A Gerusalemme torna il terrore della Jihad bomba alla stazione, un morto e 30 feriti

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GERUSALEMME – L’incubo del terrorismo ha l’aspetto del bus 74 con la fiancata accartocciata per l’esplosione di una bomba lasciata dentro uno zaino a una fermata dei mezzi pubblici all’entrata occidentale della Città  Santa. La deflagrazione, un silenzio sordo, poi le urla dei feriti, dei passanti, le sirene che invadono l’aria. Una tragedia che la città  conosce bene ma che da anni non si ripeteva più e stava entrando nel ricordo. Il terrorismo di marca palestinese è invece tornato a colpire ieri pomeriggio con uno-due chili di esplosivo fatti saltare in aria in una delle zone più affollate della città , fuori dal Centro internazionale convegni e proprio di fronte alla stazione centrale. Studenti, famiglie, lavoratori in coda vicino alla pensilina sotto una pioggia fastidiosa, sono stati investiti dall’esplosione con un bilancio che poteva essere ancor più pesante: una donna è rimasta uccisa e una trentina i feriti ricoverati nell’Ospedale Hadassah con vari livelli di gravità . Erano quattro anni che nella città  non si verificavano attacchi simili ma la tragedia arriva in un momento in cui la tensione tra Israele e gli integralisti di Gaza è salita alle stelle, con nuovi lanci di razzi dalla striscia Gaza e diversi raid aerei di risposta che lunedì hanno provocato la morte di otto palestinesi, tra cui due bambini. Una situazione che il vicepremier israeliano, Silvan Shalom, poche ore prima dell’attentato, aveva definito simile ai giorni precedenti l’operazione “Cast Lead”. Il premier Benjamin Netanyahu – che ha ritardato di qualche ora la partenza per Mosca per presiedere il gabinetto di sicurezza – avverte che Israele «è deciso a colpire elementi terroristici e a negare a loro i mezzi per attaccare i nostri cittadini. E questo richiederà  uno scambio di colpi che potrebbe durare un certo tempo». Intanto Gerusalemme cerca di riprendersi dallo choc. Il sindaco, Nir Barkat, ha chiesto ai cittadini di elevare il livello di attenzione. A spaventare gli israeliani è soprattutto il fatto che non c’è stata alcuna segnalazione dell’intelligence, come ha confermato anche il primo cittadino. L’attentato non è stato rivendicato ma la Jihad Islamica, tramite il suo portavoce, Abu-Ahmed, lo ha definito una «risposta naturale ai crimini di Israele», silenzio da parte di Hamas. Netta invece la condanna del presidente dell’Anp, Abu Mazen, e del premier Salam Fayyad, che ha parlato di «atto vergognoso». Mosca ha denunciato «il barbarico atto di terrore» mentre il presidente Usa Barack Obama ha avvertito che Israele, «come ogni altro Paese, ha un diritto di autodifesa». La bomba è esplosa a Gerusalemme ma tutti gli occhi sono puntati su Gaza. Da giorni proseguono i lanci di missili e mortati contro le zone israeliane circostanti, mai dal 2008 sono stati sparati tanti razzi dalla Striscia – 52 solo sabato scorso – dove sembrava che Hamas fosse riuscito a imporre anche agli altri gruppi armati una sorta di tregua con Israele. Ma a Gaza dopo il crollo di Mubarak attraverso i tunnel del contrabbando sotto il confine con l’Egitto stanno arrivando grandi rifornimenti di armi ai gruppi integralisti che sparano non più “Qassam” fatti in casa ma missili di fabbricazione russa e cinese che hanno un raggio d’azione ampio come i Grad esplosi ad Ashdod e a Beersheba, che hanno causato solo un ferito perché le sirene di allarme delle città  hanno suonato tempestivamente. La Jihad Islamica si è assunta la responsabilità  del fuoco. Per prudenza in tutte le aree minacciate, incluse le città , le scuole e i nidi di infanzia resteranno chiusi fino a domenica. Da giorni droni e elicotteri israeliani costantemente sorvolano Gaza alla ricerca di gruppi di miliziani responsabili dei tiri per poi attaccarli con i missili e si preparano, annunciano i portavoce militari, «altre azioni militarmente restrittive».


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