La denuncia della CGIL: 6 milioni di lavori in nero, crescita nel 2005

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(da La Repubblica, VENERDÌ, 05 MAGGIO 2006, Pagina 45 – Economia)

La denuncia della Cgil: aumenta l´incidenza del sommerso sul Pil. Epifani: incentivi alle imprese che rispettano la legge

Sei milioni di lavoratori in nero

Crescono del 4% gli irregolari, l´Inps perde 20 miliardi l´anno

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ROMA – La piaga del lavoro nero si allarga e la Cgil lancia l´allarme insieme ad una campagna capillare contro il sommerso, intitolata significativamente “Il rosso contro il nero“. Secondo i dati contenuti in uno studio elaborato dal sindacato di Corso d´Italia e presentato ieri in una conferenza stampa sono quasi 6 milioni le posizioni irregolari registrate nel 2005, 286.000 in più rispetto all´anno precedente. Un balzo di oltre il 4 per cento rispetto al 2004. Ciò significa che il sommerso ha inciso sul Pil del 2005 per lo 0,9% in più, quasi 10 miliardi di euro in valore assoluto, più o meno le risorse necessarie per finanziare il taglio di cinque punti del cuneo fiscale. Ma che si traduce, ogni anno, anche in un mancato introito per le casse dell´Inps e dell´Inail di circa 20 miliardi e di quasi 100 per quelle del fisco.
«Quella dell´economia sommersa è una sfida che lanciamo al prossimo governo che dovrà dare segnali forti in questa direzione già nella prossima Finanziaria. Vogliamo riportare al centro la battaglia per la legalità messa a serio rischio dalla lunga stagione di politiche dei condoni portata avanti dal governo Berlusconi», ha detto il leader della Cgil, Guglielmo Epifani, per il quale per combattere il lavoro nero «ci vuole da un lato la repressione ma dall´altro anche un sistema di incentivi per tutte quelle imprese e qui lavoratori che vogliono uscire dalla situazione di irregolarità». E la sfida è stata subito accolta da Tiziano Treu, senatore della Margherita e che potrebbe far parte del prossimo esecutivo: «La lotta al lavoro nero è anche per noi una priorità perché è un peso per l´economia ma anche per la morale».
Il sommerso è oggi soprattutto lavoro extracomunitario. Da qui la proposta della Cgil di regolarizzare i circa 300.000 lavoratori non europei che non sono rientrati nell´ultimo decreto sui flussi. «Sono lavoratori per i quali già esiste una domanda di regolarizzazione presentata dai loro datori di lavoro – ha spiegato Epifani – e che se venissero regolarizzati entro il 2006 porterebbero nelle casse dello Stato il loro contributo sia in termini fiscali sia contributivi».
Lo studio della Cgil evidenzia innanzitutto le difficoltà nel reperire «dati aggiornati e significativi» sul fenomeno del sommerso. Comunque, al 31 dicembre 2005 le posizioni lavorative irregolari in Italia sono 5.982.000, 286.000 in più rispetto al dicembre 2004. Il maggior incremento riguarda i lavoratori completamente irregolari, dunque sconosciuti al fisco, che sono oltre 3.200.000, 287.000 in più del 2004. Sono aumentati di 199.000 unità anche le posizioni relative agi lavoratori autonomi irregolari (850.00), mentre diminuiscono di 200.000 unità le posizioni irregolari nel lavoro dipendente. Dal punto di vista geografico il lavoro nero diminuisce solo nel nord-ovest (-0,9% rispetto al 2004), mentre drammatica resta la situazione al sud, dove il sommerso si attesta al 36,7% (+0,7% sul 2004). Infine il pacchetto di proposte, tra le quali quella di introdurre gli indici di congruità, una specie di studi di settore per la lotta all´evasione fiscale. Il nuovo strumento servirà ad accertare le reali dimensioni delle imprese, definendo per i principali settori opportuni indici che stabiliscano il rapporto “congruo“ tra servizi e beni prodotti e lavoratori da impiegare nell´impresa. «Un´idea condivisibile», ha commentato Treu.
(r.ma.)

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