Gheddafi assedia Misurata “Massacro di civili, 100 morti”
tripoli – Nulla potrà risarcirlo del massacro che lo sta dissanguando in queste ore. Se una sola telecamera riuscisse ad entrare a Misurata nessuno avrebbe più dubbi. Riuscirebbe a riprendere i 100 morti e i 1300 feriti che in una settimana hanno inondato di sangue le strade e le piazze della città assediata. Il cameraman testimonierebbe i cecchini dell’esercito gheddafiano che dai tetti delle case sparano contro i due ospedali, contro medici e infermieri che provano a entrare o uscire. Un giornalista, un testimone esterno, riuscirebbe a vedere meglio in questa mefitica nebbia della guerra che intossica tutto. Potrebbe confermare la leggenda messa in giro dai ribelli secondo cui i gheddafiani avrebbero schierato perfino due mercenarie nere, africane. Oppure spiegherebbe invece che le due soldatesse catturate sono semplicemente due cittadine libiche del sud del paese, costrette o convinte dai loro ufficiali ad accanirsi sul popolo di Misurata a prescindere dal passaporto. Come se fosse meno grave. La storia dell’assedio è nota: da 15 giorni, dopo la progressiva riconquista gheddafiana di tutte le città della Tripolitania fino ai confini di Ajdabiya, in Cirenaica, l’ultimo grande, bastione rimasto ai ribelli è Misurata. È una città diversa dalle altre, la terza per numero di abitanti dopo Tripoli e Bengasi. La prima per commercianti, intellettuali, perfino operai: a Misurata c’è l’unica industria siderurgica della Libia, ci sono fabbriche di cemento, altre piccole industrie. Ma soprattutto c’è tanto commercio, scuole, una forte università . C’era un ceto politico che ha dato premier e ministri a Gheddafi e al paese, uomini raffinati e intelligenti, amici dell’Italia e dell’Europa. Visitammo Misurata una decina di anni fa; la “Balbia”, la strada costiera costruita da Italo Baldo e riasfaltata da Gheddafi, ormai la aggira a sud. La città sorge in una specie di “oasi” separata dal mare da una fascia di dune di sabbia, benedetta delle falde acquifere scoperte da Ardito Desio negli anni Trenta; anche questo ha aiutato a farne un giardino di civiltà libica in un paese aspro e acido come a volte sa essere la Libia. Da due settimane Misurata viene strangolata e martellata dai carri armati della 32esima brigata, quella guidata da Khamis Gheddafi (a proposito: deve essere morto per davvero, non è mai più ricomparso in tv da 4 giorni). Acqua e luce sono stati tagliati in quasi tutti i quartieri. La tecnica ormai non ha nulla più della guerriglia urbana, ma si avvicina alla devastazione dei centri urbani in stile Grozny. Razzi “katiuscia” da lontano, poi carri armati e mitragliatrici pesanti, contro i ribelli annidati nelle case. La battaglia di ieri per la prima volta ha visto impegnati direttamente i caccia dell’alleanza Onu. I francesi hanno abbattuto un jet libico “Galeb” che stava atterrando dopo aver provato a bombardare i ribelli. Il Galeb è un vecchio arnese jugoslavo degli anni Settanta, ma contro i ribelli qualsiasi cosa voli è strategica. I gheddafiani poi hanno provato a sbarcare al porto, per isolare del tutto la città . Ma nella zona del porto ci sono ancora 6.000 poveri lavoratori stranieri, egiziani, nigeriani, maliani, che avevano scelto proprio quella miserabile via di fuga e da tre settimane sono bloccati lì. L’attacco dal mare sarebbe stato respinto, e i ribelli dicono di aver ripreso il controllo del porto. Nelle prossime ore di sicuro verranno aiutati dai caccia alleati, ma per gli aerei è sempre più difficile bombardare i carri armati chiusi nelle strade di una città . Se non lo fanno, i cittadini di Misurata verranno strangolati; se lo fanno rischiano davvero di fare danni collaterali, fra gli stessi abitanti innocenti. Questo dei “danni collaterali”, dei civili uccisi, è il tentativo di propaganda su cui il regime prova a giocare vergognosamente le sue ultime carte. Ieri mattina alle 8 dei cameramen tv sono stati portati nella morgue di un ospedale. C’erano 18 corpi, qualcuno carbonizzato, tutti coperti da teli, nessuno identificabile. Nessuno ha potuto fare domande, vedere il luogo in cui i missili li avrebbero colpiti, vedere se i corpi magari avevano i segni di proiettili, erano morti in altri scontri. Stessa storia il pomeriggio, ai funerali di altri corpi sconosciuti, senza familiari, senza nomi o dettagli. Il fetore era poderoso, segno che quei corpi non erano stati uccisi nella notte, ma per il governo erano vittime degli “aerei dei crociati”, che ieri sera di nuovo condotto raid aerei su Tripoli. Non c’è ancora nessun indizio serio di “danni collaterali”, ma soprattutto non c’è nessun segnale di quello che Gheddafi dovrebbe fare per davvero: rispettare una tregua, smetterla di sparare sul suo popolo.
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