G8, Balducci resta in carcere Palazzo Chigi sarà  parte civile

by Editore | 16 Giugno 2010 6:41

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FIRENZE – Dieci minuti. Il tempo per il presidente Elisabetta Improta di dichiarare la propria incompatibilità  e di annunciare che il nuovo collegio terrà  udienza domani, giovedì. È durato un soffio il primo atto del processo «immediato» che dovrebbe chiarire una vicenda dannatamente complessa come quella dell’appalto della Scuola Marescialli dei Carabinieri di Firenze, e che probabilmente si sbriciolerà  in un diluvio di eccezioni e di rinvii. Per ora l’ex presidente del consiglio superiore dei lavori pubblici Angelo Balducci e l’ex provveditore alle opere pubbliche della Toscana Fabio De Santis, accusati di corruzione, restano in carcere. Il nuovo collegio ha già  respinto le istanze di scarcerazione presentate dagli avvocati. E il tribunale del riesame non si è ancora pronunciato.

In aula, ieri mattina, si è presentato l’avvocato dello Stato Massimo Giannuzzi, che ha annunciato la costituzione di parte civile della presidenza del consiglio. Il decreto autorizzativo è stato firmato da Silvio Berlusconi. «In genere firma il sottosegretario Gianni Letta. Questa volta lo ha fatto il presidente del Consiglio in persona», spiega l’avvocato: «Se i reati saranno accertati, questa vicenda lede l’immagine della istituzione».

Fabio De Santis è entrato in aula in condizioni migliori rispetto a lunedì, quando è arrivato al riesame ammanettato a un altro detenuto. Ieri era soltanto scortato dagli agenti di polizia penitenziaria. Niente manette. E ha anche abbozzato un piccolo sorriso, rispondendo al buongiorno di una cronista.
Il processo per la Scuola Carabinieri è già  molto frastagliato. Gli indagati sono sette. Secondo le accuse, l’imprenditore fiorentino Riccardo Fusi e il suo socio Roberto Bartolomei, titolari dell’impresa Baldassini Tognozzi Pontello (Btp), servendosi della intermediazione dell’imprenditore Francesco De Vito Piscicelli e con l’aiuto dell’onorevole azzurro Denis Verdini, hanno corrotto Angelo Balducci e Fabio De Santis nel tentativo di recuperare l’enorme appalto della Scuola Carabinieri di Firenze, una roba da 200 milioni di euro, vinto dalla Btp nel 2001 e perduto fra mille contrasti nel 2006. Per Balducci, De Santis, Cerruti e Piscicelli, arrestati il 4 marzo, è stato disposto il giudizio immediato. Poi Piscicelli ha scelto di farsi giudicare in abbreviato da un gip. Quanto a Fusi, Bartolomei e Verdini, che non sono stati arrestati, attendono la conclusione delle indagini preliminari. Risultato: il processo è già  diviso in tre. Ma non basta.
Giovedì la Corte di Cassazione, chiamata a decidere sulle istanze di scarcerazione di De Santis, Piscicelli e Cerruti, ha dichiarato la competenza di Roma. Non ha ancora motivato ma evidentemente ritiene che la presunta corruzione si sia consumata nella capitale. Giudicando a quanto pare fondate le misure cautelari, ha disposto la trasmissione degli atti alla procura di Roma che da allora ha 20 giorni per ottenerne eventualmente il rinnovo. La procura di Firenze si è trovata in una impasse. Non può trasmettere gli atti perché non li ha più. Li ha il tribunale, e dunque spetterebbe al tribunale mandarli a Roma. Solo che il collegio tiene udienza domani, e intanto il tempo stringe.
Così la procura di Roma ha rotto gli indugi. Sulla base degli atti giunti dalla Cassazione ha aperto un procedimento, iscrivendo i sette indagati di Firenze per gli stessi fatti e per lo stesso reato: corruzione. Un atto dovuto, ha spiegato il procuratore Giovanni Ferrara. Prima arriveranno gli atti da Firenze e prima i magistrati romani potranno analizzarli e chiedere, se lo crederanno, il rinnovo delle misure cautelari. Più il tempo scorre, più Balducci, De Santis, Cerruti e Piscicelli si avvicinano alla libertà . Il 30 giugno scadono i termini per un eventuale rinnovo delle misure. E il fascicolo è sterminato. L’impressione è che Firenze non lo voglia mollare. «Nessuna guerra fra procure», smentisce il procuratore Giuseppe Quattrocchi: «Solo che vorremmo vedere le motivazioni della Cassazione e sciogliere questo ingarbugliamento. Il passaggio in tribunale di domani sarà  determinante».

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