All’asilo nido il 23% dei bambini: seicento euro la spesa media, boom dei privati

by Sergio Segio | 30 Marzo 2011 15:54

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BOLOGNA – In Italia si investe meno nei nidi rispetto agli altri Paesi europei. La disponibilità  dei nidi è, infatti, molto bassa (10%), mentre in Spagna, ad esempio, è del 20%, in Francia del 30% e in Danimarca del 60%. I bambini tra 3 e 5 anni che frequentano la materna sono circa il 90%, una proporzione più alta rispetto ad altri Paesi, ma le cose cambiano se si guarda ai dati sui bambini tra 0 e 2 anni: solo il 23% va al nido e vi è un uso più alto di childcare informale (nonni, baby sitters, amici) analogamente a quanto avviene in Grecia. È quanto emerge dalla ricerca “Esiti scolastici e comportamentali, famiglie e servizi per l’infanzia” della Fondazione Giovanni Agnelli di Torino. “In Italia il 50% delle famiglie preferisce che i bambini siano accuditi in famiglia – spiega Silvia Pasqua, ricercatrice all’Università  di Torino che ha curato la ricerca insieme a Daniela Del Boca – in particolare dai nonni”. Il problema è che l’età  pensionabile si sposta sempre più avanti, i nonni spesso vivono lontani e le babysitter costano molto. “Non dimentichiamo poi che è importante non solo la quantità  di tempo che si dedica ai bambini – continua – ma anche la qualità ”.

Nidi privati, è boom in Italia. La ricerca rivela che si è passati dal 7% del totale del 1997 al 20% nel 2000, al 39% nel 2005 e al 42% nel 2008. In Emilia-Romagna prevalgono ancora però i nidi pubblici. L’Emilia-Romagna è la regione che investe di più sui nidi (più del 25%) insieme a Umbria e Toscana. Nel Sud copertura tra il 6 e il 13%. Per quanto riguarda i costi, un bambino al nido in Italia costa mediamente 600 euro, 300 in Emilia-Romagna dove la spesa è coperta per il 60% dall’ente che eroga il servizio e il restante 40% è pagato dalle famiglie.

“Chi ha frequentato il nido – aggiunge Pasqua – ha risultati più alti nei test che verificano il livello delle capacità  cognitive e comportamentali”. Dai dati risulta che i bambini che hanno frequentato il nido hanno risultati migliori a scuola (dalle elementari all’Università ). A livello cognitivo i bambini che vanno nei nidi sono più estroversi, più indipendenti, sono meno ansiosi e migliorano le loro qualità  linguistiche e scolastiche. A livello non cognitivo gli effetti positivi di aver frequentato il nido sono: una maggiore capacità  di ascolto, di concentrazione, di gioco e cooperazione.

Le liste d’attesa però sono ancora molto lunghe. “Servono investimenti consistenti per aumentare la disponibilità  di asili nido e rendere omogenea l’offerta sul territorio – conclude Pasqua – Le liste di attesa sono lunghe e l’auspicato aumento dell’occupazione femminile farà  crescere ulteriormente la domanda per il servizio: aumentare il numero dei nidi però non basta, occorre migliorare la qualità  del servizio e monitorare il privato perché mantenga standard elevati”. (marika di cristina)

 

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