Obama riceve Abu Mazen “La situazione a Gaza è diventata insostenibile”

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NEW YORK – Barack Obama ha promesso ieri al presidente dell’Autorità  palestinese Abu Mazen un pacchetto di aiuti per 400 milioni di dollari: serviranno a costruire nuove scuole, a modernizzare le infrastrutture, a finanziare progetti per l’approvvigionamento idrico. E rappresenteranno soprattutto «una caparra», secondo quanto ha spiegato la Casa Bianca, per l’impegno degli Stati Uniti nei confronti dei palestinesi di Gaza, «che hanno diritto a una vita migliore, a maggiori opportunità  e a partecipare, assieme agli abitanti della Cisgiordania, alla costruzione di uno stato palestinese indipendente».

L’incontro alla Casa Bianca tra Obama e Abu Mazen era previsto da tempo, nel quadro di una intensificazione degli sforzi diplomatici americani in Medio Oriente. Ma il raid di Gerusalemme contro la piccola flotta che la settimana scorsa portava aiuti umanitari a Gaza ha di colpo acuito le tensioni nella regione e ha cambiato il quadro di riferimento. Il premier israeliano Benjamin Netanyahu ha annullato la sua visita ufficiale a Washington. Il consiglio di sicurezza dell’Onu si è fatto interprete dello sdegno internazionale per le nove vittime dell’azione di commando chiedendo «una inchiesta rapida, imparziale, credibile e conforme agli standard internazionali». E gli Stati Uniti si sono trovati in una situazione molto difficile, accentuata dal rischio di perdere alleati preziosi come la Turchia.

Di sicuro si è visto un ulteriore raffreddamento delle relazioni tra la Casa Bianca di Obama e Gerusalemme. Il clima è molto diverso dagli otto anni di George W. Bush, quando la Casa Bianca difendeva a spada tratta Israele.

Adesso, ad esempio, gli Stati Uniti, hanno votato a favore dell’inchiesta voluta dall’Onu, creando molta irritazione in Israele dove si è cominciato a parlare di «tradimento». E ieri, con l’accoglienza molto calorosa riservata ad Abu Mazen e alla sua delegazione, il presidente americano ha voluto rilanciare le preoccupazioni per l’embargo imposto dagli israeliani a Gaza, che, ha ribadito, è «insostenibile».

In una conferenza stampa subito dopo l’incontro con Abu Mazen nello studio ovale, cui hanno partecipato anche il negoziatore americano George Mitchell e il super-esperto dei tempi di Clinton, Dennis Ross, Obama ha ringraziato l’ospite palestinese per «l’eccellente lavoro svolto». «Ci siamo trovati d’accordo – ha precisato – sul fatto che gli israeliani hanno il diritto di prevenire il contrabbando di armi a Gaza che potrebbero servire per lanciare attacchi». Ma è anche importante trovare il modo per evitare che il blocco delle armi impedisca l’ingresso di aiuti e prodotti.

Di qui l’esigenza di una «nuovo approccio concettuale» all’embargo. E con un tono più ottimistico di quanto farebbero pensare le circostanze esterne, il presidente americano ha anche auspicato che i negoziati tra le due parti portino a risultati concreti entro la fine di quest’anno.

Vestito di scuro, con una camicia bianca e una cravatta grigia, Abu Mazen ha ringraziato Obama e, riferendosi ai 400 milioni di dollari di aiuti, ha detto: «È un segnale positivo perché dimostra che gli Stati Uniti si preoccupano delle sofferenze della popolazione di Gaza».

 


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