Al processo le tv di tutto il mondo il premier teme la sfilata di papi-girl

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ROMA – Decine di telecamere accese, da Al Jazeera alla Bbc, fino ai grandi network americani. Gli inviati di tutto il mondo a raccontare il grande processo dell’anno, quello a Silvio Berlusconi per prostituzione minorile e concussione. È questo l’incubo che agita il premier, convinto che «in altri paesi questa storia sarebbe stata chiusa alla prima udienza, invece a Milano andranno avanti per mesi per ottenere un processo e una condanna mediatica. Sarà  lo sputtanamento dell’Italia». Un ministro del Pdl, mentre il Cavaliere è impegnato a Bruxelles al vertice Ue, spiega qual è la vera preoccupazione che tiene l’intero governo con il fiato sospeso: «Da una parte ci saranno tre donne magistrato, che appariranno come tre integerrime servitrici dello Stato, e dall’altra sfileranno trentatre Iris, Aris e Maristelle a raccontare cosa fanno nella vita. Un disastro». La coincidenza fra processi e impegni del premier all’estero è tale che, quando le “olgettine” inizieranno ad andare alla sbarra, interrogate dai pm come testimoni, Berlusconi probabilmente si troverà  a Deauville, in Francia, per il G8 di fine maggio. Il rischio di una figuraccia internazionale è elevatissimo. Anche perché il flusso di richieste di accredito per il processo è ininterrotto: da giorni, alla cancelleria della quarta sezione del Tribunale di Milano, dove il prossimo 6 aprile prenderà  il via la prima udienza a carico di Berlusconi, il fax è intasato dalle lettere in arrivo da tutto il mondo. Richieste che, tuttavia, sembrano essere state già  respinte. A ieri mattina, infatti, il collegio presieduto da Giulia Turri, ha fatto sapere agli interessati che saranno ammessi solo gli operatori Rai. Saxa Rubra avrà  l’esclusiva e tutti i canali interessati dovranno rivolgersi a Masi per avere i video del dibattimento. Ovviamente, la richiesta di riprendere il Rubygate, verrà  presa ufficialmente solo dopo aver sentito il parere di accusa e difesa, ma questo risulta essere a oggi l’orientamento. E tuttavia questa possibile “gentilezza” del collegio milanese a tutela dell’immagine del Berlusconi sarà  vanificata se l’altro processo, quello ai tre presunti sodali Fede, Mora e Minetti, andrà  avanti senza filtri. È su quello infatti che si stanno concentrando gli esperti del premier. «Il processo Berlusconi non si farà  mai, lo fermeremo presto con il conflitto d’attribuzione – spiega uno degli uomini più esposti sul fronte giustizia – ma su quell’altro procedimento non possiamo intervenire in alcun modo». Su questo troncone separato da dieci giorni la procura ha concluso le indagini. Dal 7 aprile i pm Ilda Boccassini, Pietro Forno e Antonio Sangermano potranno formalizzare la richiesta di rinvio a giudizio. In questo caso, prima di arrivare all’aula, l’inchiesta dovrà  passare il vaglio di un Gup e di un’udienza preliminare. Con questa spada di Damocle sulla testa, il Cavaliere punta a blindarsi nel fortino di Montecitorio. Due sera fa, incontrando a cena i Responsabili, ha provato a mascherare le difficoltà  parlando di Gianfranco Fini: «Io ero pronto a mollare tutto, con quello là  che metteva sempre i bastoni tra le ruote avevo perso il gusto di governare. Poi siete arrivati voi e la maggioranza, anche se più piccola, adesso molto più solida». Fini è stato anche sbertucciato con una canzone, cantata al piano da Danilo Mariani (il dj del “bunga bunga”), accompagnato da Magdalena, una corista cubana. Poi il premier ha tirato fuori dei bozzetti: «È una rosa di simboli per il partito che dovrete mettere in piedi. Scegliete quello che vi piace di più».


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