Immigrati: A migliaia davanti alle poste per un lavoro regolare

by redazione | 15 Marzo 2006 0:00

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Immigrati / A migliaia davanti alle poste
Tutti in fila per un lavoro regolare

Alle quattro del pomeriggio erano già 460 mila le richieste di
regolarizzazione presentate in tutta Italia dai lavoratori
extracomunitari agli sportelli delle Poste, che poi le inoltreranno al ministero del Welfare, come previsto dal decreto flussi approvato dal Consiglio dei ministri lo scorso 15 febbraio. Ma c`è posto solo per 170 mila persone, mentre gli altri resteranno lavoratori “irregolari“. E vince chi arriva primo, proprio come in una gara. Davanti ai 6.300 uffici postali abilitati a ricevere le domande si sono formate le code fin da sabato mattina. Le poste hanno distribuito circa due milioni di moduli. Le persone si sono arrangiate come potevano, autodisciplinandosi e dandosi un minimo di regole di convivenza nella lunga attesa – come informa il sito www.stranieriinitalia.it. Il decreto dovrebbe riguardare soprattutto collaboratori domestici, colf e badanti, oltre ai lavoratori agricoli stagionali e agli stranieri occupati nei settori del turismo e dell`edilizia.

Saranno 170.000 i lavoratori extracomunitari, formalmente residenti all`estero, che potranno entrare regolarmente in Italia nell`anno in corso per lavorare con contratto a tempo determinato o indeterminato su domanda del loro datore di lavoro, ricorda il sito del Viminale. Ma agli uffici postali si sono recati in larga parte immigrati il cui datore di lavoro è disposto a regolarizzarli, in quella che l`opposizione definisce una “sanatoria“ di fatto e per lo più parziale, dato che le domande si annunciano di molto superiori ai posti disponibili.

A Roma gli uffici postali abilitati sono duecento, tra i quali via Marmorata e Piramide. Durante la notte la Caritas ha portato pasti caldi e bevande per tutti, mentre la protezione civile ha fornito coperte pesanti. A Milano le code sono distribuite in modo uniforme tra i 73 uffici postali abilitati.

Per il Viminale l`affluenza “si sta svolgendo regolarmente con code che in media non superano le 50-60 persone“. “Come era nelle previsioni – sostiene il ministero dell`Interno – l`afflusso dei datori di lavoro o di loro delegati si distribuisce in maniera equilibrata sui 6.300 sportelli abilitati. L`allarmismo diffuso in merito nelle ultime ore si rivela, pertanto, del tutto infondato“.

Diverso il parere del centrosinistra. “Chiediamo scusa agli immigrati che in questi giorni si stanno sottoponendo a lunghe e disumane file per poter richiedere un normale permesso di soggiorno”, ha affermato Livia Turco, responsabile Welfare dei Ds. “In nessun paese al mondo – ha proseguito – si assiste a spettacoli così indecenti. Esso però non è il frutto di una disfunzione tecnica ma è la conseguenza dei meccanismi perversi della Bossi Fini e dei 5 anni di governo del centrodestra”. ”Infatti – spiega Turco – a fronte di una domanda di lavoro di immigrati da parte delle aziende e delle famiglie stimato dall’Unioncamere in una forbice che andava da 150 a 200 mila persone, escludendo il lavoro domestico, che come sappiamo in carenza di servizi sociali ha visto una domanda imponente da parte delle famiglie, il governo ha risposto con quote, arrivate sempre in ritardo e che prevedevano al massimo le 80 mila unità di cui 60 mila composte da lavoratori stagionali. Qui sta la spiegazione delle tristi code che vediamo oggi e del contratto di lavoro e di soggiorno ridotto ad un biglietto della lotteria. A fronte della chiusura dell’ingresso per lavoro, l’unica modalità d’ingresso è stato il visto turistico che dura tre mesi, scaduto il quale le persone diventano clandestine. Per questo si può dire che la Bossi-Fini è una legge che fabbrica clandestini”.

“Più di tante parole – accusa invece Filippo Miraglia, responsabile immigrazione Arci -, l`ingiustizia e il fallimento delle Legge Bossi-Fini è dimostrato da queste lunghe code. Migranti e datori di lavoro che sperano di poter regolarizzare un rapporto di lavoro oggi in nero, con un vantaggio per lo Stato – anche in termini di entrate fiscali – e per la convivenza civile“. “In molte località – spiega l`Arci in una nota – gli abitanti, gli amministratori locali, le associazioni si sono prodigati per rendere meno disagiata l`attesa. Sono stati forniti pasti e coperte a persone che sfidando il freddo sono pazientemente in coda da molte ore. E` venuta alla luce l`Italia solidale, così lontana dall`immagine chiusa e arroccata che le politiche razziste di questo governo vorrebbero accreditare“. “Ma il governo ha ancora una volta risposto in maniera inadeguata – accusa ancora l`associazione – con un decreto che fissa una quota ridicola rispetto alla portata della domanda. Chiediamo che sia adottato dal governo un provvedimento d`urgenza – aggiunge l`Arci – che allarghi la quota prevista fino al completo assorbimento delle domande.

Cgil: la Bossi-Fini è fallita
La Cgil esprime “indignazione” per le condizioni di centinaia di migliaia di persone che sono costrette a gravi disagi solo perché vogliono emergere da un rapporto di lavoro irregolare, e rinnova loro “rispetto e solidarietà”. “Queste code – si legge in una nota a firma Fulvio Fammoni, segretario confederale, e Danesh Kurosh, Coordinatore Comitato nazionale Immigrati Cgil – sono l’ennesima dimostrazione del fallimento della Bossi-Fini, propagandata come legge barriera e che invece produce volutamente centinaia di migliaia di clandestini che vengono utilizzati per il mercato del sommerso. La Bossi-Fini, con il suo carico di xenofobia e razzismo, con un meccanismo che regola l’ingresso per motivi di lavoro dei cittadini immigrati in Italia in base al decreto di flussi, pretende l’incontro tra domanda e l’offerta di lavoro a migliaia di chilometri di distanza: così non può funzionare”. “La Cgil – si legge nella nota dei due dirigenti sindacali – sottolinea ancora una volta che le quote previste dal decreto flussi sono insufficienti alle esigenze effettive delle famiglie e delle imprese italiane, nonchè al governo del fenomeno immigratorio. La Cgil propone, fra l’altro, l’introduzione di un permesso di soggiorno per ricerca di lavoro per poter eliminare la vergogna della sanatoria mascherata a cui assistiamo ogni anno, che sia riconosciuto per legge un automatismo tra denuncia della propria condizione di lavoratore a nero e il rilascio di un permesso di soggiorno temporaneo, che le domande inevase siano recuperate attraverso una regolarizzazione delle presenze irregolari di lavoratori immigrati sul territorio nazionale”. “Rispondendo così – concludono Fammoni e Kurosh – alle speranze e sofferenze di tante persone che lavorano, producono ricchezza e benessere per il nostro paese in condizioni non tollerabili e che intendono uscire dalla irregolarità e dal lavoro nero”.

(www.rassegna.it, 14 marzo 2006)

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