by Sergio Segio | 15 Giugno 2010 7:16
ROMA – «Sieropositivi discriminati dalla Marina Militare». Rosaria Iardino, presidente Network Persone Sieropositive, denuncia «con sconcerto quanto sta avvenendo nelle Forze dell’Ordine» e chiede l’intervento del ministro della Difesa, Ignazio La Russa. Tutto nasce da un bando di concorso per allievi di prima classe dell’Accademia navale, anno accademico 2009-2010. Fra i concorrenti dichiarati non idonei per entrare nel Corpo di sanità militare sono elencati quelli che presentano positività al test dell’Hiv, il virus dell’immunodeficienza acquisita (Aids).
CONTRO LA COSTITUZIONE – «E’ una decisione senza precedenti, in palese contrasto con le norme costituzionali. Purtroppo non è un caso isolato – accusa Iardino – Conferma la tendenza progressiva e sistematica alla rimozione dalle fila delle Forze Armate e della Polizia di tutti i candidati all’arruolamento sieropositivi». Solo ora la leader delle associazioni ha voluto uscire allo scoperto con una denuncia pubblica dopo aver tentato di risolvere la questione per vie istituzionali. Una protesta formale era stata in effetti già presentata, oltre che al Garante della privacy, al ministero della Difesa che aveva risposto alla fine dello scorso anno elencando le motivazioni alla radice dell’esclusione. Secondo i tecnici di La Russa una delle vie di trasmissione dell’Hiv (il sangue infetto che viene passato da un individui all’altro per contatto stretto in presenza di ferite o con trasfusioni) crea problemi alla collettività militare. Infatti nell’ambito di «scenari operativi e in occasione di fatti traumatici che comportano perdita di sangue non potrebbero essere garantite totalmente misure di precauzione per la riduzione del contagio». Inoltre «in estrema urgenza potrebbero rendersi necessarie trasfusioni attraverso la disponibilità di sangue dei militari».
INTERROGAZIONI – Infine si fa presente che i protocolli di vaccinazione potrebbero non essere compatibili con persone immunodepresse. Secondo Iardino sono decisioni senza logica «e non si capisce perché allora dal bando non sono stati tenuti fuori anche le persone con epatite C. Questo è il segno di un atteggiamento culturale discriminatorio. L’Aids ormai è una malattia cronica, la sopravvivenza è arrivata a 40 anni. Dobbiamo essere tutelati». Tra l’altro viene fatto riferimento a una sentenza della Corte Costituzionale del ’94 che stabilisce che non si debbano mai attuare «controlli sanitari indiscriminati, di massa o per categorie di soggetti». Sul caso sono bastate presentate due interrogazioni parlamentari da parte del Pd.
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