Rapporto OCSE: “Lavoro, troppe disparità“

by redazione | 14 Giugno 2006 0:00

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(La Repubblica, MERCOLEDÌ, 14 GIUGNO 2006, Pagina 7 – Economia)

“In crescita l´occupazione a termine“. Epifani: una proposta contro la precarietà

“Lavoro, troppe disparità“

I ritardi del nostro Paese secondo l´Ocse. Istat: salari su del 4,8%

Ocse: Italia in ritardo. Istat: salari su del 4,8%
Per le retribuzioni è il balzo più alto dal 1997 I sindacati: “Ma è solo un dato statistico“

LUISA GRION
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ROMA – Per ogni due nuovi posti di lavoro che nasceranno quest´anno negli altri paesi sviluppati, in Italia ne nascerà uno solo. Anzi un po´ meno di uno. Probabilmente sarà temporaneo e quasi sicuramente non sarà offerto ad una donna.
Dall´ultimo rapporto Ocse sull´occupazione risulta che da noi la crescita del lavoro è in frenata: era dello 0,7 per cento lo scorso anno, nel 2006 sarà dello 0,6 e nel 2007 scivolerà ulteriormente allo 0,4 per cento. La media degli altri paesi membri è più che doppia: 1,3 e 1,1 per cento: un segnale evidente del fatto che la crescita è più bassa qui che altrove.
Forte – e segnala l´Ocse in ulteriore crescita – il divario fra Nord e Sud del paese: «le disparità regionali – si legge – non sono un aspetto nuovo sul mercato del lavoro italiano, ma il fatto che continuino ad aumentare è sorprendente». Fortissima la diseguaglianza che penalizza le donne: il tasso di occupazione femminile è del 45,3 per cento contro la media Ocse del 56,1 e quella dell´Europa a 15 del 57,8. Peggio di noi fanno solo Corea, Messico e Tuchia. Ma non va bene nemmeno per i giovani: fra i 30 paesi che fanno parte dell´organizzazione l´Italia si colloca al ventitreesimo posto. La disoccupazione è in lieve calo (si passerà dal 7,8 al 7,7 per cento), ma il rapporto commenta che – a assieme alle maggiori potenze europee – potevamo fare di più: Irlanda, Finlandia e Spagna, per esempio, si sono applicate e hanno avuto migliori risultati. Per rilanciare l´occupazione l´Ocse vede bene un taglio del cuneo fiscale suggerimento che, secondo Guglielmo Epifani, non basta: alla complessa situazione italiana «servono più strumenti – ha detto – una riduzione più contenuta del cuneo, un´operazione sull´Irap, una sul fisco per i redditi da pensione e da lavoro».
Ora, segnala l´istituto, va anche considerato che nei prossimi mesi dovrebbe interrompersi la tregua di moderazione salariale che ha dominato gli ultimi dieci anni, senza che vi sia un adeguato aumento della produttività. L´avvertimento è arrivato, per quanto riguarda l´Italia, in contemporanea con uno studio Istat sulle buste paga del primo trimestre di quest´anno che – considerate al lordo – aumentano dello 4,8 per cento rispetto al 2005, il dato più alto dal ´97. Un balzo, fanno notare i sindacati, dovuto all´applicazione dei rinnovi contrattuali, quello dei metalmeccanici in testa. «In realtà – ha commentato Raffaele Bonanni, leader della Cisl – i nostri salari non tengono testa a quelli dei paesi concorrenti». E se Maurizio Sacconi di Forza Italia ne trae spunto per affermare che ora «è ottuso difendere l´attuale modello contrattuale centralizzato», il Codacons commenta che il dato Istat «contrasta con la dura realtà dei bilanci famigliari.

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