by redazione | 3 Giugno 2006 0:00
(Il manifesto, 2 giugno 2006)
Alessandro Margara
L`eterno ritorno del carcere di polizia
«L`ufficio ispettivo non può avere compiti di spionaggio. E via Arenula ha ben altri doveri istituzionali»
Matteo Bartocci
Alessandro Margara, presidente della Fondazione Michelucci di Fiesole e storico magistrato di sorveglianza, è stato a capo del Dipartimento dell`amministrazione penitenziaria (Dap) dal `97 al `99. Da sempre alfiere di una visione «critica» e «non custodialista» del carcere, ha accettato di commentare le ultime notizie sulla rete di sorveglianza nelle carceri prevista da alcune circolari riservate del Dap.«Dietro iniziative come quella che avete reso nota – commenta Margara – mi pare ci sia una vecchia idea di fondo: che il carcere tutto sommato è un ambiente che può sempre servire ad operazioni di polizia. Ora, questa non è un`idea nuova, già durante gli «anni di piombo» le carceri speciali erano state usate come una fonte di informazioni più che un luogo di nascita per eventuali collaborazioni, anche perché in quel contesto non è che ne nascevano molte. Ma all`epoca almeno il discorso si limitava a un`area di detenuti ben specifica, come oggi potrebbero essere quelli sottoposti al 41bis. Procedure di quel tipo le sembrano legali?Assolutamente no. Ci sono sempre stati forti sospetti, se non timori, che controlli e intercettazioni di qualche genere si estendessero a tutto l`ambito penitenziario, compresa l`alta sorveglianza dove ci sono molti reclusi per reati mafiosi. Ma il controllo dei detenuti o di determinati ambienti già oggi è possibile con strumenti che possono ben prescindere da quelli descritti negli ordini di servizio da voi resi noti. E comunque usare strumenti tecnologici di tipo «americano» ha bisogno di una giustificazione che venga da fonti ben più alte di quella di un particolare dirigente di un determinato ufficio. Serve comunque il controllo della magistratura: che tutto nasca così, quasi con naturalezza, attraverso disposizioni impartite neanche dal direttore del Dipartimento ma da un semplice dirigente mi pare molto grave.Che tipo di ufficio è quello ispettivo?E` molto strano che di controlli simili si occupi l`ufficio ispettivo, perché una volta era un compito svolto all`interno dell`ufficio detenuti. L`ispettivo, per definizione, interviene solo di fronte a precise difficoltà, con disposizioni e responsabilità ben determinate. Avergli dato compiti di intelligence è come averlo messo in tenuta permanente effettiva, sempre sul piede di guerra. Se fosse così, sembrerebbe una sorta di Ufficio per il controllo democratico che rievoca memorie davvero infelici.Mentre il carcere è sull`orlo del disastro. Guardi, questa mi pare un`iniziativa in un contesto in cui di iniziative non ce ne sono più. Quello che sconcerta è che il carcere diventi un settore di polizia: la nostra Costituzione dice ben altro.Ma sull`altare della «sicurezza», in Italia e non solo, si sono sacrificati diritti ben più generali…E` vero che il momento è molto delicato. Ma soprattutto quando vedo che si parla di controllare settori di «movimento» (le direttive impartite da Leopardi avrebbero coinvolto non meglio precisati «settori anarco-insurrezionalisti», ndr) mi sembra siamo più in un contesto da ministero dell`Interno che da ministero della Giustizia. Via Arenula può essere sempre interessata istituzionalmente da altri dicasteri ma non può stabilire un vero cordone ombelicale con tipici interventi di polizia.
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