by Sergio Segio | 24 Ottobre 2010 7:38
GERUSALEMME. «Siamo ancora impegnati nel processo di pace» si è affannato a precisare ieri Mouin Erekat, rappresentante dell’Olp negli Stati uniti. Ma lo Stato indipendente palestinese che dovrebbe emergere dai negoziati (di fatto bloccati) tra Israele e Olp, è sempre più lontano. E il quadro della situazione tracciato due giorni fa al Palazzo di Vetro da Richard Falk, inviato speciale dell’Onu per i diritti umani nei Territori occupati, affievolisce ulteriormente le speranze palestinesi di poter creare un proprio Stato. Secondo Falk, la colonizzazione israeliana in Cisgiordania e a Gerusalemme Est è ormai così estesa che equivale, di fatto, a un’annessione di territorio palestinese. E l’assunto secondo cui l’occupazione del 1967 è temporanea e reversibile ha subito un duro colpo, tanto da diventare «un’illusione». «Lo Stato palestinese appare una soluzione sempre più problematica poiché richiede una sostanziale inversione del processo di colonizzazione», ha spiegato Falk, aggiungendo che «l’allargamento della presenza ebraica a Gerusalemme Est attraverso la costruzione di insediamenti illegali, demolizioni di case (arabe) e la revoca del diritto di residenza ai palestinesi, rende sempre più arduo immaginare che Gerusalemme Est possa diventare la capitale dello Stato palestinese». Anche gli ultimi sviluppi sul terreno danno ragione a Falk. I coloni, scaduta il 26 settembre la limitata moratoria che il governo Netanyahu avrebbe attuato sulle nuove abitazioni in Cisgiordania, hanno subito avviato la costruzione di quasi 600 case nei140 insediamenti israeliani nei Territori occupati.
Contro le attività dei coloni israeliani a Sheikh Jarrah ha protestato ieri anche l’ex presidente Usa Jimmy Carter, in visita nella regione. Falk, che è professore di diritto internazionale a Princeton, ha esortato a separare le trattative in corso tra Israele e Anp dall’idea di molti che la fine di questo processo negoziale sarà la nascita di uno Stato palestinese sovrano. L’inviato dell’Onu – che nel 2008 Israele rispedì indietro come «persona non gradita» – ha condannato il blocco israeliano di Gaza e commentato le recenti dichiarazioni fatte all’Onu dal ministro degli esteri israeliano Lieberman sui «decenni» che, a suo avviso, ci vorranno per una soluzione del conflitto. Per Falk quelle affermazioni si spiegano con la volontà di Israele di cercare un riconoscimento internazionale per l’annessione di altra terra palestinese.
Con un forte appello rivolto proprio alle Nazioni Unite, affinché agiscano per porre fine all’occupazione israeliana dei territori palestinesi e del Golan siriano, si è chiuso ieri a Roma il Sinodo dei vescovi per il Vicino Oriente. «I cittadini dei paesi del Medio Oriente – è scritto nel messaggio finale – interpellano la comunità internazionale, in particolare l’Onu, perché essa lavori sinceramente a una soluzione di pace giusta e definitiva nella regione, e questo attraverso l’applicazione delle risoluzioni del Consiglio di Sicurezza».
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