La Ue: oltre 200mila piccoli genii, ma l’Italia non sa cosa farne
Preoccupanti risultati del Rapporto Eurydice: nel nostro Paese potrebbero arrivare
di SALVO INTRAVAIA
Alunni superdotati? Spesso distratti, si annoiano durante le lezioni. In molti casi sono addirittura a rischio di insuccesso scolastico e alcuni abbandonano gli studi. Per loro le ‘normali’ lezioni sono banali. I problemi derivano dal fatto che sono più intelligenti degli altri alunni e da una scuola che, almeno in Italia, non sa come interessarli. Si tratta dei cosiddetti alunni ‘talentati’, cioè particolarmente dotati: piccoli geni che potrebbero fare la fortuna del Paese ma che spesso non vengono neppure individuati e valorizzati.
Secondo il la Commissione europea nelle classi italiane ce ne sono un numero compreso fra 200 e 700 mila, ma gli insegnanti non hanno neppure gli strumenti per riconoscerli. Il rapporto Eurydice (il network sull’Educazione della Commissione europea nel 1980) dal titolo ‘Misure educative specifiche per la promozione di tutti i talenti in Europa’ mette in evidenza il sostanziale ritardo della scuola italiana, e dei suoi insegnanti, in materia. In Italia non esiste una legislazione che affronti la questione, non ci sono strumenti specifici per l’individuazione dei ragazzi dotati di talenti particolari e mancano, di fatto, percorsi mirati per chi mostra capacità al di sopra della norma. In più, gli insegnanti sono impreparati ad affrontare questi ‘casi particolari’. In parecchie nazioni europee la questione è da tempo al centro di un ampio dibattito ed è stata affrontata in maniera organica.
La raccomandazione del Consiglio d’Europa. ‘L’educazione è un diritto fondamentale per tutti (…) E’ con questo spirito che una raccomandazione del Consiglio d’Europa nel 1994 mette in evidenza i bisogni educativi dei giovani con elevate potenzialità’, spiega il documento di Eurydice . La raccomandazione insiste sulla necessità di offrire a questi alunni il sostegno di cui hanno bisogno. ‘Esistono alunni con bisogni particolari – si legge nel documento – per i quali occorre adottare disposizioni speciali. Gli alunni superdotati sono fra questi, essi devono potere beneficiare di condizioni di insegnamento appropriate che permettano loro di mettere pienamente in atto le loro potenzialità, nel loro interesse e in quello della società. Nessun Paese può permettersi di sprecare dei talenti’.
Gli alunni superdotati in Italia. Sulla questione, lo studio Eurydice fa lo stato dell’arte in 30 paesi europei. In quasi tutti, Italia compresa, esiste una definizione degli alunni ‘superdotati’. Ma nel nostro Paese non è stato ancora messo a punto nessun ‘criterio di appartenenza’. L’individuazione del talento a scuola, in poche parole, è demandato alla sensibilità dell’insegnante. Nell’ordinamento scolastico italiano, per questi soggetti, non esistono neppure percorsi particolari da seguire: ‘misure di arricchimento’ o ‘attività extrascolastiche paricolari’. Nel nostro paese i talentati seguono le lezioni accanto ai loro compagni ‘normalì e non possono neppure accorciare il loro percorso scolastico di uno o più anni. E gli insegnanti? Non hanno nessun obbligo di promuovere o acquisire particolari competenze sugli eventuali talenti che si trovano i classe.
Le strategie degli altri Paesi. In metà dei Paesi esaminati le cose vanno diversamente. Quindici stati o regioni (la Turchia non ha fornito informazioni) si sono attrezzati con test attitudinali o di abilità per scovare i piccoli geni in classe. Fra questi Francia, il Regno Unito, Germania e Irlanda. In 10 paesi (Francia, Spagna, Portogallo, Regno Unito e Grecia, per esempio) la legislazione include i superdotati fra gli alunni con ‘bisogni educativi particolari’. Ma a prescindere dalle definizioni in quasi tutti i paesi esistono risorse educative/pedagogiche destinate ai giovani ‘talentuosi’. Nel Regno Unito i superbravi hanno la possibilità di iscriversi in corsi potenziati. Gli alunni per l’apprendimento delle diverse discipline possono essere suddivisi in gruppi omogenei o possono seguire corsi extrascolastici di ‘arricchimento’. In ogni caso ai piccoli geni viene offerta la possibilità di accorciate il percorso di studi tradizionale. In Francia è possibile suddividere gli alunni di una stessa classe ‘in livelli’. E in alcuni casi gli alunni possono seguire sezioni con insegnamento differenziato: sport, musica e danza per coloro che manifestano un talento particolare in questi ambiti. In Spagna è invece possibile saltare anche tre anni rispetto alla durata ordinaria dei percorsi di studio.
I due modelli teorici. Tutti i paesi concordano nell’offrire agli alunni particolarmente dotati qualche chance in più. Ma esistono attualmente due visioni contrapposte: una ‘integrativa’e l’altra ‘segregativa’. Il primo modello si caratterizza per una politica inclusiva per la presa in carico dei giovani ‘dotati’: niente definizioni né strategie o misure didattiche particolari. Gli esponenti più convinti della bontà di questo approccio sono quattro pesi nordici: Norvegia, Svezia, Finlandia e Islanda. Il secondo modello adotta un approccio ‘altamente selettivò con definizioni criteri di appartenenza e strategie ben definite. E’ il caso di Polonia, Lettonia e Repubblica Ceca. Molti paesi adottano un modello integrato in ambiente scolastico con la formazione di gruppi separati. In Italia siamo fermi ai piani di studio personalizzati inventati dalla Moratti, ma quasi irrealizzabili i classi superaffollate.
(Repubblica.it, 29 gennaio 2007)
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