Tremonti: addio conflitti sul lavoro Pomigliano sarà  un modello per tutti

by Sergio Segio | 14 Giugno 2010 7:12

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ROMA – Tremonti benedice l’accordo tra Fiat e sindacati sullo stabilimento di Pomigliano già  firmato da Cisl e Uil. «Con la globalizzazione – ha detto ieri il ministro dell’Economia alla festa della Cisl – è finito il conflitto tra capitale e lavoro. Io, tra la dialettica continua di questo conflitto e l’economia sociale di mercato, non ho dubbi: la via giusta è quella dell’economia sociale di mercato, quella di Pomigliano». Questa intesa è stata dunque additata come esempio di quelle che dovrebbero essere in futuro le relazioni tra le imprese e i lavoratori: pochi regole comuni nei contratti nazionali e tutto il resto demandato a contratti locali, settoriali e aziendali, come dirà  lo Statuto dei lavori che sostituirà  lo Statuto dei lavoratori.
Sulla vicenda di Pomigliano è poi intervenuto Guglielmo Epifani, anche lui invitato alla festa della Cisl. In attesa che oggi si pronunci il Comitato centrale della Fiom – che venerdì sera non ha firmato il documento proposto dal Lingotto respingendolo come un “diktat” – il segretario generale della Cgil non si è sottratto al confronto. E ha riconosciuto che «Pomigliano non ha alternative. Napoli non ha alternative sul suo territorio. Servono occupazione, sviluppo e investimenti». Perché, ha spiegato, «se non dicessimo questo saremmo in contrasto con tutto ciò che abbiamo fatto in passato, con gli scioperi, le mobilitazioni con i giovani, con la Chiesa. Già  altre volte la Fiat aveva ipotizzato la chiusura, ma siamo sempre riusciti a far restare la produzione». Epifani ha anche chiesto di «non dimenticare neppure Termini Imerese. Nemmeno qui c’è altro».
L’intervento di Epifani sembra aprire la strada a un atteggiamento possibilista da parte della Cgil verso un accordo che per molti versi rappresenta una svolta nella storia delle relazioni industriali. Vediamolo da vicino. Secondo il piano della Fiat tutti dovranno lavorare a rotazione su tre turni giornalieri di otto ore, e solo l’ultima mezz’ora sarà  dedicata alla refezione. Inoltre, la settimana lavorativa sarà  alternativamente di sei e di quattro giorni, mentre l’azienda potrà  richiedere 80 ore di straordinario annuale a persona senza bisogno di preventivo accordo sindacale e con un minimo preavviso. Capisaldi di questa intesa sono anche la contrazione della pausa da 40 a 30 minuti e il possibile recupero di perdite di produzione dovute a qualsiasi motivo anche nella mezz’ora di fine turno o nei giorni di riposo. L’altro elemento qualificante dell’accordo è un minuzioso controllo tramite computer per calcolare e verificare i movimenti che un operaio deve compiere.
Se Pomigliano viene salutato da Tremonti come un nuovo e positivo modello di relazioni industriali, dal Pd segnali di preoccupazione. «La discussione in cui è impegnata una parte del sindacato – ha detto Stefano Fassina, responsabile economico del Pd – è una discussione seria, perché la soluzione Fiat a Pomigliano mette in primo piano un’acuta contraddizione tra occupazione e diritti dei lavoratori. La competitività  delle imprese è importante, ma i diritti e la dignità  del lavoro non possono essere la variabile compensativa delle rendite e degli interessi corporativi difesi dalla destra di Sacconi, Tremonti e Berlusconi». Fassina auspica comunque «che il senso di responsabilità  prevalga e l’investimento Fiat vada avanti come previsto. Tuttavia il governo rischia di dare una pericolosa dimensione politica alla richiesta di deroghe sul diritto di sciopero incluse nel documento conclusivo della casa automobilistica».

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