Duecentomila protestano contro le centrali
Merkel ha reagito con una moratoria, che spegne per tre mesi i sette impianti più vetusti, ma non placa la diffusa avversione contro il nucleare e un governo che non sembra volerlo davvero abbandonare. Ieri, alla vigilia del voto in Renania-Palatinato e in Baden-Wà¼rttemberg, roccaforte democristiana che vacilla anche per colpa del nucleare, visto che il Land ospita quattro reattori tra i più insicuri, duecentomila persone sono sfilate secondo gli organizzatori per le strade di Berlino, Amburgo, Colonia e Monaco di Baviera, per chiedere una rinuncia definitiva all’energia nucleare. La manifestazione a Berlino è stata quasi una festa, che univa tutte le generazioni. Nella capitale si è pure cancellata la «Bannmeile», la zona solitamente interdetta ai cortei attorno al parlamento, per dare più spazio ai manifestanti. Tutto pacifico, con tante risate per i costumi fantasiosi, come quello di una ragazza con le pale eoliche in testa. Insolita la comunanza di anziani, giovani e giovanissimi. Molti quelli cresciuti nel dopo-Cernobyl, che ora manifestano con i loro bambini sulle spalle o in carrozzina. Un 66enne dall’aria molto borghese dice: «Noi vecchi dobbiamo mostrarci responsabili per i figli e nipoti». Una giovane mamma ricorda i suoi primi cortei da bambina negli anni ’80, assieme ai genitori. Alle 14.15, insieme ai manifestanti delle altre città tedesche, un minuto di silenzio per le vittime del terremoto in Giappone. Sul grande viale del 17 giugno, che conduce alla Porta di Brandeburgo, per 60 secondi si sono sentiti solo i richiami degli uccelli nel Tiergarten. La protesta si rivolge contro una tecnologia non solo pericolosa, ma ormai ritenuta superflua, perfino dal governo che la giustifica solo come «tecnologia ponte» verso un futuro senza reattori. Oggi però le centrali nucleari già frenano lo sviluppo delle fonti rinnovabili. In fasi di basso consumo si preferisce disconnettere i pannelli solari e i generatori eolici, perché le centrali nucleari non possono essere spente in tempi brevi. A differenza di trent’anni fa questi fatti vengono confermati anche dagli «esperti». Dopo una lunga marcia nelle istituzioni, e grazie a nuove nomine durante I governi rosso-verdi, i critici prevalgono anche al vertice dell’authority di sorveglianza sul nucleare. A dare un’ulteriore spinta alla protesta ha contribuito pure il ministro dell’economia del governo Merkel. Il liberale Rainer Brà¼derle si è sfogato in un incontro a porte chiuse con la Confindustria tedesca, ammettendo che la moratoria era sì «poco razionale», ma utile espediente in vista delle elezioni. Le parole del ministro sarebbero state mal raccontate, cerca di minimizzare il vertice della Confindustria, mentre le fonti confermano.
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