Atene declassata, vertice G7 sulla Spagna

by Sergio Segio | 15 Giugno 2010 6:10

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ROMA – Non c’è pace per i mercati. Anche l’agenzia internazionale Moody’s taglia il rating sovrano di Atene abbassandolo a livello “spazzatura”: da quota A3 a BA1. L’outlook è stabile. Contemporaneamente, i ministri del G7, si riuniscono in teleconferenza: ufficialmente il vertice serve per preparare la riunione di Toronto di fine mese ma voci insistenti, peraltro subito smentite, dicono che c’è di mezzo la situazione della Spagna e un suo possibile salvataggio. Angela Merkel: Madrid, come gli altri paesi Ue, sa che se vuole può usufruire dei fondi salva euro. In sede Ue, la Commissione studia una stretta per la finanza speculativa: vuole limitare o vietare le vendite allo scoperto e i temuti cds, polizze assicurative contro il rischio default. A Toronto, il governatore Mario Draghi cerca di stringere i tempi per riformare il sistema finanziario internazionale.

Ed è di nuovo tensione sui mercati. La decisione di Moody’s, che segue quelle di Fitch e S&P, giunge quando le Borse europee sono già  chiuse, tutte positive, con Milano in recupero del 2,69%. Ma alla notizia Wall Street chiude in perdita (-0,20%) e l’euro ricomincia a scendere, intorno a 1,22 sul dollaro. Secondo l’agenzia, il debito di Atene, «nel miglior scenario possibile», è stimato nel 150% del Pil nel 2013. Poi c’è il caso Spagna, innescato da indiscrezioni della stampa tedesca sul salvataggio: fioccano le smentite. Ma il governo di Zapatero è costretto ad un giro di vite dietro l’altro: gli ultimi sondaggi lo danno a picco nelle intenzioni di voto. Come se non bastasse, il tesoro spagnolo tra oggi e giovedi deve collocare nuove emissioni; gli spread con i bund tedeschi inevitabilmente salgono.
La stretta Ue sulla finanza speculativa segue una analoga decisione presa unilateralmente dalla Germania e per questo molto criticata. Ora però la Commissione Ue sta seguendo l’esempio tedesco e dunque studia il modo per limitare o anche vietare le vendite allo scoperto e i cds a livello europeo. La misura dovrebbe scattare solo in situazioni di emergenza e dovrebbe essere coordinata attraverso l’Esma, l’autorità  Ue di vigilanza sui mercati. La scelta di Bruxelles è contenuta in un documento preparato per una consultazione fra gli operatori del settore che si chiuderà  il 10 luglio. Giovedi si riunirà  a Parigi il Cesr, l’organismo delle Consob europee, per discutere anche in questa sede la questione (short selling, in gergo).
«Gli Stati membri hanno finora agito in maniera differente» sia sulle vendite allo scoperto che sui cds, si legge nel testo preparato dal commissario ai servizi finanziari, Michel Barnier. E più avanti: «Un approccio frammentato può limitare l’efficacia delle misure imposte e creare costi e difficoltà  addizionali». Per Bruxelles, quello che serve è «un nuovo regime europeo sulle short selling e i cds», da introdurre in «un’apposita legislazione» che vedrà  la luce «entro la fine dell’estate». Le nuove norme dovranno prevedere: massimo coordinamento tra i Paesi e l’Esma in situazioni di emergenza; riduzione dei rischi legati alla liquidazione delle vendite allo scoperto o i cds “nudi”, quelli cioè detenuti a fini puramente speculativi, senza possedere il titolo pubblico a cui si riferiscono; misure per aumentare la trasparenza delle informazioni ai regolatori e ai mercati.
Anche l’Italia, all’indomani del crac Lehman per dieci mesi ha limitato le vendite allo scoperto. Il provvedimento, decaduto ad agosto 2009, era stato declinato in vario modo a seconda della situazione del mercato. All’inizio riguardava i titoli finanziari, poi tutto il listino, quindi di nuovo il settore finanziario, seguito dalle le società  interessate ad aumenti di capitale.

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