by Sergio Segio | 24 Maggio 2010 14:03
Come rafforzare sui luoghi di lavoro l’esercizio del diritto alla vita, si chiedono gli autori? Partendo dalla partecipazione dei lavoratori alla valutazione dei rischi: questa la risposta essenziale e semplice, indicata anche dall’Agenzia europea per la sicurezza e la salute sui luoghi di lavoro, ma di complicata realizzazione, a fronte delle resistenze culturali del mondo imprenditoriale e delle inadeguatezze delle istituzioni. Informazione e formazione sono imprescindibili per questo. Se il rischio non è percepito, è come se non esistesse, con tutte le conseguenze drammatiche che la circostanza comporta.
Insomma, indica il Rapporto, occorre tornare dal primato della tecnica al primato del fattore umano. Si legge nel volume: “Risulta particolarmente chiara l’arretratezza e l’inadeguatezza del sottosistema della sicurezza sul lavoro e dei suoi attori principali. Ciò che fa loro maggior difetto è una appropriata cultura della formazione, della prevenzione e della partecipazione democratica”. Le occasioni formative o non ci sono o sono inefficaci, puri procedimenti burocratici. Perché è avvenuto questo? “Perché è l’intero edificio della sicurezza sul lavoro che è governato dalla tecnica. Dove è la tecnica a governare gli uomini è inevitabile che gli uomini soffrano. Occorre un’inversione di paradigma: che sia il fattore umano a stabilire il primato sulla tecnica e sulle tecniche del lavoro e della sua misurazione”. (ep)
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