ISTAT. Il 18,8% delle famiglie un affitto il 12% è gravata da un mutuo
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RAPPORTO ISTAT
Il 18,8% delle famiglie italiane paga un affitto, il 12% è gravata da un mutuo
L`Istat misura la disuguaglianza sociale a partire dal reddito e dall’incidenza delle spese importanti sul bilancio familiare. Tra i lavoratori a termine il 40% percepisce un basso reddito
ROMA – La disuguaglianza sociale? Il rapporto Istat 2005 (presentato questa mattina a Montecitorio) la misura a partire dal reddito e dall`incidenza delle spese importanti (come affitto e mutuo di casa) sul bilancio familiare. Rivelando che il 18,8% delle famiglie italiane paga un affitto, il 12% è gravata da un mutuo e che tra i lavoratori a termine il 40% percepisce un basso reddito. Il costo dell“abitazione incide in misura maggiore per le famiglie dei giovani, che spesso vivono in affitto (pagando in media nel 2004 oltre 500 euro al mese). Tra le famiglie proprietarie delle abitazioni che pagano un mutuo (circa il 13%), sono ancora una volta le famiglie giovani che più frequentemente (oltre il 30%) “devono sopportare questo costo indubbiamente rilevante per il bilancio familiare. In questo contesto – commenta l’Istat – appaiono evidenti le difficoltà dei giovani e la loro esitazione a formare nuove famiglie è ovvia”.
Le spese per l’abitazione (condominio, riscaldamento, gas, acqua, elettricità, telefono, manutenzione ordinaria, affitto, interessi passivi sul mutuo, altri servizi) costituiscono una delle voci principali dei bilanci familiari, ricorda l’indagine, precisando che il livello delle spese per la conduzione della casa varia sensibilmente, in primo luogo, “secondo il titolo di godimento: le famiglie proprietarie o che utilizzano l’abitazione a titolo gratuito spendono mediamente 262 euro mensili, mentre la spesa sale a 473 euro per le famiglie che vivono in affitto (372 euro per quelle che risultano pagare un affitto a canone agevolato e 515 euro per quelle che dichiarano di pagare un affitto ai prezzi di mercato)”. Quando sono gravate da un mutuo sulla casa (il 12% delle famiglie italiane), anche le famiglie proprietarie possono raggiungere dei livelli di spesa particolarmente elevati: “In questi casi la media raggiunge i 439 euro mensili, che salgono a 696 quando si includono le uscite per il rimborso del capitale”. E il 55% delle famiglie che pagano un mutuo “considera pesante il relativo carico finanziario. Allo stesso modo il 51% degli affittuari giudica onerose le spese per l’affitto. Il 49,1% delle famiglie sostiene che le spese generali per la casa sono pesanti e il 46,1% giudica gravosi i debiti diversi dal mutuo”. In sintesi, l’incidenza delle spese per l’abitazione sul reddito è del 9,2% per le famiglie più ricche e del 30,7% per le più povere (in particolare quelle che vivono in affitto).
Desta particolare preoccupazione il dato relativo ai lavoratori con contratto a termine: è a basso reddito il 40% di questi, una misura di oltre 3 volte superiore all’incidenza dei lavoratori a tempo indeterminato (11%): “Oltre il 50% dei lavoratori a basso reddito opera nel settore dell’agricoltura, caccia e pesca e il 42% svolge professioni non qualificate. Si tratta per lo più di braccianti agricoli e di operaie semiqualificate”, riferisce l’Istat, elencando i dati relativi. Nel 2003, circa 1,5 milioni di persone ha un basso reddito (meno di 780 euro al mese) e vive in contesti familiari economicamente disagiati (appartenenti al 20% più basso della distribuzione dei redditi equivalenti). Il fenomeno dei bassi redditi da lavoro è più frequente tra le donne (28% contro il 12% degli uomini), tra le persone con meno di 25 anni (36%), tra le persone con un grado di istruzione inferiore alla licenza media (32%) e tra i lavoratori che operano nel settore privato (21% contro il 5% degli impiegati del settore pubblico).
“La disuguaglianza dei redditi in Italia è maggiore che nei principali paesi europei,ma inferiore a quella di Stati Uniti e Regno Unito – precisa il Rapporto – .L ’indice di concentrazione dei redditi, al netto dei fitti imputati,colloca l’Italia,insieme a Portogallo, Spagna, Irlanda e Grecia,nel gruppo dei paesi con la più alta disuguaglianza (superiore a 0,30).A livello di ripartizione geografica, il Mezzogiorno mostra al suo interno la più alta sperequazione dei redditi”. Inoltre la disuguaglianza complessiva “dipende più dalle differenze interne ai gruppi di famiglie e alle ripartizioni,in particolare da quelle che caratterizzano Sud e Isole, che dal divario tra i redditi medi”. Infine, i giovani hanno difficoltà di accesso al mercato del lavoro e presentano rischi di disoccupazione più elevati degli altri gruppi demografici. “Il differenziale tra il tasso di occupazione dei giovani tra 20 e 29 anni e gli adulti è di 20 punti percentuali e superiore a quello medio europeo (15 punti). Il tasso di disoccupazione giovanile è di 10 punti superiore a quello degli adulti: anche in questo caso il divario è maggiore di quello registrato in Europa (6,5 punti). Soltanto in Italia si hanno tassi di occupazione più bassi e tassi di disoccupazione più elevati per i giovani laureati rispetto ai corrispondenti valori europei, per effetto della maggiore età alla quale si consegue il titolo”, fa notare l’Istat. (lab)
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