Cosi’ la Telecom e Cipriani spiavano per conto del Sismi
Tutto inizia con un blocco di carte riservate sequestrate a Tavaroli
I rapporti con l`ex numero due dei servizi Mancini, con centinaia di telefonate
Così la Telecom e Cipriani
spiavano per conto del Sismi
Scambio di cellulari e incontri clandestini nell`ufficio della Polis
di CARLO BONINI
ROMA – Cosa hanno davvero scambiato Marco Mancini e Giuliano Tavaroli, il Sismi e
A cominciare da un fascio di carte riservate che, nel dicembre 2004, vengono recuperate nella perquisizione di una casa alle porte di Pavia, dove Giuliano Tavaroli vive con la sua famiglia. Il responsabile della security Telecom conserva gli organigrammi riservati dell`Autorità nazionale per la sicurezza, del ministero della Difesa, del Viminale, di Cesis, Sismi, Sisde, Arma dei carabinieri, Direzione investigativa antimafia (Dia), Ros, ministero dell`Economia, ministero degli Esteri, della Presidenza del Consiglio, dell`amministrazione della Camera dei deputati. La provenienza di queste carte è inequivoca: “i Servizi”.
Custodire dei nomi “coperti” può non voler dire molto. E, forse, neppure averli ricevuti dal Sismi. Ma se il vertice Telecom e il vertice Sismi si scambiano gli stessi cellulari, allora, annotano i pm, “il dato diventa sorprendente”. Almeno dieci telefoni (3 “Nokia”, 3 “Sony”, 4 “Samsung”), cambiano di mano tra il 2005 e il 2006. Per un periodo funzionano con schede intestate al ministero della Difesa. Qualche tempo dopo due di questi cellulari “vengono utilizzati con schede in uso ai vertici della security Telecom e Tim: Giuliano Tavaroli e Adamo Bove”; un terzo e un quarto dall`allora numero due del Sismi Marco Mancini, che per aumentare la protezione delle sue conversazioni usa anche una scheda svizzera. Su questa utenza (che nella rubrica di Tavaroli viene annotata “tortellino”, soprannome che Mancini si era guadagnato tra gli addetti) chiama evidentemente il responsabile della security Telecom, ma chiama soprattutto Emanuele Cipriani.
Related Articles
Partito unico a sinistra La tentazione di Pd e Sel
Bettini lavora al progetto. E Bertinotti lo promuove
Alfano scopre il “metodo Boffo”
ADESSO la “macchina del fango” non è più una definizione di sinistra. È di Alfano in persona la paura della “macchina del fango”. Sì, proprio lui, l’ormai ex ministro dell’Interno, legge l’editoriale di Sallusti sul Giornale e salta sulla sedia. Il riferimento a «quel genio di Gianfranco Fini» gli apre un solo scenario possibile. Alfano ci vede l’inizio di una pesante campagna di stampa.
La rabbia del Carroccio dopo il vertice “Silvio la smetta di prenderci in giro”