Olanda, avanza la destra xenofoba

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L’AJA – Geert Wilders arriva di buonora al seggio, in un sobborgo dell’Aja. Circondato da sei guardie del corpo, è il primo politico a depositare il suo voto in una giornata che si annuncia grigia e piovosa. Per tutti ma non per lui, perché il leader della destra xenofoba già  immagina che chiunque vinca le elezioni sarà  costretto a chiamarlo. «Spero di poter entrare nel nuovo governo», dice al telefono quando ormai è sera e i risultati danno un testa a testa tra liberali conservatori e socialdemocratici, ciascuno con 31 deputati nel nuovo parlamento. L’Olanda chiude i seggi senza poter proclamare un vincitore. Secondo i primi exit poll, emergono due premier in pectore esattamente alla pari e agli antipodi. Il candidato dell’austerity e della chiusura all’immigrazione, l’ex manager Mark Rutte. E quello della tolleranza, il sindaco laburista di Amsterdam, ebreo aperto all’Islam, Job Cohen. Dietro a loro, il Pvv di Wilders è diventato il terzo partito, passando da 9 a 22 deputati. Nei risultati parziali di ieri sera i cristiano-democratici del premier uscente, Jan Peter Balkenende, sono crollati da 41 a 21 deputati.

Si apre così una nuova fase di incertezza, dopo la crisi di governo del febbraio scorso che ha provocato le elezioni anticipate. Nelle prossime ore, la regina Beatrice avvierà  le consultazioni per formare un governo. Rutte appare ancora come il favorito, perché il suo partito ha realizzato una folgorante ascesa. Nel sistema olandese, proporzionale e senza premi di maggioranza, bisognerà  comunque faticare per trovare una maggioranza: servono almeno 76 su 150 deputati.

«Il nostro obiettivo è costituire un governo che porti l’Olanda fuori dalla crisi», ha spiegato Rutte, 43 anni. Gli esperti parlano già  di un possibile “governo viola”, alleanza tra Vvd e laburisti, come durante gli anni Novanta. Ma un accordo tra le due prime forze politiche sembra oggi più difficile. Troppe le differenze di approccio per risolvere la crisi. I social-democratici vorrebbero combinare il rigore finanziario con il rilancio dell’economia. «Volete fare un elettroshock all’economia, ma così rischiate di paralizzare tutto», ha detto Cohen, alla guida dei laburisti da soli tre mesi. Per Rutte l’importante è invece «riportare ordine negli affari», dal titolo del suo programma economico che prevede di ridurre a zero il deficit pubblico entro il 2015 (oggi è al 6,3%, tra i più bassi d’Europa), dimezzando tra l’altro il numero dei ministri e innalzando l’età  pensionabile dagli attuali 65 a 67 anni.

Per trovare una maggioranza, il Vvd potrebbe anche allearsi con cristiano-democratici, verdi e liberali di sinistra D66 che hanno conquistato rispettivamente 11 e 10 deputati. Ma Rutte non ha mai escluso di poter chiamare a sé il Pvv di Wilders. «Mi vedrei bene al posto di vice-premier» ha azzardato ieri il biondo platinato, che da anni vive sotto scorta per le minacce dei fondamentalisti. Wilders aveva vinto a marzo le elezioni municipali all’Aja e ad Almere, ma non è poi riuscito ad entrare nelle giunte locali. Prima di formare il suo partito nel 2006, era un deputato liberale conservatore. Conosce bene Rutte con il quale ha avuto contrasti pesanti. Ma da ieri sera, improvvisamente, i due hanno riscoperto la stima reciproca.

 


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