Anm in rivolta: “Aggressione ai giudici” Alfano: “Si assicurino come i medici”

by Editore | 26 Marzo 2011 7:43

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ROMA – Responsabilità  civile allargata per le toghe. Per Alfano è la più giusta delle regole, perché «vogliamo che i magistrati siano uguali a tutti gli altri cittadini» e le toghe «possono fare l’assicurazione come i medici». Per l’Anm è «un atto di aggressione», un modo «per influenzare la serenità  di giudizio». Il Csm, martedì, analizzerà  al microscopio l’emendamento Ghe-Pini, come l’ha battezzato il centrista Roberto Rao per via del materiale estensore, il leghista Gianluca Pini, e quello che lui considera il ghost writer, l’avvocato Niccolo Ghedini (che però, a quanto dicono i suoi, ne ha appreso l’esistenza dai giornali). Ma Pini si smarca: «L’emendamento l’ho scritto io. Né Ghedini, né Pinco Pallo l’hanno fatto. Se poi qualcuno ci vuole ricamare sopra, vuole strumentalizzarlo, lo faccia. Certo, valuterò se le cattiverie gratuite, le fesserie, le bugie saranno oggetto di cause». Dice di «aver esercitato il ruolo di relatore» del ddl comunitario e di aver tradotto in un emendamento le richieste della Ue. Aggiunge che avrebbe recepito delle osservazioni. Per quello che trapela dal Pdl, e che in chiaro ha detto il capogruppo in commissione Giustizia Enrico Costa, «le modifiche in aula ci saranno». La vera sorpresa potrebbe arrivare martedì quando, alle 15, si riunisce la commissione Bilancio, che deve esprimere un parere di congruità  finanziaria. Centristi e finiani affilano le armi. Rao chiede conto a Tremonti «degli altissimi costi che graveranno sul bilancio dello Stato». Il futurista Nino Lo Presti annuncia che, da componente della commissione, porrà  una pregiudiziale: «Non si può esprimere il parere se prima non ci conosce l’impatto della norma e i costi conseguenti». Dunque «l’autentico colpo di mano della maggioranza» potrebbe incappare in un primo ostacolo, anche perché i numeri nella Bilancio sono sul filo. Nell’attesa, sul terreno restano le polemiche. Con L’Anm protagonista di dure critiche perché la formula della responsabilità  e la prescrizione servono «a risolvere situazioni legate a singole vicende processuali». Colpisce un inciso: «Non era mai successo che l’attività  legislativa venisse piegata in maniera così esplicita a interessi particolari». Si parla di Berlusconi. L’Anm stenta a tenere a freno la base che scalpita. In tv il presidente Luca Palamara dichiara: «Aumenta il malcontento nella categoria, faremo sentire in modo composto, ma forte, la nostra voce». Una voce già  furibonda che parla di responsabilità  «generica, incomprensibile, irragionevole, profondamente sbagliata». Anche le toghe della Corte dei conti, «preoccupati e perplessi», pigliano le distanze, e sono colpiti «dall’indeterminatezza della modifica». Del pari, l’Anm giudica la prescrizione breve «un’offesa per tutti i cittadini onesti», che viola «i principi di uguaglianza e di ragionevolezza». Giusto il 6 aprile la prescrizione breve finirà  nel mirino del Csm. Una nota così non poteva che sortire il peggiore degli effetti possibili nel centrodestra. Inutilmente il presidente della Camera Gianfranco Fini raccomanda «l’autonomia della magistratura e la salvaguardia della tripartizione dei poteri». Dal centrodestra parte una raffica contro l’Anm. Enrico Costa, «è arroccata ad antistorici privilegi», Francesco Paolo Sisto, «parla come don Rodrigo, questa riforma non s’ha da fare», Luigi Vitali, «per i loro pregiudizi ogni dialogo è impossibile». La sinistra sta coi giudici. Il segretario del Pd Bersani vede «una norma assurda», la Finocchiaro leggi «solo per non far processare Berlusconi», Di Pietro «l’ennesimo atto di intimidazione».

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