzione mi impone di farlo e perché andrei contro il diritto internazionale». Tra domani e martedì sarà  battaglia sulla responsabilità  “larga” e sulla prescrizione breve. La prima è difesa da Umberto Bossi, «i giudici non possono non pagare mai», la seconda dal relatore Paniz («È norma di civiltà »). Il voto su entrambi i ddl può cadere in settimana.

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