Missioni militari, via libera dalla Camera Solo tre i contrari, due di Rifondazione
I voti a favore sono 524, tre i no, 19 gli astenuti con la Lega. A favore An e Fi “per la dignità dei nostri soldati”. Prodi soddisfatto
Fassino: “Larghissimo consenso”. Ma Fini avverte: “Il problema al Senato”
ROMA – Con 524 voti a favore, 3 contrari e 19 astenuti l’aula di Montecitorio ha appena approvato con la quasi unanimità dei due poli la conversione in legge del decreto sulle missioni militari all’estero, leggi Afghanistan.
Nella maggioranza due i voti contrari, come previsto, quelli di Paolo Cacciari e di Salvatore Cannavò, il trotzkista di Rifondazione, compagno di corrente di quel Turigliatto che per aver votato no al Senato è stato espulso dal partito.
Astenuti, come previsto, i diciotto parlamentari della Lega che, come ha spiegato Maroni, “sono contrari al decreto per motivi speculari a quelli della sinistra radicale e cioè che i nostri soldati non sono armati in modo adeguato al rischio”. Si è astenuta anche la verde Luana Zanella “per coerenza con i propri principi”
Favorevoli An e Forza Italia “ma sia chiaro – hanno spiegato gli onorevoli Ignazio La Russa (An) e Antonio Martino (Fi) – solo per una questione di coerenza, di dignità nazionale e di rispetto per i nostri soldati”. La Russa, durante la dichiarazione di voto a MOntecitorio, ha ricordato al governo che “al Senato la maggioranza dovrà avere i 158 voti necessari. Altrimenti dovete dimettervi”. Antonio Martino ha spiegato che Fi vota “sì al decreto per rispetto degli alleati internazionali e dei soldati” ma ha bocciato in pieno la politica estera del governo che “sta dilapidando 60 anni di politica estera e di rapporti con gli Stati Uniti”.
Su tutto il dibattito e le dichiarazioni di voto ha pesato il sequestro dell’inviato di Repubblica Daniele Mastrogiacomo. Per l’Ulivo la dichiarazione di voto di Marina Sereni: “Votiamo sì perché è netta e convinta la nostra scelta in favore del multilateralismo e perché in Afghniastan dobbiamo esserci per avviare un processo di ricostruzione civile e sociale”. Anche per il segretario di Rifondazione votare sì al decreto “è un voto per la pace”. Ma è innegabile che nella sinistra radicale i mal di pancia e i nasi tappati sono stati tanti. Nei confronti di Cacciari e Cannavò il parito, però, non dovrebbe essere così duro come è stato con Turigliatto ma dovrebbe sanzionare in modo solo verbale il voto contrario.
Soddisfazione nel commento di Prodi: “Meglio di così non poteva andare”.
Soddisfatto anche il segretario dei Ds, Piero Fassino:
“E’ la conferma che c’è un larghissimo consenso attorno ad una scelta delicata e impegnativa di politica estera – ha spiegato Fassino conversando con i giornalisti in Transatlantico – Come abbiamo sempre detto, il fatto che missioni di pace siano sostenute da un largo consenso parlamentare è importante prima di tutto per i nostri militari impegnati in una situazione particolarmente rischiosa, e anche perché la condivisione di scelte di politica estera così impegnative accresce anche l’autorevolezza e la credibilità del Paese agli occhi della comunità internazionale”.
Ma ora la questione si sposta al Senato. E di fronte a un Fassino tranquillizzante per l’esito del voto, Gianfranco Fini – che pure ha votato a favore – avverte: “Se l’Unione non dovesse avere i 158 voti al Senato sul rifinanziamento delle missioni italiane all’estero, fra cui l’Afghanistan, si aprirebbe un enorme problema politico”.
(Repubblica.it, 8 marzo 2007)
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