Protezione al pentito Spatuzza no del Viminale, è polemica
PALERMO – Non era mai successo. Che la commissione centrale del Viminale bocciasse una proposta unanime di tre Procure e che votasse spaccandosi al suo interno: i due magistrati in minoranza da una parte e i quattro rappresentanti delle forze dell’ordine e il sottosegretario all’Interno Alfredo Mantovano che la presiede dall’altra.
Niente programma di protezione per Gaspare Spatuzza, lo stragista della cosca di Brancaccio, killer di padre Puglisi e del piccolo Giuseppe Di Matteo, pentitosi nel giugno 2008, nove anni dopo il suo arresto. Le dichiarazioni in cui Spatuzza ha fatto i nomi di Berlusconi e Dell’Utri, indicandoli come i nuovi referenti di Cosa nostra con un ruolo nella stagione delle stragi del ’93 (come gli sarebbe stato detto dal boss Giuseppe Graviano), sono tardive, arrivate ben oltre il termine dei 180 giorni che la legge prevede per riferire «fatti gravi o indimenticabili», e dunque la loro «genuinità non è garantita». E i nomi di Berlusconi e Dell’Utri, Spatuzza li ha fatti per la prima volta un anno dopo davanti ai pm di Firenze con i quali, per primo, si è aperto raccontando tutta un’altra verità sulla strage di via D’Amelio. Una versione che smonta la ricostruzione dei fatti consacrata dalle sentenze e ritenuta attendibile dalle Procure di Firenze e Caltanissetta e dalla Dna di Piero Grasso, mentre un’adesione più timida è arrivata dalla Dda di Palermo.
Per Spatuzza restano confermate le ordinarie misure di protezione e la sanzione amministrativa da parte della commissione non inficia la sua attendibilità sottolineata per altro nel parere positivo dato dalla Dna, che ha definito Spatuzza un «collaboratore fondamentale perché ha consentito una lettura diversa e reale per la strage di via d’Amelio». Quanto alle dichiarazioni su Dell’Utri e Berlusconi, la Dna aveva già sottolineato che sono solo «sviluppo e approfondimento di conoscenze de relato e di quanto già detto a proposito dei mandanti delle stragi entro il termine del 180 giorni». L’avvocato del pentito Valeria Maffei annuncia ricorso al Tar, i magistrati delle tre procure ribadiscono il loro giudizio di attendibilità . «Siamo molto sorpresi – dice il pm di Palermo Nino Di Matteo, che raccoglie le dichiarazioni di Ciancimino – è una decisione senza precedenti». Il procuratore di Firenze Giuseppe Quattrocchi ribadisce: «Spatuzza resta attendibile».
A dieci giorni dall’attesissima sentenza del processo d’appello a Marcello Dell’Utri, la bocciatura di Spatuzza scatena soprattutto polemiche politiche. «Spatuzza da oggi è un morto che cammina», dice Antonio Di Pietro. Veltroni chiede al presidente dell’Antimafia di convocare il governo per chiedere spiegazioni e paventa «ragioni politiche dietro la decisione». Cicchitto e Quagliariello del Pdl salutano invece con soddisfazione una decisione «che mette la parola fine alla lunga stagione dei pentiti a rate».
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