“Salveremo il Golfo ma basta col petrolio”
PENSACOLA (FLorida) – Barack Obama promette che dopo la marea nera tutto tornerà come prima e anche meglio di prima. «A questo disastro senza precedenti risponderemo con un’azione senza precedenti. E ci adopereremo perché in futuro non possa accadere più». Ma l’America che a sera lo guarda in tv sa bene che il presidente non sta parlando soltanto delle spiagge e del petrolio: sta parlando anche di sé. Per questo ora che nel Golfo rischia di annegare politicamente passa al contrattacco usando una tecnica antica: messaggio alla nazione. Il presidente parla al suo popolo dallo Studio Ovale. Ma la maledizione sembra non finire mai: un fulmine ha colpito la nave della Bp su cui viene raccolto il petrolio aspirato dal pozzo della marea nera. A bordo è scoppiato un piccolo incendio, le operazioni di contenimento sono state temporaneamente sospese.
Obama è appena tornato dal quarto blitz in un mese e mezzo tra Louisiana, Alabama e Mississippi e per la prima volta si spinge anche in Florida. Applausi e critiche. «Aiutaci a salvare la nostra baia». «Perché ti sei mosso solo ora?». Un altro sintetizza: «Dai un calcio nel sedere alla Bp da parte nostra». Lui in tv giura che l’America tornerà più forte di prima. I sondaggi lo danno in picchiata con Hillary Clinton che se la ride per l’insperato sorpasso. Il 70 per cento degli americani dice che «non è stato duro abbastanza». Ma “nella base navale più antica d’America”, come ricorda lui stesso qui a Pensacola, tra i suoi soldati che lo hanno atteso sparando a palla Springsteen & Stones, ritrova la forza del Comandante in Capo. Ai ragazzi dal tifo da stadio dice che rimetterà tutto in ordine anche grazie al loro aiuto: «Se serve utilizzeremo la forza militare». Ma tornato a Washington ricorda anche che adesso bisogna cambiare: il disastro è colpa pure di questo modello non più sostenibile. Non possiamo continuare a dipendere dal petrolio. Preme sul Congresso: serve la svolta e l’accordo per la legge su clima e consumi.
Mette in campo tutta la sua abilità di Comunicatore in Capo. Usa quei toni familiari – «i nostri figli e nipoti» – così diversi da quella volta in cui gli americani si sono visti lanciare un altro messaggio in diretta tv: nello Studio Ovale c’era George W. Bush e parlava dell’11 settembre. Obama ha già paragonato il disastro del Golfo a Ground Zero raccogliendo un suggerimento dell’amico premio Pulitzer Tom Friedman. Il parallelo ha provocato le proteste dei parenti delle vittime ma la minaccia ecologica – dice ora il presidente – è davvero un richiamo per l’America. Obama prova perfino a sfidare la maledizione di Katrina: il nuovo disastro nello stesso Golfo non diventerà la sua tomba politica come è stato per Bush perché «le nostre coste torneranno a essere sane come prima dell’uragano».
Come farà ? Il presidente spiega gli sforzi per contenere il pozzo maledetto e dice che è stata l’amministrazione a rispedire indietro i piani approntati da Bp e a costringere la multinazionale a darsi da fare davvero. L’altra sera una candid camera che la Fox ha mandato impietosamente a palla lo ha pizzicato mentre si confida a tavola: «Anche se sono il presidente degli Stati Uniti non ho poteri illimitati. Non posso tuffarmi lì e tappare la folla. Non posso risucchiarla con la cannuccia». L’ha scritto anche il Time: non è mica Aquaman. Ora la Casa Bianca dice che entro fine luglio sarà contenuto il 90% del petrolio che continua a sgorgare. E il conto di questo disastro sarà presentato alla compagnia più odiata d’America: «Dovrà pagare tutto» quella Bp con cui stamattina farà letteralmente i conti quando vedrà alla Casa Bianca il presidente Carl-Henric Svanberg e il Ceo Tony Hayward. Anche il Congresso ha convocato domani l’amministratore delegato: ha in mano un dossier alto così con gli allarmi inascoltati e la responsabilità della Bp nel disastro. Il portavoce della Casa Bianca Robert Gibbs assicura che il presidente ha “l’autorità legale”, nel caso, per costringere Bp a ripulire fino all’ultima insenatura e ripagare fino all’ultimo centesimo.
Obama ha istituito una task force, nominerà uno zar per verificare i progressi nelle operazioni di recupero del petrolio e lancerà controlli a tappeto. Dice che le spiagge di Pensacola sono pulite e che i turisti non dovrebbero lasciarsi spaventare. Azzanna un sandwich al pesce da Laura e Mark Pizzino: italiani immigrati da non si sa più quante generazioni. La sera prima si era affacciato finalmente su Orange Beach: quella con le spiagge bianche diventate color petrolio. E da Tacky Jacks – un’istituzione qui – si era fatto forza dando l’esempio: chele di granchio, coda di gambero, costolette e nachos. Peccato che il pesce arrivasse dal Texas.
Related Articles
Salviamo il pianeta Terra, le nuove generazioni invadano le strade ovunque
Piazze piene in tutto il mondo, dalla Nuova Zelanda alla Thailandia alla Polonia. La prima grande manifestazione globale ha per protagonisti gli studenti
Quel tesoro di capolavori fragili che l’Italia non riesce a proteggere
Le distruzioni del patrimonio culturale feriscono la nostra memoria collettiva Lo Stato non può abdicare alla tutela del territorio e promuovere nuove cementificazioni
«Un no al governo» I cattolici di base trainano le gerarchie