by Sergio Segio | 15 Giugno 2010 6:16
GERUSALEMME – Per l’Unione Europea il blocco di Gaza è «inaccettabile e controproducente», per Tony Blair, inviato- mediatore del Quartetto (Usa, Onu, Russia e Ue) in Medio Oriente, nei prossimi giorni il governo israeliano potrebbe alleggerire la stretta su Gaza con «cambi significativi».
A due settimane dall’assalto alla nave turca la diplomazia sotterranea è al lavoro per trovare una soluzione che renda meno duro l’embargo. Israele è pronto ad aumentare il traffico di merci verso Gaza attraverso uno o due passaggi via terra ed è disposto a stilare una lista di prodotti di prima necessità per la popolazione e per lo sviluppo delle infrastrutture. Otterrebbe in cambio un maggior controllo internazionale per impedire che ad Hamas arrivino armi. La conferma è arrivata dal portavoce del governo israeliano, Avi Pazner: «Nei prossimi giorni ci sarà una dichiarazione pubblica su Gaza, noi non siamo interessati a una chiusura della Striscia, ci interessa solo che non entrino armi. Vogliamo fare tutto il possibile per rendere la situazione più facile e alleggerire il blocco. Stiamo discutendo i dettagli ma siamo d’accordo con i nostri amici europei che bisogna dare l’opportunità di poter vivere normalmente a coloro a chi non è terrorista».
Il danno all’immagine provocato dall’assalto alla Marmara ha convinto il governo di Israele a stringere i tempi, anche per giocare in anticipo rispetto alla provocazione iraniana di inviare due navi cariche di aiuti a Gaza. Ieri è stata anche varata ufficialmente la commissione d’inchiesta sull’assalto alla nave turca e secondo il primo ministro Netanyahu «dimostrerà al mondo che Israele sta agendo legalmente, responsabilmente e con totale trasparenza». Come anticipato nei giorni scorsi a guidarla sarà Yaakov Tirkel (un ex giudice della Corte Suprema), che avrà al suo fianco anche due osservatori stranieri, l’ex premier dell’Ulster David Trimble (premio Nobel per la pace) e il canadese Ken Watkin, un esperto di diritto internazionale. La commissione potrà richiedere la testimonianza del premier Benyamin Netanyahu, del ministro della difesa Ehud Barak, del capo di stato maggiore, generale Gaby Ashkenazy, ma non dei militari che hanno partecipato all’azione. Per loro è già in corso un’indagine interna alle forze armate.
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