Scompare a 86 anni Adele Faccio paladina dei diritti umani e civili

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E’ morta ieri a Roma una delle leader del movimento radicale negli anni ’70. Il ricordo del ministro Bonino, amica e compagna di lotta: “Fummo arrestate insieme”

<B>Scompare a 86 anni Adele Faccio<br />paladina dei diritti umani e civili</B>” src=”http://www.repubblica.it/2007/02/sezioni/politica/morta-adele-faccio/morta-adele-faccio/foto_9738888_35220.jpg” width=”200″ /> </font> </p> <p>Adele Faccio</p> </p></div><p><font size=

ROMA – E’ morta ieri a Roma Adele Faccio, icona delle battaglie per i diritti civili negli anni ’70, deputata radicale nella settima e ottava legislatura. Aveva 86 anni. La notizia è stata data dalla Lega per i diritti sessuali della persona, di cui era presidente, ma soltanto “a funerali avvenuti, per espresso desiderio dei congiunti”.

Adele Faccio fu tra le radicali più intransigenti, pronta a farsi arrestare per affermare il diritto al divorzio e all’aborto che all’epoca era un reato penale. Emma Bonino era con lei nella battaglia per i diritti civili: “Con Adele – ha detto il ministro per le Politiche europee – ho iniziato la mia militanza politica nella lotta contro l’aborto clandestino e le mammane. Con lei sono entrata per la prima volta in Parlamento. Ho condiviso con Adele aspre battaglie insieme a Marco Pannella, Mauro Mellini, Adelaide Aglietta e Gianfranco Spadaccia. Di lei conservo un ricordo pieno di affetto e tenerezza”.

In un’intervista che rilasciò a Bruxelles quando era commissario europeo, la Bonino ricordava i drammatici momenti di quella stagione di lotta: “Era il gennaio del ’75 quando la polizia fece irruzione nella clinica del dottor Conciani. Immediatamente io con Adele e Gianfranco ci autodenunciammo. Gianfranco fu subito arrestato per reato d’opinione; io e Adele, inseguite da un mandato di cattura, arrivammo di nascosto a Parigi dove prendemmo contatto con Simone Weil che un anno prima aveva fatto approvare la legge in Francia. Al nostro ritorno in Italia fummo arrestate”.
Con tenacia e passione Adele Faccio si battè per cambiare la legislazione e modificare la cultura e il costume. “Fu l’alleata appassionata delle donne – scrive in una nota della Lega per i diritti sessuali della persona – una figura di spicco”.

Dalla politica era uscita 17 anni fa per ritornare all’antica passione della pittura: “Non ho nostalgia per la politica – disse nel novembre del ’90 – Ne ho a sufficienza”. Ma era esattamente così. Sette anni dopo, insieme ad altri leader storici del Partito Radicale, tornò nell’arena per lottare contro il proibizionismo sulle droghe leggere e per sostenere la lista Pannella nelle elezioni comunali a Roma.

Ieri la morte; pochi hanno saputo. I funerali sono stati celebrati in forma privata. Neppure i dirigenti radicali erano stati informati. Il segretario del partito Rita Bernardini ha ammesso in una nota che solo oggi ha appreso della morte di Adele Faccio “a seguito di un ictus. La drammatica notizia ha lasciato costernati i dirigenti e i militanti radicali. Fisseremo a breve una data nella quale salutare Adele, proponendone l’esempio e il ricordo a coloro che da tempo non hanno potuto conoscerne la storia, l’importanza per il movimento radicale e i diritti civili e umani nel nostro paese”.

Nata a Biella, nipote della scrittrice Sibilla Aleramo, studiò Lingue all’università di Genova. Partigiana sulle montagne della Liguria, fu poi docente di Lingue a Genova e a Barcellona per quindici anni. Chiamata a Milano all’ufficio Classici della Mondadori, restò finché nel ’70 si ritrovò alla testa delle prime battaglie contro gli aborti clandestini. Quelle lotte che finirono per portarla alla Camera dei deputati.

(Repubblica.it, 9 febbraio 2007)

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