Due aprile: pacifisti in piazza col “conto armato”?
Potremmo approfittare dell’occasione per mettere ordine nei nostri conti in banca. A cominciare da Emergency eLegambiente che continuano a mantenere il filo ombelicale con qualche banca che se non con i “traffici” sicuramente fa affari col “commercio” (legale) di armi. Armi di cui, nel biennio 2008-9, l’Italia è stata il primo esportatore europeo verso la Libia. Una faccenda di cui (dopo il nostro articolo per Unimondo, quelli del Corriere, di Repubblica,Avvenire, l’approfondita inchiesta di Peacereporter e l’affaire delle semiautomatiche Beretta spedite al rais) è ormai erudita anche la casalinga di Voghera.
Basandosi sulle informazioni fornite dalla fonte ufficiale – le Relazioni annuali della Presidenza del Consiglio sulle esportazioni di armamenti – è infatti possibile conoscere il valore (e, fino all’insediamento dell’attuale Governo che le ha sottratte) anche le singole operazioni autorizzate alle ditte e alle banche relative all’esportazione di sistemi militari italiani.
Emergency
L’associazione umanitaria fondata nel 1994 da Gino Strada “per portare aiuto alle vittime civili delle guerre”, ha sviluppato importanti progetti con il Gruppo BPER (Banca Popolare dell’Emilia Romagna). Tra questi spiccano le carte di credito solidali Emergency Card e Bpercard Emergency, ampiamentepubblicizzate sul sito di Emergency.
Il Gruppo BPER offre da tempo servizi al commercio legale di armi sia con la capogruppo Banca Popolare dell’Emilia Romagna sia, soprattutto attraverso la controllata Banco di Sardegna e per importi minori anche la Cassa di Risparmio della Provincia dell’Aquila: nell’insieme le banche del Gruppo BPER nel sessennio 2004-2009 hanno assunto autorizzazioni relative all’esportazione di armamenti italiani per circa 56,3 milioni di euro. Una cifra di “minor entità ” rispetto ad altre banche, ma che si caratterizza in una certa parte per la ditta contraente: Simmel Difesa.
Tra le principali operazioni ne spiccano due assunte nel 2004 dalla Banca Popolare dell’Emilia Romagna e tre nel 2006 dal Banco di Sardegna. Le tre autorizzazioni al Banco di Sardegna riguardano tutte esportazioni di armi della ditta Simmel Difesa: la principale è quella col Cile per colpo completo cal. 76/62 PFF IM84 con spoletta prodotti dalla Simmel Difesa del valore di 2,8 milioni di euro (Mae 13668); ma sono da segnalare – considerato che si tratta di ordigni e cariche esplosive – anche quelle con l’Irlanda per 2000 colpi completi cal. 76/62 TP con finta spoletta del valore di 650mila euro (Mae 13069) e con la Thailandia per 453 cariche di lancio cal.127/54 (5”/54)HE del valore di quasi 482 mila euro (Mae 13667).
E’ la stessa Simmel Difesa di cui, nelle scorse settimane, sarebbero stati ritrovati i bossoli di bombe in Libia come segnalato Peacereporter. Nel suo catalogo di – come ha documentato un’inchiesta di Rainews24 – fino a qualche anno Simmel Difesa pubblicizzava sistemi di “munizioni a grappolo”: col sollevarsi dell’attenzione della stampa, la ditta ha fatto sparire il catalogo dall’accesso pubblico e ha messo una nota sul proprio sito affermando la conformità dell’azienda alle normative nazionali ed internazionali per la produzione di munizionamento.
Data la sottrazione da parte del Governo Berlusconi dell’elenco di dettaglio delle autorizzazioni rilasciate alle banche non è possibile conoscere i destinatari e il sistema d’arma delle operazioni svolte dal Gruppo negli ultimi tre anni che hanno visto fortemente impegnato soprattutto il Banco di Sardegna (38,9 milioni di euro). Pur a fronte di un ammontare relativamente contenuto, la mancanza di una precisa direttiva e di una trasparente comunicazione mantengono il Gruppo BPER in una posizione di potenziale referente per qualsiasi tipo di operazione per l’esportazione di armamenti italiani. Un fatto non trascurabile per un Gruppo che si qualifica come il sesto nel ranking dei maggiori gruppi bancari in Italia.
Legambiente
L’associazione ambientalista riporta sul suo sito ufficiale tra le modalità di tesseramento quella di effettuare un bonifico sul conto corrente intestato a Legambiente Onlus presso Allianz Bank, Filiale 301, Via San Claudio 83, 00187 Roma.
Il sito italiano di Allianz Bank, spiega che la banca, presente in più di 70 paesi, è “un colosso internazionalmente riconosciuto tra i principali player nel settore assicurativo e nell’asset management”. Dal 1 ottobre 2007 la banca è presente in Italia con la denominazione di Allianz S.p.A., in cui ha conglobato le preesistenti compagnie. Nel corso dell’agosto 2008 Allianz ha annunciato la vendita delle quote di sua proprietà di Dresdner Bank a Commerzbank, in larga parte in cambio di azioni. Comeconseguenza di questa operazione, Allianz possiede oggi una quota rilevante del gruppo bancario Commerzbank.
Dal 2003 al 2009, Commerzbank ha assunto operazioni relative all’esportazione di armamenti italiani per un valore complessivo di oltre 319 milioni di euro con un forte crescendo dai poco meno di 9 milioni di euro del 2004 agli oltre 85 milioni di euro del 2009 (ultimo dato disponibile).
Tra le principali operazioni di Commerzbank vanno segnalate: nel 2003 un’esportazione al Pakistan da parte di Galileo Avionica di 46 radar avionici multimodo del valore complessivo di 36,6 milioni di euro; nel 2005 sempre con Galileo Avionica col Pakistan per 75 sistemi Thetis di direzione del tiro per veicoli blindati del valore di 30,8 milioni di euro; nel 2006 per 22 siluri pesanti Blackshark della Whitehead Alenia Sistemi Subacquei (WASS) venduti al Portogallo per 41,5 milioni di euro e nel 2006 sempre con la WASS per 36 siluri leggeri A244/S venduti agli Emirati Arabi Uniti per circa 11 milioni di euro.
Anche in questo caso, data la sottrazione dell’elenco di dettaglio delle autorizzazioni rilasciate alle banche non è possibile conoscere i destinatari e il sistema d’arma delle operazioni svolte dalla Commerzbanknell’ultimo triennio i cui valori sfiorano i 167 milioni di euro. Sebbene, sia Commerzbank (si veda qui) sia il gruppo Allianz pubblichino da anni un “Rapporto di sostenibilità ”, tranne l’affermazione che quella degli armamenti sarebbe una “sensitive area”, in entrambi i casi non si trovano direttive in merito al finanziamento e all’esportazione di sistemi militari.
Sempre nell’ambito di Legambiente andrebbe anche verificata la banca d’appoggio dei vari gruppi locali: se, ad esempio, Legambiente Padova si serve di Banca Etica, Legambiente Verona ha invece un conto presso UniCredit (gruppo che da vari anni e ancora recentemente ha modificato la propria policy nel settore degli armamenti), mentre Legambiente Lazio si serve di Monte dei Paschi di Siena, una tra le maggiori banche italiane, che già dal 2000 ha definito e attuato con rigore e trasparenza una direttiva che ha sospeso il coinvolgimento delle banche del gruppo “in attività di finanziamento e di intermediazione in operazioni riconducibili alla produzione e al commercio delle armi”.
Del resto, la gran parte delle associazioni che aderiscono alla manifestazione del 2 aprile ha da tempo aperto un conto corrente presso Banca Etica che, per statuto, esclude rapporti con le ditte produttrici di sistemi militari e non effettua operazioni collegate al commercio di armi.
Non è necessario, perciò, fare blitz nelle banche o imbrattarne le vetrine come ha pensato qualche imbecille. E’ sufficiente mandare alla propria banca una lettera per farsi dire se intende continuare ad offrire finanziamenti o servizi all’industria militare. O, più semplicemente, chiudere il proprio “conto armato”. Costa poco, anzi oggi è un’operazione ormai gratuita. Cosi, mentre cerchiamo di “abolire la guerra dal nostro orizzonte culturale e politico” possiamo subito darci da fare per toglierle un po’ di fondi. Almeno i nostri.
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