Wal-Mart sfida il mercato farmaceutico

by redazione | 3 Novembre 2006 0:00

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Il settore farmaceutico è un salotto ristretto, con pochi operatori in

(La Repubblica, 3 novembre 2006, Pagina 39 – Economia)

Wal-Mart, la catena di grandi magazzini più grande del mondo, è nota non solo per il suo slogan «prezzi bassi ogni giorno», ma anche per fare strage di concorrenti nei settori in cui comincia a operare. Non meraviglia quindi che il suo progetto di vendere al prezzo di solo 4 dollari un quantitativo di medicinali a prescrizione medica sufficiente per un mese stia spingendo CVS e Caremark verso una fusione che, pur creando sinergie del valore di 400 mln di dollari, è stata paragonata all´effetto che può avere una lucidata su una macchina con la trasmissione sfasciata. Basti pensare al fatto che da settembre, mese in cui il progetto è stato annunciato, le azioni di Caremark e CVS hanno perso il 14% e il 18%. Un primo problema è che società come Caremark e CVS fungono essenzialmente da intermediari, che contrattano l´acquisto di grandi partite di farmaci con i produttori e poi le distribuiscono con un sovrapprezzo alle farmacie, che a loro volta applicano un ricarico per la vendita agli utenti, i quali ignorano i vari passaggi di mano che portano al prezzo finale. Inoltre il settore farmaceutico è un salotto ristretto, con pochi operatori in posizione dominante. I grandi intermediari e le farmacie possono anche accapigliarsi su chi si metterà in tasca la fetta maggiore di profitti, ma i prezzi restano elevati permettendo a farmacie e intermediari performance superiori alla media. Un privilegio che Wal-Mart minaccia di frantumare con prezzi trasparenti e concorrenza nel settore. Il progetto ha ancora una portata limitata, ma si estenderà sia geograficamente che con il numero dei medicinali offerti. La fusione di Caremark e CVS è la prova lampante del terrore che il piano sta seminando.

Il rilancio di AOL

A-O-L, tre lettere che nella storia della finanza non hanno pari in quanto a sinonimo di distruzione di valore, anche se un piccolo acquisto fatto dal tanto vituperato ramo di Time Warner due anni fa può aiutare a smentire questa convinzione. Advertising.com, pagata da Time Warner per 500 mln di dollari, sembra avere un ruolo chiave nella trasformazione di AOL. Così come Google guadagna dalla vendita di pubblicità legata alle ricerche online per migliaia di siti di terzi, Advertising.com guadagna piazzando pubblicità visiva online sulla rete per centinaia di aziende. Il segreto del ramo aziendale risiede nella proprietà di un software che consente di ottimizzare i rendimenti finanziari sulla pubblicità visiva per centinaia di inserzionisti, i quali si rivolgono ad Advertising.com per capire dove e quando fare pubblicità online. Sia per Advertising.com che per i suoi clienti il guadagno si concretizza quando i clic sugli inserti visivi si trasformano in vendite. Una dinamica che aiuta AOL a sospingere i ricavi derivanti dalla pubblicità, che nel terzo trimestre sono cresciuti del 46% di cui quelli di Advertising.com sono quasi raddoppiati. A titolo di paragone, la pubblicità legata alle ricerche online che Google dirotta verso AOL è cresciuta del 30%. Con una spinta di questo tenore che sostiene Advertising.com, le ambizioni del gruppo di spostare AOL da una fase calante verso un percorso di crescita appaiono sempre più realistiche. Chissà, se tutto questo alla fine consentirà a Time Warner di vendere AOL intorno a 20 mld di dollari, prezzo al quale Google ha stimato il valore del ramo, magari le tre lettere un giorno assumeranno un significato meno negativo agli occhi degli azionisti.

David Vise

(Traduzioni a cura di MTC)

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