Pensioni. Sindacati: il governo faccia una proposta condivisa

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I sindacati la garanzia che verrà abolito lo scalone (che dal primo gennaio 2008 portera’ l’eta’ per andare in pensione con 35 anni di contributi da 57 a 60) e che i coefficienti di trasformazione dei contributi non saranno ridotti

Prima di sedersi al tavolo e cercare un accordo, i sindacati chiedono chiarezza al governo sulle pensioni. Ossia: una proposta collegiale e condivisa da tutte le componenti dell’Esecutivo. E soprattutto la garanzia che verrà abolito lo scalone (che dal primo gennaio 2008 portera’ l’eta’ per andare in pensione con 35 anni di contributi da 57 a 60) e che i coefficienti di trasformazione dei contributi non saranno ridotti. L’invito è venuto da Guglielmo Epifani, segretario confederale della Cgil, che oggi ha chiesto a governo e maggioranza una maggiore coesione. “Il governo non puo’ sfuggire a un problema di maggiore collegialita’ tra le posizioni che ha al suo interno”, ha detto Epifani a Bologna in occasione dell’assemblea dei quadri e delegati della Cgil Emilia Romagna. E questo perché, per “‘fare’ deve avere un progetto condiviso e una convinzione che tenga assieme tutte le anime della sua maggioranza”. Quindi il leader della Cgil ha affrontato il tema delle pensioni, e ha chiarito che lo scalone “deve essere abolito”, perché ‘ha implicazioni che scardinano la riforma Dini”. “E’ la prima cosa da chiedere al governo – ha sottolineato Epifani -, e su questo non scherziamo, e il governo lo deve sapere’. ‘Metteremo a punto una proposta unitaria – ha aggiunto Epifani -, ci stiamo lavorando, una proposta che sarà sottoposta al vaglio dei lavoratori’.

Epifani si è soffermato anche sul punto che riguarda la modifica dei coefficienti di trasformazione dei contributi. “L’Europa ha il potere di dire quello che vuole – ha spiegato Epifani -, ma il nostro e’ un governo che se ha la forza e la convinzione e’ in grado di dare le risposte e fare le proprie scelte in rapporto col movimento sindacale. Non e’ la priorita’ – ha spiegato ancora Epifani riferendosi ai coefficienti – si puo’ fare piu’ in la’, ma non si puo’ aspettare troppo. C’e’ un punto limite – ha spiegato – oltre il quale questo confronto va fatto e se ci sono le condizioni va chiuso prima del prossimo Dpef della prossima finanziaria”. Epifani ha aggiunto: “sappiamo benissimo cosa c’e’ scritto nella Dini, e’ inutile che ce lo spieghino. Noi poniamo pero’ un altro problema. Se si abbassa oltre il 50% il futuro livello di copertura previdenziale per i piu’ giovani, si apre uno straordinario problema sociale che riguarda il rapporto tra i giovani e la previdenza obbligatoria. E’ un problema sociale-politico – ha concluso Epifani – per questo diciamo che non ci puo’ essere automatismo, che non si puo’ accettare questa riduzione del livello di copertura previdenziale”.

Damiano: al tavolo il governo abbia una voce unica
La richiesta di chiarezza viene però nei giorni più confusi, e polifonici, sul tema. In attesa della proposta di riforma delle pensioni di Rifondazione comunista, che sarà presentata nel convegno del 18 gennaio, oggi si è tenuto un seminario dell’area ulivista (dal titolo “Garantire il futuro”) nel quale il ministro del Lavoro, Cesare Damiano, ha spiegato che il termine del 31 marzo per l’accordo sulle pensioni è ‘una data indicativa’. Damiano ha sottolineato che ‘il seminario di oggi e’ un modo affinche’ l’Ulivo abbia una posizione unitaria”. “Io a quel tavolo mi siedo solo se c’e’ una voce unica del governo – ha sottolineato Damiano -, solo se c’e’ un solo tavolo e non anche tavoli occulti o, addirittura, se ci sono rilanci in corso d’opera”. Riguardo allo scalone Damiano ha detto che ”va rivisto. Non dico va cancellato perche’ ci vogliono tanti soldi, certo se ci sono lo cancelliamo”, vincolando cosi alle risorse economiche la possibilita’ di eliminarlo. Per il ministro ”nell’equilibrio del risultato una riduzione e’ fondamentale” per impedire ”un salto di 3 anni in un colpo solo”. ”Ma questo -ha detto- rientra negoziazione fra le parti”.

Più netto, il ministro, riguardo all’aumento delle pensioni minime: ”portare le minime a 800 euro sarebbe un’ingiustizia per gli operai che hanno regolarmente versato contributi per 35 anni” e che all’uscita dal lavoro otterrebbero un assegno piu’ o meno dello stesso importo. ”Aumentare le minime? sarebbe pazzesco! Ci rendiamo conto a chi vanno?” ha esclamato il ministro invitando invece ”a tenere conto dei contributi versati”. Il tema, secondo il ministro, e’ tuttavia legato anche quello dei contributi figurativi che dovrebbero essere versati anche nei periodi di disoccupazione. ”Oggi non c’e’ tutela” per questo ma ”domani, se verra’ fatta la riforma si potra’ puntare ad avere una tutela contributiva anche per i momenti di non lavoro per evitare di avere strappi nella carriera contributiva di ciascun lavoratore”. Allo stesso modo ”non dovra’ essere possibile perdere i contributi versati” . Tutti questi, ha detto Damiano, ”sono temi che non si potevano prevedere nel ’95 quando e’ stata fatta la riforma Dini anche perche’ in gran parte la precarieta’ e’ frutto dell’azione di governo del centrodestra”.


Rifondazione preannuncia la proposta di riforma

Molto diversa la linea di Rifondazione. Alcune linee della proposta del partito sono state anticipate oggi dal responsabile economia e lavoro, Maurizio Zipponi (ex Fiom), in un forum on line. ”La proposta che faremo – spiega Zipponi – stara’ su due binari. Il primo: e’ quello che dobbiamo mantenere la parola data agli elettori con il programma dell’Unione, cioe’ abolizione dello scalone, aumento delle pensioni minime, rivalutazione delle pensioni in essere e contrarieta’ a qualsiasi riduzione dei coefficienti per il calcolo”. Cosi’ il responsabile economia e lavoro di Rifondazione comunista Maurizio Zipponi, intervenendo al forum on line del partito, anticipa alcune delle proposte che il Prc presentera’ il 18 in un incontro con i sindacati.

”Secondo binario – prosegue – partire da una lettura precisa della riforma Dini del 1995 in cui si genero’ la piu’ grande rottura generazionale nella storia del nostro paese dal dopoguerra in poi; faremo un bilancio di quella riforma a 10 anni di distanza, individueremo i buchi neri, in particolare relativi alle nuove generazioni, alle donne, agli immigrati, al lavoro operaio, quello a turni e quello sottoposto a particolare stress psicofisico”. ”L’approccio – sottolinea ancora – sara’ rigoroso in quanto ogni proposta verra’ sostenuta dai conti, dalle proiezioni oggettive, tentando di rompere il primo grande assedio che esiste intorno alle pensioni pubbliche, quello fondato sulla tesi della insostenibilita’ economica”. ”Quella di Rifondazione – sottolinea ancora – sara’ una proposta nuova perche’ flessibile, adeguata alla trasformazione delle imprese e dei servizi, permettera’ cioe’ ai lavoratori e alle lavoratrici di scegliere definendo pubblicamente i trattamenti minimi dignitosi dopo una vita di lavoro”. ”Proporremo inoltre – spiega Zipponi – importanti ristrutturazioni del sistema che porteranno a tali risparmi da permettere una seria riduzione dei contributi versati”.

La posizione di Cisl e Uil
“Per noi coefficienti e disincentivi sono fuori dal tavolo di discussione. Siamo altresì disponibili sul tema dell’età pensionabile a discutere di formule flessibili incentivanti’. Lo ha detto il segretario generale aggiunto della Cisl, Pier Paolo Baretta, intervistato da Radio Città Futura. Per Baretta è ‘legittimo che l’Ue esprima le proprie opinioni, l’agenda degli impegni è per bene che la stabilisca il governo. Noi – ha proseguito – riteniamo che non si possa ridurre il valore della pensione. Sarebbe francamente inaccettabile che i giovani, che hanno già un problema col mercato del lavoro flessibile e quindi con dei buchi previdenziali che si scaricano sul lungo periodo, avessero anche un taglio dei coefficienti del valore tra il 6 e il 10%. Mentre c’è una disponibilità, ricorrendo a formule flessibili incentivanti, a discutere del fenomeno rappresentato dall’aumento dell’attesa di vita. Di certo non si possono fare le due operazioni insieme, non lo prevedeva la stessa legge Dini’. Quanto allo ‘scalone’ previsto dalla riforma Maroni, Baretta ha sottolineato che ‘se il superamento dello scalone ha un peso in termini di costi, siamo pronti a discutere formule alternative che possano consentire di mantenere grosso modo inalterati i costi stessi. Ma superare lo scalone, aumentare le pensioni degli anziani e coprire i buchi previdenziali dei giovani, sono per noi priorità irrinunciabili’.

Il sindacato intende onorare il Memorandum sulle pensioni sottoscritto con il governo, che in ogni caso non e’ un accordo sulle soluzioni ai problemi elencati. E’ questa la posizione espressa dal segretario generale della Uil, Luigi Angeletti, intervenuto oggi alla trasmissione Omnibus su LA7. ”Quando il Governo intendera’ aprire un confronto noi saremo pronti a discutere tutti i punti di quel protocollo – ha detto Angeletti -. Ricordo semplicemente questo: quel protocollo contiene un elenco di questioni che abbiamo convenuto essere oggetto di una vera trattativa, non contiene le soluzioni ai problemi, perche’ in questo caso sarebbe stato gia’ un accordo e quindi l’avremmo gia’ fatto”.

(www.rassegna.it, 16 gennaio 2007)


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