Le cifre della manovra finanziaria ai raggi X

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Un intervento del responsabile del dipartimento economico della CGIL

di Beniamino Lapadula
Coordinatore dipartimento economico Cgil

La manovra finanziaria per il 2007 risulta così composta:1) misure di redistribuzione (revisione Irpef, aumento delle imposte sui redditi da capitale, aumento dei contributi a lavoratori autonomi e co.co.pro.) per un totale di 10,50 miliardi, cui vanno sottratti 5,5 miliardi impiegati per la riduzione del cuneo fiscale che grava sul lavoro; 2) reperimento di risorse (razionalizzazione e riorganizzazione della pubblica amministrazione, misure di contrasto all’evasione e all’elusione, studi di settore, sanità, patto di stabilità interno e fondo tfr) per complessivi 27,9 miliardi; 3) 14,8 miliardi delle risorse reperite sono stati utilizzati per ridurre l’indebitamento tendenziale, mentre i rimanenti 13,1 miliardi sono stati utilizzati per lo sviluppo, l’equità sociale e per far fronte alle diverse esigenze delle funzioni dello Stato. La correzione necessaria a riportare il disavanzo al 2,8 per cento del pil, così come concordato a livello europeo, è alleggerita rispetto a quanto indicato nel Dpef. Essa scende da 20 a poco meno di 15 miliardi, grazie al miglioramento delle entrate tributarie registrato quest’anno che per 5 miliardi è considerato di carattere strutturale.

La diagnosi dei problemi della finanza pubblica italiana da cui prende le mosse il disegno di legge finanziaria resta però invariata in quanto l’emersione di base imponibile stimata, pur migliorando l’andamento dei conti pubblici, non è in grado di produrre un avanzo primario sufficiente a generare una riduzione significativa del debito. Per completare il riequilibrio del bilancio pubblico entro il 2011 occorreranno, infatti, altri 2-3 punti di Pil di riduzione del deficit. Tale obiettivo, se si vogliono evitare ulteriori inasprimenti del prelievo o consistenti tagli alla spesa, può essere conseguito solo se il paese tornerà su un sentiero di crescita strutturale. Tale obiettivo ancora non è stato conseguito: la ripresa dell’economia italiana mantiene ancora un carattere ciclico, non si registrano, cioè, sufficienti segnali di mutamento significativo del modello di specializzazione e di ripresa della dinamica della produttività. È per questo che la manovra di finanza pubblica non si limita a perseguire il risanamento ma si pone l’obiettivo di assicurare le risorse essenziali per rilanciare la competitività. A tal fine le cifre della Finanziaria assumono una dimensione largamente superiore alla riduzione del disavanzo necessaria a rientrare sotto il tetto del 3 per cento. L’intento è proprio quello di liberare risorse a favore dello sviluppo e dell’equità, evitando così la riproposizione della politica dei due tempi. La politica economica del governo Prodi si propone, così, di agire simultaneamente su tre fronti: sviluppo, risanamento ed equità.

Particolarmente rilevante, sul fronte dell’equità, è il ridisegno dell’Irpef contenuto nel ddl della Finanziaria. Esso migliora il profilo della progressività dell’imposta, riduce le aliquote medie fino a redditi di 38.000 euro, migliora il reddito disponibile dei nuclei familiari con figli, combinando il sistema delle detrazioni con quello degli assegni per il nucleo familiare. Molto significative sono anche le altre misure tese a migliorare l’equità del prelievo. Vanno in tale direzione sia la revisione dell’imposizione sulle rendite finanziarie e delle imposte ipotecarie e catastali sulle successioni e sulle donazioni, che le misure tese al recupero di base imponibile e al contrasto all’evasione e all’elusione fiscale. La riduzione del cuneo fiscale (dopo che è stata scartata, d’intesa con le parti sociali, l’ipotesi di ridurre i contributi pensionistici) per la parte relativa alle imprese si incentra sull’Irap, per quella relativa ai lavoratori sull’Irpef e sul miglioramento degli assegni per il nucleo familiare.

Nel valutare le diverse misure contenute nella legge finanziaria 2007 e nel proporre le necessarie modifiche bisogna tener ben presente che essa si trova ad affrontare una situazione di eccezionale complessità. Il quadro di finanza pubblica previsto per i prossimi anni è, infatti, ben più grave di quello certificato per quest’anno dalla Commissione Faini. Sui tendenziali 2007-08, infatti, dal pubblico impiego ai cofinanziamenti europei, dall’Anas alle Ferrovie, ad altre fondamentali voci di spesa, pesano le sottostime e i “taroccamenti” contabili ideati da Tremonti. Questo spiega perché i 15 miliardi per lo sviluppo previsti in un primo momento dalla Finanziaria sono risultati ampiamente insufficienti, tanto da richiedere di innalzare la manovra di altri 3,4 miliardi. In tale quadro di difficoltà è perciò particolarmente positivo l’impianto redistributivo della Finanziaria che punta a ridurre le disuguaglianze enormemente cresciute nel nostro paese negli ultimi anni.

L’iniquità del prelievo fiscale, operato nella scorsa legislatura dal governo Berlusconi, risulta evidente dai dati: l’Irpef pagata da lavoratori dipendenti e pensionati tra il 2001 e il 2005 è aumentata del 14 per cento, mentre gli altri redditi hanno pagato il 25 per cento in meno. È stato questo il frutto combinato della scellerata politica dei condoni che ha incentivato l’evasione e della mancata restituzione del drenaggio fiscale che ha penalizzato salari e pensioni. I sacrifici che vengono ora richiesti al mondo del lavoro autonomo non hanno, dunque, nessun intento punitivo ma cercano soltanto di ridistribuire i sacrifici che occorrono per far ripartire l’economia italiana. Anche il ridisegno dell’Irpef non ha alcun segno punitivo: si sono dovute correggere le gravi distorsioni prodotte dal secondo modulo Tremonti, sia per ripristinare la progressività, che per reperire parte delle risorse necessarie per ridurre il cuneo fiscale che grava sui lavoratori dipendenti, migliorare gli assegni e le detrazioni per i figli minori, dare ai pensionati un trattamento fiscale più equo. Ciò ha reso necessaria la richiesta di modesti sacrifici anche a chi non si può certamente definire ricco, ma che nel 2005 ha ricevuto uno sconto fiscale che le casse dello Stato non potevano permettersi.

(www.rassegna.it, Rassegna sindacale, ottobre 2006)

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