AMBIENTE. Grandi opere, tutte in salita le strade del centrosinistra
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(da La Repubblica, DOMENICA, 21 MAGGIO 2006, Pagina 10 – Economia)
Grandi opere, tutte in salita le strade del centrosinistra
Viabilità, energia, ferrovie: si cercano consenso e fondi
Il no al Ponte sullo Stretto ha acceso il confronto nel governo sui cantieri da bloccare e su quelli da aprire
Emergono le due anime della maggioranza, tra ambientalismo e sviluppo economico
Centrali elettriche e rigassificatori fermi se non convincono enti locali e popolazione
Saranno terminate la Salerno-Reggio, la Variante di valico e il passante di Mestre
LUCA IEZZI
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ROMA – Grandi opere, consenso e sostenibilità finanziaria. Ecco l´equazione di difficile soluzione che il premier, Romano Prodi, è chiamato ad affrontare da subito: se è stato agevole dimostrare che il programma faraonico di Silvio Berlusconi e di Pietro Lunardi si è sgonfiato sotto il peso delle promesse (finanziato in 5 anni circa il 15% dell´elenco prioritario della Legge obiettivo), sarà molto più difficile fare meglio. Abbandonare il progetto del ponte sullo Stretto è stato il passo più facile, l´unico punto su cui l´accordo era unanime. Per definire i progetti da perseguire si procederà ad una selezione in tre fasi: innanzitutto individuare i progetti infrastrutturali che tutta la coalizione vuole realizzare. Qui Prodi sarà chiamato a mediare tra la necessità di favorire lo sviluppo e le pulsioni ambientaliste presenti nell´esecutivo.
Il passo successivo sarà di sostenere quei progetti contro le numerosissime opposizioni suscitate a livello locale. Secondo l´osservatorio Nimby (acronimo che sta per Not in my Back-yard, non nel mio cortile) i progetti di pubblica utilità avversati sono oltre 130: « Come possiamo ignorare che contro il Mose c´è il giudizio negativo dello stesso Comune di Venezia?» si chiede il ministro dell´Ambiente, Alfonso Pecoraro Scanio, riferendosi al progetto per ridurre il fenomeno dell´acqua alta a Venezia.
Infine sarà necessario trovare le risorse per finanziare i progetti.
Programmazione e viabilità. Il programma dell´Unione non entra nello specifico e si limita all´individuazione di un metodo per individuare le opere prioritarie. Salvati i grandi progetti già autorizzati e avviati: la variante di valico tra Firenze e Bologna, il Passante di Mestre e la Salerno-Reggio Calabria. Per il tratto appenninico della A1, il cui costo complessivo è di 3 miliardi di euro, problemi finanziari non ce ne dovrebbero essere, visto che l´investimento è garantito dal concessionario Autostrade per l´Italia. Lavori in corso anche per i passante di Mestre che nei programmi dovrebbe essere utilizzabile dal 2008 e costerebbe 750 milioni di euro finanziati dal Cipe, dopo lunghe traversie, solo all´inizio di aprile. Sono invece 8 anni che il cantiere Sa-Rc è aperto: 130 Km su 440 non hanno visto avviare nemmeno le gare d´appalto, vale a dire servono 3 miliardi di euro (sui 7 del progetto complessivo) per completare la tratta entro il 2010.
Altro punto su cui sembra esserci consenso è quello del rafforzamento della rete ferroviaria. Il programma dell´Unione sposta gli investimenti più sul rafforzamento delle rete esistente (soprattutto sulle reti urbane e locali) che sulle nuove realizzazioni. Fa eccezione i l´alta velocita ferroviaria (Tav), specie la tratta Lione-Torino per la quale si sono impegnati leader come Romano Prodi e Piero Fassino nonostante la rivolta delle comunità della Val di Susa. Ma nel programma non se ne parla apertamente e si rimanda tutto “al coinvolgimento dei cittadini e delle istituzioni interessate“.
Energia. Ancor più vago l´orientamento sull´energia, nonostante negli ultimi mesi il paese abbia sperimentato alti prezzi dell´elettricità e del petrolio, nonché la crisi nelle forniture di gas. In questo settore molti gli investimenti privati ma mancano chiare scelte politiche. Il programma rimanda alla realizzazione di un Piano energetico nazionale in coordimanento con quelli regionali. Inoltre non sembra funzionare il meccanismo del preservare le opere già autorizzate. Ad esempio sul programma dell´Enel di convertire a carbone le grandi centrali di Civitavecchia e Porto Tolle (Ve) così come sulla costruzione del rigassificatore di Brindisi da parte di Britsh Gas, l´avversione degli enti locali si annuncia pesante. «Non possiamo ignorare le istituzioni, sono loro che fanno la politica energetica, non le grandi aziende come Eni e Enel» dice Pecoraro Scanio ricordando che sul programma si punta sul risparmio energetico e sulla microgenerazione. «Ma qualche centrale a carbone la dovremmo fare» è stato più volte il pensiero del neo ministro per lo Sviluppo Economico, Pierluigi Bersani a dimostrazione che l´unico cantiere sicuramente aperto al momento è proprio quello del governo.
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