La scalata della coppia Tavaroli-Cipriani

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Spiate, ispezioni fiscali sospette e quegli incontri clandestini con Mancini

La scalata della coppia Tavaroli-Cipriani
Spiate, ispezioni fiscali sospette e quegli incontri clandestini con Mancini

Il primo: sottufficiale dell´anticrimine con amici nel Sismi
Il secondo: colto, dai modi spicci e molto vicino a Gelli

FERRUCCIO SANSA MILANO – Intercettazioni: ecco la madre di tutte le inchieste. Quando i pm milanesi hanno tirato il filo dell´indagine Telecom si sono trovati in mano un groviglio di storie. Di interessi. Di nomi, spesso ricorrenti.
Scorrendo le indagini più clamorose degli ultimi anni prima o poi ci si imbatte in quel nodo: le intercettazioni abusive Telecom. Non si scappa: dal sequestro di Abu Omar al Laziogate, passando per gli appalti in materia di sicurezza. E perfino Calciopoli. Così negli inquirenti si è fatto largo un sospetto: quello di trovarsi di fronte a un episodio senza precedenti, un caso Echelon italiano. Ci sarebbe un´organizzazione ramificata in grado di intercettare decine di migliaia di persone. Qualcosa che ha la stessa puzza delle trame degli anni Sessanta in un intreccio perverso tra servizi, agenzie di investigazioni e uomini delle forze dell´ordine.
L´inchiesta dei pm Napoleone, Civardi, Mannella e Piacente si divide in mille rivoli. Ma resta un filone principale. Restano due figure chiave: Giuliano Tavaroli ed Emanuele Cipriani, amici di una vita, compagni in ogni avventura. E vicini ad altri personaggi chiave delle inchieste di quest´anno, come l´ex numero due del Sismi, Marco Mancini. «Tutto nasce – racconta lo stesso Tavaroli, 46 anni – da un´indagine sull´Ivri, un istituto di vigilanza privata coinvolto in una storia di appalti per la sicurezza». Durante una telefonata tra Pasquale Di Ganci (titolare della Sipro, altro istituto di vigilanza), viene fuori il nome di Tavaroli, come «quello che poteva dare informazioni sulle indagini in corso». Tavaroli nasce sottufficiale dell´anticrimine, ma è solo il trampolino di lancio. È uno che sa scegliersi gli amici: passato alla sicurezza Italtel, tiene rapporti con il Sismi. Quindi diventa consulente di Roberto Arlati, collaboratore di Gianfranco Troielli, vicino a Craxi. Tutti lo conoscono a Milano, Marco Tronchetti Provera si fida di lui, tanto che gli affida la sicurezza aziendale della Pirelli. Nel 2001 Tronchetti conquista Telecom e Tavaroli diventa responsabile della sicurezza della società. Si occupa quindi anche del Cnag, l´ufficio intercettazioni che tiene i rapporti con le Procure.
Nella sua scalata Tavaroli è legato a corda doppia con Cipriani, 45 anni, uomo elegante, colto, ma dai modi spicci. Amico di Licio Gelli, console a Firenze della Guinea Conakry, è alla guida di una delle agenzie di intelligence più importanti d´Italia, la Polis d´Istinto cui Tavaroli esternalizza molti servizi per Telecom, tra cui la protezione della famiglia Tronchetti. Tavaroli è accusato di aver pagato 20 milioni di euro a società estere riconducibili a Cipriani (che però non ha mai lavorato per Telecom fuori dall´Italia). La pista che porta alla coppia Tavaroli-Cipriani è sempre più ricca. Nel settembre 2004 due sottufficiali della Finanza si presentano alla Fratelli Farnese gomme di Viterbo: «Dobbiamo compiere un accertamento». Ma non è vero. Quello che risulta ai pm è che Pirelli aveva chiesto all´agenzia di Cipriani di investigare sulla Fratelli Farnese. Un episodio analogo riguarda la Coca-Cola, ma in nessuno dei due casi l´inchiesta tocca i due colossi. L´incarico dato alla Polis d´Istinto è lecito, i metodi utilizzati forse no. Intanto le denunce di ispezioni fiscali sospette si moltiplicano. Secondo l´accusa, Cipriani utilizzerebbe uomini delle forze dell´ordine. Si comincia a parlare di intercettazioni abusive, di tabulati venduti ai migliori offerenti, di dossier su politici e imprese messi all´asta. La svolta nell´inchiesta arriva nel 2005 quando la Procura compie un blitz nei confronti di Tavaroli e Cipriani, accusati di associazione a delinquere. E nelle mani degli investigatori entra il computer di Cipriani. Emerge così che l´Inter avrebbe commissionato due indagini su Bobo Vieri, pedinato dagli investigatori, e l´arbitro De Sanctis, nell´occhio del ciclone per i rapporti con Moggi. Gli investigatori capiscono di essersi imbattuti in qualcosa di grosso. La falla è aperta. Emergono decine di episodi satellite in cui non sono sempre coinvolti Tavaroli e Cipriani, ma uomini dello stesso ambiente. C´è un´intrusione nei computer dei top manager della Rizzoli-Corriere della Sera. E, nel 2006, c´è il Laziogate: 16 arresti per spionaggio privato e corruzione di pubblici ufficiali. Secondo l´accusa, Pierpaolo Pasqua, titolare della Security Service Investigation, e il suo braccio destro, Gaspare Gallo, avrebbero messo su una rete di spionaggio politico per far perdere le elezioni a Piero Marrazzo (Unione) e Alessandra Mussolini (Alternativa Sociale) favorendo Francesco Storace. Ma per gli investigatori la conferma definitiva dell´esistenza di un´«agenzia parallela» che faceva capo a Tavaroli e Cipriani arriva dal caso Abu Omar. Renato Farina, la “fonte Betulla” consegna al Sismi un elenco di tabulati ricevuti da ambienti Telecom. Tra questi ci sono le utenze di membri della comunità islamica milanese, “spiati” nei giorni del rapimento. Il sospetto degli inquirenti è che qualcuno all´interno di Telecom abbia compiuto controlli per conto dei servizi. Italiani, ma non solo. Del resto Telecom Italia è approdo di molte “spie”: c´è John Paul Spinelli, già capocentro Cia di Mogadiscio, oggi in pensione. Alla Telecom aveva progettato di trasferirsi anche Bob Lady, capocentro Cia di Milano nel 2003 e accusato del sequestro di Abu Omar. E ancora: un posto viene offerto a Luciano Pironi, quel “Ludwig” che con la sua confessione ha dato la spinta finale all´inchiesta sul rapimento. Non basta: strettissimi sono i rapporti di Cipriani e Tavaroli con Marco Mancini. Ci sono gli incontri “clandestini” sull´autostrada con l´ex numero due del Sismi. Ma Mancini è anche il padrino della figlia di Cipriani.
E siamo agli ultimi mesi. L´inchiesta Telecom va avanti nel massimo riserbo, ma ormai Tavaroli, Cipriani e forse Pierguido Iezzi – braccio destro di Tavaroli alla security Pirelli, tanto da prenderne il posto quando Giuliano passa alla Telecom – sentono le manette stringersi intorno ai polsi. All´interno di Telecom cominciano manovre per fare pulizia o forse regolare conti. L´azienda ordina un´ispezione interna sul sistema di raccolta dati riservati “Radar”. Emergono falle. Ma a redigere il rapporto è quel Fabio Ghioni che molti ritengono vicino a Tavaroli. E qualcuno sostiene che quelle carte siano un atto d´accusa per Adamo Bove, diventato capo della sicurezza Tim. In realtà Bove non era indagato dalla Procura di Milano, ma lo si scoprirà troppo tardi, dopo il suo suicidio. Una cosa è certa, Bove gestiva i contratti Tim del Sismi e dietro regolare richiesta della Procura di Milano aveva fornito agli investigatori le utenze dei servizi da intercettare nel caso Abu Omar.


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