WELFARE. Una dote dalla nascita ai diciotto anni

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(La Repubblica, Pagina 6 – Economia)

Una dote dalla nascita ai diciotto anni

Donne, precari, disoccupati: così cambierà la protezione sociale il nuovo welfare In arrivo un conto per ogni nuovo nato da utilizzare alla maggiore età: si parla di 2500 euro all´anno versati dallo Stato
Onofri, consigliere di Prodi: “Benefici per tutti, autonomi, dipendenti e non occupati, unica discriminante il reddito“

di ROBERTO MANIA
ROMA – Un nuovo welfare. Nelle 61 cartelle con cui Romano Prodi ha illustrato al Senato le linee programmatiche del suo secondo governo, c´è anche l´idea di rivedere l´attuale sistema di protezione sociale. Senza strappi clamorosi, date anche le ristrettezze di bilancio, ma certo correggendo in profondità molte delle scelte fatte dal centrodestra. Il premier ha usato cautela pur indicando con chiarezza la direzione di marcia per ricomporre il puzzle di un nuovo patto tra generazioni: lotta alla precarietà nel lavoro e rilancio delle politiche a favore della famiglia attraverso la leva fiscale e gli incentivi alla natalità. Il tutto con un forte, diretto, legame con il recupero dell´evasione. Perché un welfare moderno sta in piedi solo se tutti pagano le tasse. E oggi, da noi, mancano all´appello, ogni anno, 200 miliardi di euro di imponibile.C´è, intanto, nel programma di Prodi, la novità dei baby-bond. «Intendiamo dotare ogni bambino – ha detto il premier – di un reddito che aiuti la famiglia fino al raggiungimento della maggiore età e che tenga presente le esigenze delle famiglie numerose». In sostanza alla nascita di ogni bambino lo Stato aprirà un conto individuale vincolato nel quale confluiranno i versamenti annui statali (durante la campagna elettorale si era parlato di 2.500 euro all´anno pro capite) e eventuali contributi della famiglia. Al compimento del diciottesimo anno ciascuno sceglierà se investire quel capitale nello studio, nella formazione o in un´attività imprenditoriale. Un riconoscimento al «valore sociale», ha detto il presidente del Consiglio, della maternità e paternità. Che ha anche l´obiettivo di raddoppiare nell´arco della legislatura il numero degli asili nido. Ma c´è un altro aspetto importante – di valore strategico – nella proposta che Prodi ha spiegato così: «È una politica che varrà per tutti, non solo come è oggi per i lavoratori dipendenti, ma anche per i lavoratori autonomi e per coloro che non hanno un´occupazione». Un istituto “universalistico“, dunque valido per tutti (con il solo vincolo del reddito), in discontinuità con il passato, una cesura rispetto al modello del welfare disegnato intorno al lavoratore maschio della grande industria fordista. «Una innovazione, dove l´accesso ad un diritto non dipende dalla categoria di appartenenza. Riguarderà autonomi, dipendenti e disoccupati», sottolinea Paolo Onofri, docente di politica economica a Bologna, e ascoltato consigliere del Professore. Accanto al baby-bond dovrebbe arrivare l´accorpamento di tutti gli istituti a favore della famiglia (dagli assegni alle deduzioni Irpef per i figli a carico) con l´“assegno per il sostegno delle responsabilità familiari“. Un fisco – ha detto Prodi – che sia «amico della famiglia». Ma che concorra pure a ridurre l´area ormai «inaccettabile» della precarietà. È la legge Biagi che va cambiata per le distorsioni che rischia di produrre nel mercato del lavoro e le incertezze che genera nelle prospettiva di vita dei più giovani (condannati ad una «permanente provvisorietà») sui quali, invece, si deve scommettere. Prodi ha rilanciato la sua strategia: ridurre, appunto, il carico contributivo sul lavoro standard per renderlo competitivo con quello atipico. Un progetto che non nega la flessibilità ma che punta a ricondurla all´interno di confini fisiologici. Proprio facendo i conti con la flessibilità c´è l´idea di istituire un fondo di garanzia per le giovani coppie che intendono acquistare la prima casa. Infine le donne che non vanno più discriminate nell´accesso e la permanenza al lavoro. D´altra parte – dice Prodi – «la nostra società e la nostra economica stentano anche perché non impegniamo pienamente le grandi risorse dei giovani e delle donne».

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IL PRECEDENTE

Prodi si è ispirato al “Child Trust Fund“, strumento introdotto in Gran Bretagna l´anno scorso

Il voucher per i figli non può essere usato dai genitori
L´idea del baby bond: dai rivoluzionari Usa a Blair
Il primo progetto risale a Thomas Paine, uno dei padri fondatori degli Stati Uniti
La somma è modesta: parte da 250 sterline che raddoppiano al compimento dei 7 anni

di Enrico Franceschini

LONDRA – L´idea di dare un capitale iniziale ad ogni cittadino viene da lontano: sembra che il primo ad affermarla fu Thomas Paine, uno dei padri fondatori degli Stati Uniti. Ma in tempi recenti l´ha fatta propria il governo laburista di Tony Blair in Gran Bretagna, affidando l´iniziativa al ministro delle Finanze Gordon Brown. Il progetto, introdotto nel 2005 con una nuova legge, si chiama Child Trust Fund. E´ un programma in base al quale ogni neonato, indipendentemente dal reddito familiare, riceve una dotazione in denaro dallo Stato: 250 sterline (circa 400 euro) alla nascita, altrettante al compimento del settimo anno di vita (che vengono aumentate a 500 sterline, circa 700 euro, per i bambini di famiglie a basso reddito). Tale somma viene erogata sotto forma di un voucher ai genitori, che possono investirla scegliendo una rosa di opzioni ma non possono in alcun caso usarla: la somma rimane di proprietà del bambino che potrà utilizzarla solo a 18 anni. I genitori possono tuttavia contribuire volontariamente al fondo così creato, fino a un massimo di 1200 sterline (circa 1600 euro) l´anno. La somma investita non è sottoposta ad alcuna forma di tassazione.Sono intitolati a ricevere il voucher soltanto i bambini residenti in Gran Bretagna che siano nati prima dell´1 settembre 2002. Scopo dell´iniziativa è dare a ogni neonato una somma di denaro della quale potrà avvalersi per cominciare la sua vita adulta. La somma, almeno per il momento è modesta, ma nelle intenzioni del partito laburista sembra destinata a crescere, tanto è vero che nel suo programma di bilancio reso noto nel marzo scorso il ministro delle Finanze Brown ha aggiunto, alle 250 sterline iniziali, altre 250 sterline da inviare ai bambini quando raggiungono i sette anni (500 sterline per quelli di famiglie più povere). Se i genitori aggiungono soldi al fondo dei propri figli, questo può crescere fino a raggiungere l´equivalente di 20-30 mila euro quando il bambino diventato diciottenne può entrare in possesso dell´intera somma e disporne come preferisce: per iscriversi a una costosa università privata di elite, per esempio, per la prima rata dell´acquisto di una casa, per avviare un´attività. Oltretutto il Fondo è costruito in modo da garantire interessi piuttosto alti nell´arco di 18 anni, investendo la somma sul mercato azionario, con misure dirette a impedire rischi eccessivi.I genitori ricevono, insieme al primo voucher, un libretto di istruzioni che spiega cosa devono fare. Esiste naturalmente anche un sito Internet in varie lingue con dettagliate informazioni al riguardo. Il Children Trust Fund, afferma il sito, «aiuterà a rafforzare l´abitudine al risparmio delle future generazioni, a diffondere tra tutti i cittadini i benefici del mercato azionario e a dare ai giovani una comprensione di base dei prodotti finanziari».

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