Merkel-Sarkozy: tassare la finanza Gelo tra Berlino e Madrid sul deficit

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BERLINO – «Anche la Spagna sa che se vuole può usufruire dei fondi salva-euro». Una piccola frase, una nuova, gravissima gaffe della Cancelliera Angela Merkel ha funestato ieri agli occhi dei mercati mondiali il vertice franco-tedesco a Berlino. Quasi come dire che la Spagna sarebbe la prossima Grecia. Il governo iberico ha subito smentito nel modo più duro: non è vero niente, non abbiamo chiesto nessun aiuto e non ci pensiamo nemmeno, non ci serve. Ancora una volta – dopo 4 mesi di esitazioni a concordare un piano per la Grecia, e dopo le parole «l’euro è in pericolo», pronunciate al Bundestag per far votare la partecipazione tedesca al salvataggio di Atene – la leader tedesca dimentica clamorosamente la sensibilità  dell’economia globale. E il vertice che voleva ostentare unità  d’intenti strategica tra Berlino e Parigi, sempre più simili a una coppia in crisi, ha scatenato anche una tensione al calor bianco tra la Repubblica federale e il regno di Juan Carlos.

L’immediata, dura smentita spagnola è apparsa ieri sera ai mercati globali come uno schiaffo che la Germania ha fatto di tutto per ricevere. A danno della credibilità  della Ue e dell’euro.
Sarkozy era arrivato a Berlino nel primo pomeriggio, dopo il lungo faccia a faccia con Angela Merkel è venuta la conferenza stampa. «Mai come ora Francia e Germania pensano allo stesso modo, parlano la stessa lingua», ha assicurato un po’ teatrale il presidente francese. “Sarkò” e “Angie” hanno annunciato un’iniziativa comune in tre punti. Primo, rafforzare il patto di stabilità  europeo. Secondo (concessione francese ai tedeschi), introdurre il ritiro del diritto di voto nel Consiglio europeo ai paesi lassisti. Terzo ma non ultimo, chiedere al prossimo G20 (il vertice dei venti paesi più ricchi) il varo di una tassa mondiale sulle transazioni finanziarie e gli introiti delle banche.
Lo show d’armonia della coppia in crisi non è finito qui.
«Merkel e Sarkozy si mostrano mano nella mano sulla governance europea», commentava ieri sera l’autorevole ma ufficiosa Agence France Presse. Governance europea sì ma a 27, con tutti i membri dell’Unione europea e non solo con i paesi dell’Eurozona. E pragmatica, caso per caso, senza nuove istituzioni e senza vertici a scadenze fisse.
Da giorni, Financial Times Deutschland, Frankfurter Allgemeine e altri media di qui citano “fonti governative” per dipingere la Spagna come la prossima Grecia. Madrid smentisce, le turbolenze restano. Non le ha placate certo la cancelliera dicendo «se ci fossero problemi, il meccanismo europeo può essere attivato, e la Spagna lo sa». Pure speculazioni, il rischio non esiste, ha replicato la Commissione europea con forte fastidio. Ma è difficile immaginare che Frankfurter e Financial mentano, quando citano fonti del «Merkel-potere» suggerire che Berlino vede in Madrid la prossima Atene. Von Clausewitz definiva la guerra «politica condotta con altri mezzi», oggi l’establishment deflazionista tedesco sembra quasi condurre, con parole-shock per i mercati, una guerra condotta con altri mezzi.


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