Fmi e Ue contro le società  di rating

by Editore | 31 Marzo 2011 6:34

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ROMA – Agenzie di rating sotto accusa. La Ue «non condivide» l’ultimo, recentissimo declassamento della Grecia ad opera di Standard&Poor’s. Il Fondo monetario, in uno studio, sostiene che il taglio subito da Atene e quello del Portogallo, hanno avuto effetti di contagio nell’intera Eurolandia, manifestando il potenziale che hanno notizie del genere nell’accrescere l’instabilità  finanziaria. Non a caso, dopo la sforbiciata, i tassi sui bond portoghesi sono saliti sopra l’8%, per la prima volta da quando il paese è entrato nell’Eurozona. L’euro stesso è sotto quota 1,41 sul dollaro, perché pesa la riduzione dei rating di Atene e Lisbona, oltre al calo della fiducia di imprese e consumatori di Eurolandia, dopo 8 mesi di progressi. Al rischio-contagio, giudicandolo «non insignificante» accenna pure Lorenzo Bini-Smaghi, membro italiano della Bce. Al di là  dei rating, d’altra parte, la crisi del debito esiste davvero. La Grecia per esempio ha già  avuto il sostegno di Ue e Fmi e sta ora attuando un piano di rigore: anche per questo la Commissione contesta il giudizio di S&P, sostenendo che le tranche del prestito vengono erogate su «una valutazione migliore». Il Portogallo invece non ha per ora lanciato nessun Sos. Anzi, il premier dimissionario Socrates lo esclude. Ma Fitch, un’altra agenzia di rating, annuncia un nuovo downgrading se Lisbona non opterà  per l’ombrello europeo. Anche l’Irlanda, pure a suo tempo declassata, è stata sostenuta con 85 miliardi. Ora vuole rinegoziare gli aiuti perché le sue banche soffrono e giusto oggi si conosceranno i risultati degli stress test. Il ministro Bruton già  evoca la necessità  di capitali freschi; il premier Kelly punta a creare una «credibile struttura bancaria». Secondo notizie stampa la Bce potrebbe concedere una speciale linea di credito per aiutare le banche a ristrutturarsi. Bini Smaghi però sostiene che deve essere Dublino ad allestire una rete di protezione. In questo contesto, l’Italia è tranquilla, almeno per ora: con una domanda superiore all’offerta pur se non brillante, sono stati assegnati Btp triennali per 4,46 miliardi (rendimento in lieve rialzo al 3,24%) e decennali per 3,25 miliardi (rendimento in calo al 4,80%). L’incognita debito sovrano, ma anche quella della crescita: si cominciano a sentire gli effetti dello tsunami giapponese e delle tensioni geopolitiche in Nord Africa e in Medio Oriente. Il Fmi rivede al ribasso le stime Usa (2,8% quest’anno) al rialzo quelle della Ue (1,6) e dell’Italia (1,1%). Cresce meno il Giappone dopo il terremoto (1,4), bene la Cina (9,6), frena l’India (8,2). Cala la crescita nelle zone nordafricane e mediorientali (4,4) ma la Libia in guerra non viene calcolata: «Troppe incertezze». Non è la prima volta che le agenzie di rating fanno discutere. Paletti alla loro attività  sono in arrivo dal Financial Stability Board, l’organismo anti-crisi voluto dal G20 e guidato dal governatore Mario Draghi. Una riunione ci sarà  a Roma, la prossima settimana; un’altra a metà  aprile a Washington. Si sa che Draghi vuole ridurre la «fiducia automatica» in queste società . In pratica, punta a rimuovere il requisito del rating per gli strumenti finanziari e le società , sostituendolo con «standard alternativi» di valutazione.

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