La moratoria non basta stop ai sussidi al petrolio

by Sergio Segio | 15 Giugno 2010 7:05

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NEW YORK.Bp, cioè basta petrolio. Bisogna boicottarlo. È il messaggio portato sulle biciclette arrivate alle pompe di benzina di mezza America per impedire l’acquisto di quello stesso oro nero che continua a inquinare il Golfo del Messico da cinquanta giorni. Puntano il dito contro il colore scuro del greggio, ma le attiviste rosa shocking di Code Pink ne hanno per tutti: Casa Bianca, colosso petrolifero, le stesse ong.

Medea Benjamin, lei è una delle fondatrici dell’associazione che in questi giorni prova a sensibilizzare l’opinione pubblica. Un altro fondatore, un pescatore di gamberetti della regione, è arrivato nella capitale degli Stati Uniti e si è cosparso di petrolio in segno di protesta. Ma con chi ce l’avete?
La colpa è di tutti, dal governo alla Bp, dal parlamento alle associazioni di base che non hanno fatto abbastanza contro le trivellazioni petrolifere. Servono risorse di energia pulita, e servono adesso. Stiamo portando centinaia di attivisti a Washington, a bordo di bus ecologici. Avremo presidi alle pompe di benzina, distribuiremo volantini contro l’azienda responsabile di questo disastro: deve pagare le operazioni di ripulitura.
Bp dice che sta facendo del suo meglio per arginare la marea nera.
Quello che ha fatto finora è ridicolo. Le tecnologie usate per le trivellazioni sono quelle del secolo scorso. L’industria petrolifera è interessata soltanto al profitto, di certo non al rispetto della natura né al benessere delle persone.
In effetti le conseguenze sembrano ricadere sulle spalle dei lavoratori del settore.
Tutti coloro che hanno perso il lavoro dovrebbero essere ricompensati, ma c’è troppa burocrazia, e nessuno ha ricevuto niente per il momento. Ai pescatori di gamberetti spetta una somma che varia in base alla dichiarazione dei redditi. Loro non hanno pagato granché di tasse, vista l’attività  poco remunerativa. Questo metodo non è onesto.
Obama non ha fatto abbastanza?
La reazione della Casa Bianca è stata terribile: Obama ha fatto passare troppo tempo prima di affrontare la questione seriamente. Il suo governo ha continuato a lavorare a fianco di Bp, senza affrontare di petto la questione. Come sappiamo, il presidente aveva dato via libera a nuove trivellazioni al largo delle coste Usa. Perché non esce fuori a dirci che il vero problema è tutto nelle estrazioni petrolifere?
Eppure il presidente, dopo il disastro nel Golfo del Messico, ha annunciando una moratoria delle trivellazioni.
La quale è, appunto, una semplice moratoria, perché ora vogliono ragionare su quali sono le tecnologie e i metodi migliori. Ma è temporanea. Obama continua a non affrontare il nodo più grande, quello del petrolio come risorse energetica. Può essere estratto nel Golfo del Messico oppure in Iraq: le conseguenze cambiano, ma la premessa rimane la stessa.
Il presidente ha però detto che servono risorse energetiche pulite: ha parlato di clean nuclear energy, ad esempio.
Il nucleare pulito non esiste: dove vanno a finire le scorie radioattive? Lo stesso si può dire per il carbone: come si fa a parlare di energia pulita? Pensiamo al recente disastro nella miniera della West Virginia, che è costato la vita, anche in quel caso, ai lavoratori. Risorse come petrolio e carbone appartengono al secolo scorso. Come movimento, dovremmo approfittarne per mostrare che non possiamo continuare a puntare in quella direzione.
Dove dovremmo puntare, invece?
Esempi dall’Europa e dalla Cina ci mostrano che l’energia solare ed eolica sta diventando sempre più economica. Qui, al contrario, diventa sempre più costosa. Un grande problema, negli Stati Uniti, è che non abbiamo fatto abbastanza per fermare i sussidi all’industria del petrolio e del carbone.
In effetti, in Europa si discute molte sulle ong americane, considerate troppo deboli.
Penso che la salute del cosiddetto «grassroot movement», il movimento delle organizzazioni di base, al momento, sia terribile. I rapporti con l’amministrazione di Washington sono troppo stretti. Molti gruppi hanno ricevuto i soldi del pacchetto di rilancio dell’economia. Questo non ci rende indipendenti per davvero.

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LA MULTINAZIONALE
Quasi 7 mld di liquidità  e 10,5 mld in dividendi
Bp afferma che il disastro nel Golfo del Messico le è costato finora 1,6 miliardi di dollari, e molto di più gli costeranno i risarcimenti e la bonifica. Altre aziende sarebbero in ginocchio. Non la multinazionale britannica: Bp ha quasi 7 miliardi di dollari di liquidità  e capacità  di prendere a prestito altri 15 miliardi, secondo i rapporti di Wall Street; quest’anno prevede di incassare 34 miliardi dalle attività  (escluso il pozzo esploso) e aveva previsto di pagare dividendi per 10,5 miliardi, oltre a 20 miliardi in investimenti di capitale.

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