50mila ragioni per vivere

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Dai cinquemila elenchi che sono arrivati finora a Repubblica.it (e molti altri continuano ad arrivare) emerge l’autoritratto collettivo di un paese, l’immagine di un’Italia che trova il suo fondamento in pochi cardini capaci di congiungere il passato al futuro, in beni comuni. Sentimenti antichi, desideri vivi, lampi di gioie quotidiane irrinunciabili. Ci sono molte cose che ritornano in queste liste, sempre le stesse, sempre essenziali. L’amore, fare l’amore – ma farlo con la persona che si ama. Lo dicono le donne, però anche moltissimi uomini. Lo dicono di qualcuno che spesso è la moglie, il marito, il compagno o la compagna di una vita. O l’amore di un momento, il sogno d’un amore, il desiderio di amare. L’amore per i figli, da quelli non ancora nati e rappresentano la speranza del futuro a quelli già  diventati adulti, che magari per lavoro sono lontani. L’amore di quelli che non ce l’hanno ancora, per cui una ragione di vivere diventa l’attesa del giorno in cui lo troveranno. L’amore per i genitori, anche malati, anche quando non ci sono più, ma continuano a vivere nel ricordo dei propri cari. Per i fratelli con cui si cerca di restare sempre in contatto. C’è un senso fortissimo della famiglia in questi elenchi, ma il sentimento dei legami va oltre la cerchia del sangue. Spesso si elencano gli amici, quelli veri, quelli con cui si è legati, annodati per sempre. O i gesti che ci mettono in comunicazione con gli altri: da un sorriso per strada ricambiato al trovarsi insieme per manifestare. C’è il piacere di ridere, a crepapelle, sino alle lacrime: risate terapeutiche capaci di contagiare e curare chi è triste. E il bisogno di piangere che spesso diviene un diritto conquistato con la consapevolezza di voler essere se stessi, sempre. Ci sono i viaggi, il mare, i paesaggi dei ritorni a casa, i cieli stellati, il profilo dei monti. E poi i sapori: la cioccolata, la pizza, nuotare nel Piave, il sole, i fiori. Inseriti negli elenchi smettono di essere cose trascurabili e divengono dettagli fondamentali. Elenchi banali, diranno i cinici, pieni di ipocrisia e di falso buonismo, diranno i saccenti. Ma chiunque abbia ascolto sincero delle parole sa che sono loro a banalizzare, impauriti dalla semplicità  quando diviene senso della vita e soprattutto punto fermo di felicità . Perché la ricerca della felicità , che si fa corpo in questi elenchi coincide anche con la necessità  di un nuovo inizio, di un nuovo paese, di un nuovo orizzonte. Scrivono i loro decaloghi uomini e donne che non hanno perso la fiducia in se stessi e nei loro simili, ma hanno voglia di allargare lo sguardo e di scoprire. C’è tanta musica, cinema, libri, il gusto di leggerli in spiaggia o sotto le coperte. Le squadre del cuore. C’è spesso la fede in Dio, ma anche l’orgoglio di essere italiani. C’è molta voglia di un paese migliore, molto ricordo vivo di uomini come Falcone e Borsellino, Berlinguer e Pertini. Però è un’Italia che sta anche nel mondo, ricorda Gandhi e Martin Luther King, canta Springsteen e gli U2, ha un pensiero partecipe per il Nordafrica e il Giappone. 
Avevo promesso di scegliere cinque elenchi nel mare di quelli che mi hanno mandato: impresa difficile, impossibile. Non ce ne sono, è ovvio, migliori o peggiori. Alla fine quelli che ho scelto (e che sono pubblicati qui a fianco) sono solo cinque esempi di un coro immenso che dà  voce a un’Italia diversa, diversissima da come ci viene rappresentata tutti i giorni. Un paese che ha sviluppato una propria bussola, non solo interna: perché la dimensione privata di molti messa insieme può divenire pubblica. È da qui che mi piace pensare l’inizio di una possibile e necessario percorso, un insieme di desideri di felicità  che si uniscono. Non il paese incattivito, egoista, in fondo disperato in cui ciascuno bada solo ai fatti propri, dove tutti sono ugualmente sporchi, compromessi, piegati, e quindi tutti uguali nella meschinità . Dove non resta che tacere e far vincere il più furbo. Ma un’Italia integra, pulita, allegra e colma di rispetto in cui possiamo riconoscere la nostra speranza e la nostra forza – a partire dai punti fermi delle nostre vite che nulla riuscirà  mai a scardinare. 
Elenchi e ancora elenchi. Leggerli mi fa sentire bene, mi fa sentire parte di qualcosa che riconosco. Come se riuscissi a conoscere le vite delle persone che mi hanno scritto (e ringrazio tutti coloro che hanno voluto includermi nei loro elenchi). Come se vedessi una vita in dieci punti, come se tutto il bene e tutto il male – o meglio ogni ricerca del bene e ogni resistenza al male incontrato – recassero la loro traccia in queste poche parole. Elenchi che sommati l’uno all’altro formano un castello di parole e preannunciano la costruzione di un paese per cui vale ancora la pena di vivere. 


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