Bello il fondo europeo, ma aiuta la recessione

by Editore | 31 Marzo 2011 6:25

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I Paesi dell’Eurozona contribuiranno con risorse finanziarie che potranno essere elargite ai Paesi membri se in crisi. Per ragioni di ordine politico, si è deciso di chiamarlo “Meccanismo europeo per la stabilità “, ma nei fatti è un Fondo. Un’unione monetaria non può fare a meno di un Fondo. Perché? Partiamo da un paradosso: il Regno Unito ha in questo momento un debito dello Stato superiore a quello della Spagna del 20% (89% rispetto al 71%); eppure la Spagna paga per il nuovo debito emesso 200 punti base in più di quanto non paghi il Regno Unito. La spiegazione sta nel fatto che la Spagna appartiene a un’unione monetaria, non così il Regno Unito. Per i membri di un’unione monetaria, come la Spagna, la situazione è diversa. Supponiamo che gli investitori temano una bancarotta del Paese: ovviamente venderanno i titoli del debito spagnolo, spingendo così al rialzo il tasso di interesse, mentre quelli che hanno acquistato l’euro decideranno di investire per esempio in titoli di Stato tedeschi. Di conseguenza, nel sistema bancario spagnolo l’euro tenderà  a prosciugarsi, ma per arrestare questa dinamica la Spagna non può contare su un mercato valutario esterno né su un tasso di cambio flessibile. Da ciò risulterà  una contrazione dell’ammontare totale della disponibilità  di denaro e il Paese si troverà  ad affrontare una crisi della liquidità , vale a dire, non potrà  reperire fondi a tassi di interesse ragionevoli per servire il debito. Inoltre, il governo spagnolo non può obbligare la Banca di Spagna a comprare il debito dello Stato. Acquistando dimensioni considerevoli, una tale crisi della liquidità  può spingere uno Stato alla bancarotta. In un’unione monetaria, quindi, i mercati finanziari acquistano un potere enorme e possono mettere in ginocchio un Paese membro. Questa è la ragione fondamentale per la quale per un funzionamento stabile di un’unione monetaria è essenziale avere un Fondo monetario: consente di deviare la liquidità  verso i Paesi che attraversano crisi della liquidità . La cattiva è che la messa a punto del modo di operare dell’Esm non produrrà  la stabilità  desiderata nell’eurozona. Dato che si ispira all’idea che i Paesi che richiederanno fondi all’Esm dovranno essere puniti, l’Esm indurrà  all’eliminazione degli stabilizzatori automatici previsti nei bilanci degli Stati membri. Il primo motivo è che l’Esm applicherà  un tasso d’interesse alto – 200 punti base sopra il tasso di riferimento – e il secondo è che per ottenere i finanziamenti, i Paesi richiedenti dovranno impegnare a rigidi programmi di austerità . Così, ogni qualvolta un Paese sarà  in recessione e si rivolgerà  all’Esm, sarà  anche costretto a esperire politiche di bilancio procicliche, vale a dire, a ridurre la spesa e ad aumentare il prelievo fiscale o, in altre parole, a imboccare la strada più sicura per acuire la recessione. L’anti-ciclicità  dei bilanci statali è una conquista importante. Ha portato a un più alto benessere della società . Il modo con cui l’Esm è congegnato, tuttavia, rischia di minare questa conquista e, a lungo termine, forse anche l’accettazione sociale e politica dell’eurozona. Docente Economia, Università  Cattolica Lovanio, Belgio Traduzione di Guiomar Parada

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