I giovani italiani si allontano dall’Europa sono pochi e scarsamente informatizzati

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I dati dell’indagine Eurostat sullo stato di salute dei paesi europei

Troppi ritardi nei settori nuove tecnologie, scolarizzazione e lavoro

<B>I giovani italiani si allontano dall’Europa<br />sono pochi e scarsamente informatizzati</B>” src=”http://www.repubblica.it/2005/k/sezioni/scuola_e_universita/servizi/giovanieurispes/giovani-eurostat/stor_10038506_07280.jpg” width=”280″ /> </font></div><p><font size=

di SALVO INTRAVAIA

Se il futuro dipende dai giovani di oggi in Italia non c’è da stare molto allegri. La popolazione invecchia e i ragazzi sono sempre meno. Nel secondo millennio usano poco internet e hanno scarse competenze informatiche. Il livello di scolarizzazione è basso e sono ancora troppi coloro che a 24 anni si ritrovano all’affannosa ricerca di un posto di lavoro. Un quadro – quello illustrato da Eurostat in occasione del Forum dei giovani del 24 e 25 marzo, organizzato nell’ambito dei festeggiamenti per il 50° anniversario della firma dei Trattati di Roma – che dovrebbe fare riflettere tutti: politici, amministratori locali e cittadini comuni. I numeri, ancora una volta, non lasciano spazio a dubbi: l’Italia è indietro e il futuro secondo gli esperti europei è decisamente in salita.

La popolazione “giovane”. Se per giovani intendiamo quelli al di sotto dei 24 anni, in Italia, siamo messi male e se consideriamo gli under 15 siamo gli ultimi. E’ il prezzo di genitori con sempre meno figli e di una famiglia che stenta a decollare: con benessere e difficoltà economiche probabilmente facce della stessa medaglia. Oggi, nel nostro paese , solo un abitante su quattro ha meno di 24 anni. La media dei paesi dell’Unione Europea è del 28,6 per cento. Tra le nazioni che possono contare su un capitale umano giovane in testa c’è l’Irlanda (35,7 per cento) seguita dal Francia, col 31,2 per cento, Regno Unito e Danimarca. E se nel frattempo non interverranno novità, nel 2050 le cose peggioreranno ulteriormente: il numero dei giovani, si calcola, scenderà al 19,6 per cento.


Il livello di scolarizzazione e il lavoro. E’ uno dei parametri presi in considerazione dalle organizzazioni internazionali per prevedere i margini di crescita di uno stato. Rispetto alla media Ue (77,4 per cento) i ragazzi italiani tra i 20 e i 24 anni di età in possesso di un diploma sono appena 73 su 100. La Svezia con 87 giovani diplomati su 100 ci surclassa. Finlandia e Grecia ci danno oltre 10 lunghezze. Ma il dato che salta all’occhio è quello dei paesi appartenuti all’ex blocco sovietico che in molti casi superano il 90 per cento. Brutte notizie per i giovani italiani anche sul versante del lavoro. La disoccupazione in Italia colpisce più di un giovane su 5 (il 20,1 per cento) con una media europea più bassa di quasi 3 punti e mezzo. Ma non è tutto. Perché nelle statistiche Eurostat figura la percentuale di giovani che lavora: il resto è disoccupato o continua gli studi. In Italia, ultima in assoluto, può contare su uno stipendio appena un ragazzo su 4. Nel Regno Unito, in Finlandia, Austria e Danimarca se ne contano quasi il doppio.

Le competenze informatiche. In un mondo sempre “più virtuale” sapere utilizzare il computer e la Rete è di fondamentale importanza. Fra qualche anno, coloro che non sapranno inviare una email non saranno in grado di “chattare” o “navigare e acquistare in rete” saranno considerati neoanalfabeti. Tra i paesi europei più sviluppati i giovani italiani figurano all’ultimo posto: appena 55 su 100 (16/24 anni) utilizzano internet almeno una volta alla settimana. Gli unici paesi dell’Ue che ci seguono sono la Bulgaria, la Grecia e Malta. Anche in Lituania e Lettonia l’utilizzo di internet da parte dei giovani è parecchio più diffuso che nel belpaese. Stessa cosa per le competenze informatiche di alto livello. Solo un giovane italiano su tre può considerarsi davvero esperto alle prese con “file, account” e altre diavolerie e solo 8 su 100 si sono cimentati in “acquisti elettronici”. In Europa, i ragazzi fra 16 e 24 anni che comprano beni e servizi su internet sono almeno il triplo

(Repubblica.it, 24 marzo 2007)

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