Scuola, insegnare logora “I prof sono ad alto rischio”

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Dal cancro alle patologie mentali: un fenomeno preoccupante che si riflette sugli studenti

I risultati di una ricerca della Fondazione Iard nel Nord Italia su un campione di 265 dirigenti scolastici

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di ANNA GRITTANI

La follia imperversa pericolosa e indisturbata tra le cattedre, ma nessuno sembra accorgersene, mentre le pagine di cronaca si riempiono dei reati che altro non sono, in parecchi dei casi, se non il sintomo della malattia vera: il disagio mentale professionale. Che la dimensione del fenomeno stesse assumendo livelli preoccupanti si poteva immaginare, ma che addirittura il 67 per cento dei dirigenti scolastici di alcune regioni del Nord Italia abbia affrontato almeno una volta in prima persona un insegnante matto, era al di là di ogni previsione. Se poi il dirigente è in servizio da più di dieci anni, la percentuale sale addirittura al 71 per cento.

A rivelarlo è una ricerca condotta da Fondazione Iard di Milano su un campione di 265 dirigenti scolastici di Veneto, Friuli Venezia Giulia e Lombardia, che hanno risposto ad un questionario sul disagio mentale professionale degli insegnanti. Ne emerge un quadro tanto inquietante quanto ignorato. Insegnanti folli e persino a rischio di cancro, senza che nessuno se ne renda conto sia a scuola, sia tra i medici, tant’è che meno della metà dei dirigenti scolastici manderebbe un insegnante pedofilo o piromane ad una visita medica collegiale. Persino nella letteratura psicologica internazionale, la relazione tra malattia psichiatrica e professione docente resta inesplorata.


Gli autori dell’indagine, Vittorio Lodolo D’Oria, Renato Pocaterra e Stefania Pozzi, lanciano l’allarme. “È come se il disagio mentale si arrestasse al burnout, cioè allo stato di logoramento psicofisico. Invece spesso scivola, irreversibilmente, nella patologia mentale conclamata”.
Così, scorrendo i dati dell’indagine, si scopre che meno di un dirigente scolastico su cinque è a conoscenza dei rischi di salute di origine professionale negli insegnanti. E, nel momento in cui si trova di fronte il professore matto, non è in grado di gestire la situazione. “In questi casi”, spiega Vittorio Lodolo D’Oria, il medico responsabile della ricerca (che rappresenta le Casse Pensioni Inpdap nel Collegio medico della Asl di Milano per il riconoscimento dell’inabilità al lavoro), la prima cosa da fare è mandare il docente ad una visita medica collegiale, trasmettendo una relazione sintetica, completa di documentazione e testimonianze. Sarebbe opportuno anche fare prevenzione chiedendo aiuto e parlando dell’argomento”.

Su queste procedure i dirigenti sanno poco e niente, infatti rispondono correttamente a meno della metà delle domande, anzi l’opzione più condivisa del questionario (30% delle preferenze) è quella di suggerire al docente matto di prendersi le ferie.
Ma il risultato più inquietante dell’indagine riguarda i dirigenti che non hanno mai affrontato in prima persona casi del genere. Questi presidi sottovalutano i rischi di incolumità degli alunni, tant’è che il 60,8 per cento di loro ritiene che il disagio mentale professionale degli insegnanti possa portare solamente a disservizi. I colleghi che invece hanno sperimentato la problematica, non si ritengono appoggiati né dai Centri servizi amministrativi (gli ex Provveditorati), né dalle Direzioni scolastiche regionali.

Se ne lamentano due dirigenti su tre. Scarseggia per più della metà dei presidi anche la fiducia nel Collegio medico incaricato di verificare i casi, specie se il docente ritenuto matto è stato riammesso al lavoro. Tutti d’accordo invece sulla necessità di una formazione specifica dei dirigenti e sull’istituzione di corsi rivolti agli stessi docenti per favorire la prevenzione del rischio. L’ignoranza unanime riguarda poi un altro aspetto del problema: il rischio di ammalarsi di cancro. Gli stati di ansia e depressione provocano infatti un abbassamento delle difese immunitarie alla base delle patologie tumorali. Nessun dirigente lo sa. Lodolo D’Oria adesso confida nel ministro dell’Istruzione: “La speranza è che Giuseppe Fioroni, che è un medico, predisponga azioni efficaci, affrontando adeguatamente un tema che, se ignorato, tenderà sempre più ad avere ricadute negative sui docenti e soprattutto sugli alunni”.

(Repubblica.it, 8 marzo 2007)

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