Generali alza il velo sugli impegni con Kellner

by Editore | 23 Marzo 2011 7:39

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MILANO – Si vanno delineando meglio i contorni dell’accordo tra Generali e il gruppo ceco Ppf, facente capo al finanziere Petr Kellner, alla base della clamorosa astensione di Vincent Bollorè dall’approvazione dei conti 2010. Ieri la compagnia di Trieste ha pubblicato la nota integrativa al bilancio nella quale è specificato che gli accordi «potrebbero comportare per la compagnia l’acquisto, nel luglio 2014, del 49% di Generali Ppf Holding con un conseguente potenziale esborso stimato a oggi tra 2,5 e 3 miliardi di euro». In altra parte della nota gli amministratori specificano che «non ricorrendone i presupposti tecnico contabili, la compagnia non ha effettuato alcuna appostazione di bilancio in conseguenza della possibilità  di acquisto nel luglio 2014 del 49% di Generali Ppf». E che l’eventuale esborso potrà  essere finanziato attraverso gli utili e le riserve di utili, ferma restando la possibilità  di ricorrere al mercato. Tuttavia non è detto che esborso vi sia poiché occorre che si verifichino di alcune condizioni al 2014. La posta, dunque, oggi non è trattata come un debito, come suggeriva Bollorè, ma alla stregua di un impegno così come è stato fatto nei bilanci precedenti, 2007, 2008 e 2009. Una modalità  che sia il management che il collegio sindacale hanno spiegato più volte al finanziere bretone senza successo. L’unico evento non previsto negli accordi con Kellner è quello che il finanziere ceco possa comprare il 51% in mano a Generali. Ma prima del 2014 la Generali Ppf Holding potrebbe essere quotata in Borsa oppure venduta a un terzo con obbligo di Kellner di seguire la vendita. D’altra parte a Kellner converrà  esercitare il diritto d’uscita se questo sarà  “in the money”, cioè se il valore della società  sarà  inferiore al valore della put. Al momento non è così, nel senso che il valore attribuito oggi alla joint venture è più o meno uguale a quello di quattro fa, stante una pesante crisi finanziaria nel mezzo. Inoltre se il contributo di Ppf Holding all’utile di Generali, oggi pari a circa 180 milioni (il 10% del totale), continuerà  a crescere diventerà  conveniente per il Leone di Trieste possederne il 100% con i relativi asset e utili. Bollorè aveva anche espresso parere negativo all’investimento nella banca russa Vtb, sempre proposto da Kellner, il quale è diventato per il management Generali l’ariete con cui sfondare nei mercati assicurativi dell’Est. Il prezzo è stato giudicato elevato ma l’investimento è limitato, 220 milioni, rispetto al totale di 430 miliardi del bilancio Generali e l’obiettivo sarebbe quello di aprirsi alcune porte sul mercato russo, l’unico che manca all’appello di Ppf. In precedenza Kellner aveva proposto a Generali di uscire da Ingosstrakh e di investire più pesantemente in Vtb, ma alcuni soci non si erano trovati concordi e l’operazione è stata accantonata. Resta ora da capire se e come si riuscirà  a ricomporre lo strappo di Bollorè nel cda del Leone, visto che nelle ultime votazioni il francese si è di fatto trovato isolato. L’unico appoggio gli è stato fornito in alcuni casi dal presidente Cesare Geronzi, a cui l’ad Giovanni Perissinotto ha chiesto formalmente di ripristinare il rispetto delle regole. Anche Paolo Scaroni, presidente dell’Eni, è rimasto fortemente indispettito dall’ultima uscita di Bollorè per non parlare dei consiglieri indipendenti che hanno formalmente chiesto una revisione della governance della comunicazione. Un chiarimento sembra necessario quanto prima.

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